Non è stata la finale-farsa che ci si aspettava, no. Per vincere il suo primo torneo dello Slam Rafael Nadal ha dovuto lottare, difendersi, recuperare e salvare tre set point che avrebbero portato la partita al quinto set. Ma anche quando Mariano Puerta ha tirato dalla sua parte il primo set, mulinando diritti e picchiando con percentuali altissime, era chiaro che l’inerzia del match non poteva che restare dalla parte di questo incredibile ragazzo dai muscoli esplosivi e dal tennis incessante, giocato punto per punto alla morte. Rafael ha fatto sua la Coppa dei Moschettieri alla prima partecipazione, come Mats Wilander nel 1982, ed era dai tempi di Michelino Chang nel 1989 che Parigi non salutava un re così giovane. Di fronte a una forza della natura come Nadal non si può che restare ammirati. Bisogna scavare nella storia di questo sport per trovare un giocatore così giovane e parimenti implacabile, chirurgico nei recuperi, in grado di ributtare la palla di là sempre e comunque, vincendo punti che per tutti gli altri sarebbero persi. Un Borg del Terzo Millenio, adrenalinico come Connors, potente come Jim Courier. La profondità e la pesantezza dei suoi colpi non appagano l’estetica ma si risolvono in un muro invalicabile per chiunque: la terra rossa ha un re con tutte le carte in regola, un tritatutto che pesta, passa, picchia, pressa, stordisce e sfinisce qualunque avversario. Il verdetto di Parigi è un monito per Roger Federer, cui difficilmente si ripresenterà un’occasione come questa per far suo l’unico Slam latitante in bacheca: su questa superficie Re Roger deve dismettere la corona e non può più considerarsi il favorito, se in tabellone ci sarà anche il nome di Rafael Nadal.
Rafael Nadal b. Mariano Puerta 6-7(6) 6-3 6-1 7-5
Concediamo a Mary Pierce il beneficio del dubbio. Una giornata storta, le gambe imballate. Ma Justine Henin è la regina di questo Roland Garros non per bontà altrui. La belga tascabile è mostruosa nella forma atletica, perfetta nell’impatto dei colpi così maniacalmente limati che l’unica possibile vincitrice della sfida del Centrale poteva essere lei, già nota all’albo d’oro così come Mariolona ma tanto più adatta all’atleti-tennis che oggi detta legge.
Premiazione e palleggio di riscaldamento inclusi la finale è durata un’ora e venti, come non si vedeva dai tempi di Steffi Graf e Natasha Zvereva; il quarto Slam della signora Hardenne vale oro quanto la belga tascabile pesa, perso com’è il tennis in gonnella dietro ai capricci delle sorellone Williams, i tour de force picchiatutto dell’acerba signorina Sharapova, la leadership a metà di Giunone Davenport.
Justine ha restituito agli occhi degli appassionati una numero uno in divenire credibile per età, continuità, adattabilità alle superfici e al power tennis, e che soprattutto gioca magnificamente. Poco importa che la partita decisiva si sia risolta in una passerella, premio alla carriera di una mancata superstar bizzosa, dai fondamentali paurosi ma dal fisico pesante; una Henin così rischia di non trovare rivali, cemento o erba che sarà.
Justine Henin b. Mary Pierce 6-1 6-1
GLI ITALIANI
L’Italia saluta Parigi con la disfatta di Francesca Schiavone, battuta dalla Ivanovic. La Leonessa, comprensibilmente nervosa per l’importanza del match, ha commesso numerosissimi falli di piede, si è leggermente infortunata gettando in terra la racchetta e, soprattutto, non ha sfruttato un break di vantaggio nel terzo set. La giovanissima Ana Ivanovic ha dimostrato che la vittoria contro Amelie Mauresmo non era frutto del caso e, alla fine, si è dimostrata più forte della nostra ultima rappresentante. Un peccato: Francesca e Filippo Volandri potevano spingerci in alto, invece lo Slam più favorevole all’Italtennis si è concluso, globalmente, con un mezzo flop.
SINGOLARE MASCHILE
Primo turno
(30)Richard Gasquet (FRA) b. (LL)Daniele Bracciali (ITA) 3-6 6-3 6-2 6-4
Davide Sanguinetti (ITA) b. Thierry Ascione (FRA) 3-6 5-7 6-0 6-3 6-4
(q)James Blake (USA) b. (q)Tomas Tenconi (ITA) 6-2 6-4 7-6(8)
(27)Filippo Volandri (ITA) b. Cyril Saulnier (FRA) 6-0 6-2 6-1
Secondo turno
(23)Sebastien Grosjean b. Davide Sanguinetti 6-0 6-3 6-2
(27)Filippo Volandri b. (LL) Flavio Saretta 6-4 6-1 6-2
Terzo turno
Jose Acasuso b. (27)Filippo Volandri 3-0 rit.
