dal nostro inviato a Parigi Enzo Anderloni
foto Ray Giubilo
Che giornata: due italiani sul campo centrale, contro i numeri uno del mondo, Starace contro Federer e Santangelo contro Henin. Il campo uno praticamente dedicato agli azzurri con Garbin, Volandri e Schiavone a inseguire un posto negli ottavi. Taccuino, scarpe buone e si parte, fiduciosi.
Parentesi: che situazione, quella del tecnico italiano che ha portato il suo allievo Ivan ai vertici del tennis mondiale e al tempo stesso lavora con il settore tecnico azzurro per aiutare i migliori a raggiungere grandi risultati e i più giovani a emergere. Lo stesso coach di Volandri, Fabrizio Fanucci, dopo la semifinale di Roma aveva tenuto a ringraziare Piatti per aver contribuito a migliorare la condizione atletica di Filo, consigliando e supportando una presenza più continua del preparatore atletico (Stefano Barsacchi) a fianco del livornese. Se il suo giocatore stava soffrendo ieri la grande condizione di forma dell’avversario, la colpa (merito) era anche un po’ sua.
Tornando al match, il continuo martellare di Volandri ha progressivamente fiaccato la resistenza di Ljubicic , che il giorno prima aveva combattuto più di tre ore contro lo svizzero Wawrinka. Il quarto set era un 6-3. In apertura del quinto Volandri volava 2-0. Ljubo, di puro orgoglio, accelerava per stringere i tempi e riapparigliava 2-2. Lì avrebbe avuto un inizio di crampi a gli adduttori. Sul campo non ne ha dato segno. Continuando a lottare su ogni palla ha costretto l’azzurro a dimostrare che, oltre a un’incredibile condizione fisica e a una piena fiducia nei suoi mezzi, oggi è anche in grado di estrarre gli attributi al momento giusto. E’ un Volandri che vuole vincere e vince. In 3 ore e 51 minuti la sua terza partita della carriera tirata fino al 5 set (le prime due, una vinta, una persa, entrambe contro Goran Ivanisevic a inizio carriera). “Non sono affatto stanco – ha dichiarato poi – e non ho paura di Robredo (il suo avversario negli ottavi). E’ forte, è un top ten, ma io entro in campo per vincere”. L’ultimo italiano nei quarti di finale al Roland Garros è stato Renzo Furlan (oggi direttore del centro tecnico Fit di Tirrenia, ieri presente in tribuna) nel 1995. Se Filo ci arriva, probabilmente ritrova Federer, tre settimane dopo i due set a zero rifilatigli a Roma. Come fresco ricordo, non c’è male.
Justine time – Ha giocato bene Mara Santangelo contro Justine Henin, ma anche per lei come per Potito ha prevalso la legge del più forte. Un’ora e 16 minuti ad alta velocità hanno portato la belga un passo più avanti verso un nuovo titolo, Serena Williams e Jelena Jankovic permettendo. Mara però è sempre più vicina alle primissime come livello di gioco: il 6-2 6-3 finale non rende giustizia di quanto visto in campo.
Francesca sotto ma un po’ più su – Entrata in campo subito dopo Volandri, Francesca Schiavone ha messo in mostra netti progressi rispetto ai primi mesi di quest’anno. Dinara Safina, sorellona di Marat Safin, la sovrastava per stazza fisica (un metro e 83) e per classifica (n.11 Wta) ma ha dovuto soffrire fino al terzo set per avere ragione della milanese che sta cominciando a ritrovare potenza e profondità nei colpi. Insomma una sconfitta non del tutto amara: Francesca sta tornando.
Il Resto del mondo
Venere sconsolata – Era vestita a lutto, in nero, Venus Williams per la sfida sul campo centrale con la più in forma del momento Jelena Jankovic, la vincitrice degli Internazionali d’Italia. La visierina nera e i capelli raccolti “in avanti”, le creavano attorno al capo l’alone di una veletta. Non era venuta a Parigi per piangere, ma alla fine ha trovato pochi motivi per sorridere. Troppo forte la serba, solidissima fisicamente, grintosa e anche acuta dal punto di vista tattico. Le sue variazioni di ritmo, le improvvise accelerazioni hanno letteralmente annichilito nel terzo set una campionessa che non è più abituata a confrontarsi con la dovuta frequenza ai massimi livelli. E la Jankovic oggi è espressione del miglior tennis delle donne, seconda solo (forse) a Justine Henin.
Fuori i francesi – Roland Garros ha salutato ieri anche Gael Monfils, infilzato dal dall’argentino Nalbandian ed Eduard Roger-Vasselin preso a pallate da un altro argentino Juan Monaco. La loro presenza in tabellone è legata a due comprimari come Mathieu e Patience. Anche i ricchi (60 milioni di euro di utile l’ultima edizione del torneo) piangono.
La ricetta
Volete farvi una Coppa Roland Garros a casa vostra? E magari risparmiare.? Qui tra il campo Chatrier e il numero uno, al chiosco dei gelati Haagen Dasz, la fanno pagare una follia, 7,50 euro:
1 pallina di vaniglia
2 palline di Cappuccino con caramello
Salsa fudge di cioccolato, panna e croccantini di mandorla.
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