SINGOLARE FEMMINILE
Primo turno
(32)Flavia Pennetta (ITA) b. Jill Craybas (USA) 6-3 6-4
(q)Sandra Kloesel (GER) b. (q)Mara Santangelo (ITA) 7-6(5) 6-1
(31)Karolina Sprem (CRO) b. Maria Elena Camerin (ITA) 6-4 6-2
(18)Silvia Farina Elia (ITA) b. Anne Kremer (LUX) 7-5 6-2
Antonella Serra Zanetti (ITA) b. Marlene Weingartner (GER) 6-2 6-4
Tathiana Garbin (ITA) b. Martina Sucha (SVK) 6-7 6-1 6-2
Anna-Lena Groenefeld (GER) b. Roberta Vinci (ITA) 7-5 1-6 6-4
(22)Francesca Schiavone (ITA) b. Jie Zheng (CHN) 6-3 3-6 6-4
Secondo turno
(32)Flavia Pennetta b. Marta Domachowska (POL) 6-4 6-3
(18)Silvia Farina b. Arantxa Parra (SPA) 7-5 6-2
(17)Tatiana Golovin b. Antonella Serra Zanetti 6-0 6-1
(12)Elena Bovina b. Tathiana Garbin 6-1 1-6 6-4
(22)Francesca Schiavone b. Nicole Vaidisova 6-2 7-6(5)
Terzo turno
(8)Patty Schnyder b. (32)Flavia Pennetta 4-6 6-0 6-1
(16)Elena Likhovtseva b. (18)Silvia Farina 7-5 7-6(2)
(22)Francesca Schiavone b. Anna-Lena Groenefeld 7-6(3) 7-5
Ottavi di finale
(29)Ana Ivanovic b. (22)Francesca Schiavone 6-4 6-7(3) 6-3
Martedì 24 maggio
La notizia della giornata non può che essere la (mai vista prima) eliminazione della campionessa in carica Anastasia Myskina. La russa, in condizioni disastrose, ha offerto un prestazione di scarso livello tecnico e agonistico, facendosi superare in tutto da Maria Sanchez Lorenzo. Uno sciagurato Dominik Hrbaty ha già rifatto la valigia dopo un’incredibile sconfitta subita dal serbo Tipsarevic. Esordio turistico, invece, per Roger Federer opposto all’acerbo Dudi Sela e per il defending champion Gaston Gaudio, mai impensierito da Julien Benneteau. In casa Spagna convencente vittoria di Rafael Nadal sul veterano Burgsmuller e di Carlos Moya cui toccava un primo turno difficilissimo contro Beto Martin.
Del forfait di Potito Starace già si sapeva. Purtroppo è andata male a Daniele Bracciali, bravo tuttavia a interpretare con disinvoltura il ruolo dello sfavorito contro il gioiello francese Richard Gasquet. Ne è risultato un incontro apprezzabile, in cui però la straordinaria classe del ragazzino transalpino è venuta fuori alla distanza.
Bella impresa, invece, di Davide Sanguinetti, irriconoscibile per due set contro Thierry Ascione ma capace di reggere fisicamente e di recuperare lucidità ed efficacia sino al successo. L’avversario non era di quelli che "fanno curriculum" ma alla sua età, e in considerazione delle sue caratteristiche di gioco, resta una vittoria da ricordare. Brutto cliente per "Dado" nel secondo turno: l’idolo di casa Grosjean, reduce da un facile successo su Juan Monaco. Finisce subito l’avventura di Mara Santangelo e di Maria Elena Camerin: la prima ha retto per un set alla Kloesel, qualificata come lei, mentre Maria Elena ha ceduto a una giocatrice più forte, la Sprem. Qualche vittoria arriva, comunque, dal folto gruppo di azzurre in tabellone: Silvia Farina ha regolato la Kremer e Flavia Pennetta ha fatto valere la legge della più forte con l’americana Craybas. Per entrambe un secondo turno abbordabile.
Mercoledì 25 maggio
Quant’è brutta la vecchiaia, quant’è coraggioso affrontarla. Il nervo sciatico, croce del tempo che passa, ha rovinato l’esordio di Andre Agassi a Parigi, rendendogli impossibili da vincere gli ultimi due set dell’incontro con Jarkko Nieminen. Il Kid, da grande atleta e grande uomo, non ha fatto una piega e si è rifiutato di prendere in considerazione il ritiro. "Non lo so, no lo so, non riuscivo più a servire, a correre, anche sedermi al cambio di campo mi faceva male" ha ripetuto Andre dopo la partita. Da mesi questo dolore è lì, come una spada di Damocle, che colpisce a tradimento: Agassi si sta curando col cortisone ma, ha spiegato, deve accettare il fatto che da un momento all’altro la crisi può arrivare e che niente, in quei frangenti, si può fare per alleviare il dolore e rimettersi in sesto. Lo si è visto ieri, sul Centrale: la gamba destra sempre più lenta, quasi trascinata, le smorfie di dolore nascoste dall’asciugamano, il match che scivolava via. Un peccato vero, niente a che vedere con l’Agassi 2004 battuto da Haehnel: il tennis del Kid era quello, grandioso, di Roma, ma la salute di un 35enne in lotta coi migliori atleti del mondo può mandare tutto a rotoli.
Mentre Agassi si faceva da parte le altre star del Roland Garros vincevano facilmente: Roddick, Coria, Canas e Safin hanno agevolmente superato i loro impegni inaugurali. Spiace invece vedere Guga Kuerten eliminato all’avvio da David Sanchez. Piccole sorprese arrivano dal sempre più competitivo svizzero Stanilas Wawrinka, che batte Nicolas Massu, e da Paul-Henri Mathieu, autore dell’eliminazione di Feliciano Lopez.
Justine Henin ha superato, con difficoltà, il turno inaugurale dopo una partenza-sprint contro Conchita Martinez. La belga si è un po’ "inceppata" e ha rischiato di perdere il controllo del match, riacciuffato solo nel finale. Anche Maria Sharapova s’è presa uno spavento contro la connazionale Linetskaya e ha dovuto dar fondo alle sue qualità atletiche, ancor prima che tecniche, per spuntarla al terzo set.
Nessun problema, invece, per Amelie Mauresmo e Svetlana Kuznetsova. La prima vittima illustre del seeding è Jelena Jankovic, testa di serie numero 15, irretita dalla maratoneta Anna Smashnova.
Giovedì 26 maggio
Uno dei favoriti per la vittoria finale, Rafael Nadal, ha liquidato con estrema facilità la pratica Malisse, imponendosi in tre set. Altre due stelle dello Slam parigino hanno offerto prestazioni convincenti: il numero uno Roger Federer si è divertito a far recitare a Nicolas Almagro il ruolo della lepre, mentre un solido Richard Gasquet ha dettato legge sul Centrale contro il potente ma discontinuo Peter Wessels.
La sopresa della giornata è arrivata da Timbledon Henman, sconfitto dal rognoso Luis Horna. Nel 2004 Tim aveva passato i primi due turni recuperando svantaggi di due set (contro Saulnier e Llodra) mentre ieri non è riuscito a rifarsi sotto, con pieno merito del peruviano peraltro: Horna, tutt’altro che piacevole a vedersi, esprime però un gioco di pressione e regolarità che su questa superficie paga bene. Altra piccola sorpresa è l’eliminazione di Juan Ignacio Chela: non tanto per il fatto in sé, viste le condizioni precarie dell’argentino quest’anno, quanto per l’autore della stessa, il romeno Victor Hanescu.
Venus Williams ha messo in allarme gli organizzatori, in apertura di giornata: la sua avversaria, Fabiola Zuluaga, sembrava destinata a farle da sparring partner o poco più: invece Venere è stata colta da una crisi di petit brase la colombiana è arrivata vicina alla vittoria, colta a sua volta dalla paura di vincere. Stesso discorso per Lindsay Davenport, opposta a Shuai Peng. Perso il primo set, Giunone ha acciuffato per i capelli il secondo e, ancora una volta. si è salvata. Pochi patemi, invece, per Clijsters, Schnyder e Dementieva.
Venerdì 27 maggio
La crisi di Andy Roddick non conosce pause. Al Roland Garros, dopo la delusione del 2004 con la sconfitta per mano dell’artista Olivier Mutis, A-Rod è finito ancora una volta al tappeto. Questa volta è stato sufficiente trovarsi di fronte "Chucho" Acasuso, un ragazzone mai del tutto esploso ad alti livelli ma in possesso di un tennis "pesante", dal trittico servizio-diritto-rovescio impressionante. Andy ha vinto i primi due set ma non gli è bastato un tale vantaggio per portare a casa l’incontro: "E’ una sensazione odiosa – ha detto. Volevo far bene qui a tutti i costi, e invece non ci sono riuscito e non posso far niente per cambiare le cose. Perdere partite del genere non ti aiuta di certo".
Con l’eliminazione di Roddick la rappresentanza americana a Parigi è svanita nel nulla, siccome James Blake ha fatto harakiri contro il giovane svizzero Wawrinka: avanti di due set, è crollato al quinto. Negli altri incontri della giornata c’è da segnalare il set perso da Guillermo Coria contro il qualificato Novak Djokovic, prima che il serbo si ritirasse; il "giustiziere" di Agassi, Jarkko Nieminen, ha terminato la sua corsa contro Igor Andreev mentre la stella russa Marat Safin ha cincischiato per un’ora abbondante prima di scrollarsi di dosso il ceco Dlouhy.
Nel torneo femminile c’è stata una parata di stelle: non una delle avversarie opposte alle favorite ha opposto resistenza. E così abbiamo assistito ai monologhi di Amelie Mauresmo contro la Cornet, di Masha Sharapova contro la Rezai, di Justine Henin che ha diviso il campo con la Ruano Pascual e di Nadia Petrova impegnata (si fa per dire) contro Severine Beltrame. Ci attendiamo scontri più appassionanti.
Sabato 28 maggio
Il match del torneo è stato un mezzo flop. Cotto dal caldo, dalla tensione ma soprattutto dalla forza bruta di Rafael Nadal, l’idolo parigino Richard Gasquet ha lasciato strada al nerboruto rivale del prossimo futuro. La rivincita di Monte Carlo è risultata ancor più spietata, giacché sulla lunga distanza le doti fisiche di Nadal seppelliscono l’abilità manuale di Riccardino. Più bravo l’uno, più forte l’altro. Detto fuori dal coro, questo Nadal è sì un fenomeno, di precocità e di rendimento, ma anche un giocatore che, per caratura, dovrà sempre presentarsi al massimo delle condizioni atletiche. La parabola di Jim Courier, dieci anni or sono, insegna che, dovesse venir meno la fisicità extraterrestre, nascerebbero problemi.
Chi, invece, incognite di questo genere non ha è Roger Federer, perfetto nello smantellare Mano de Piedra Fernando Gonzalez. La partita si è decisa nel primo set, con il cileno che ha sciupato l’occasione di portare a casa la frazione terminata dopo un lungo tie-break. La classe dello svizzero ha lasciato di stucco il bomber sudamericano, che ha “sparato” invano i suoi colpi.
L’uscita di scena di Venus Williams è la notizia della giornata: Venere ha alzato bandiera bianca contro la iena bulgara Sesil Karatancheva, al suo primo Roland Garros. Una fine simile ha rischiato di fare Lindsay Davenport, spremuta come un limone dall’eroina occhialuta Virginie Razzano ma capace, a differenza della Williams, di tirarsi fuori dai guai. La miglior sfida della giornata è stata, tuttavia, quella che ha opposto Kim Clijsters a Daniela Hantuchova. La slovacca sta tornando ad assomigliare alla gran tennista del 2002 e Kim ha corso, per quasi un’ora, dietro alle palle geniali di Miss Gambe Lunghe prima di piazzare la zampata decisiva.
Pessimo raccolto per l’Italia, che ha perso due protagoniste. Silvia Farina, a dispetto del pronostico sfavorevole, aveva tutte le possibilità di battere la russa Likhovtseva, che sul rosso non fa paura. Invece la nostra, va detto, ha giocato male, e ha perso un’occasione. Discorso diverso per Flavia Pennetta, da cui ci si aspettava una bella gara ma non certo un successo contro Patty Schnyder. La svizzera, perso il primo set, ha cambiato marcia e ha fatto capire che la distanza nel ranking ci sta tutta: dodici giochi a uno e l’avventura di Flavia al Roland Garros è finita.
Oggi le nostre speranze si concentrano su Filippo Volandri, impegnato contro Jose Acasuso e confinato sul campo 7, e su Francesca Schiavone, chiamata a un compito solo apparentemente semplice contro la potente tedesca Groenefeld. Filippo può portare a casa l’incontro, ma la qualità di gioco di Acasuso spaventa.
Domenica 29 maggio
Parigi è sotto shock. Ancora una volta Amelie Mauresmo si è fatta catturare dalle sue ansie e dall’incapacità di gestire i tornei dello Slam. La bravissima serba Ana Ivanovic, diciassette anni, non ha invece tremato e ha punito la maga Amelia infilandola da tutte le parti con un gioco da fondocampo in stile Chris Evert riveduto e corretto per gli standard del Terzo Millenio. Il pubblico ha fatto il possibile (anche esagerando) per sostenere Amelia e distrarre Ana, in vantaggio di un set, 3 a 1 e 15-40 sul servizio della francese e poi riacciuffata, ma alla fine hanno ceduto i nervi della favorita, non quelli della giovane sfidante, prossima cliente del club delle prime dieci.
Tra gli uomini la partita della giornata è stata senz’altro quella vinta da un ottimo Marat Safin contro un comabattivo Juan Carlos Ferrero. Safin, insieme a Federer, è probabilmente l’unico al mondo a potersi permettere di tirare vincenti in successione, sulla terra, contro il passato Re del Roland Garros: ne è scaturita una partita di alto contenuto tecnico, portata a casa da Cavallo Pazzo in quattro set (e due perfetti tie-break).
In una sfida tra vezzose, Mary Pierce e Patty Schnyder si affrontano per un posto nei quarti di finale. Il match di cartello del torneo femminile, curiosamente ospitato sul Suzanne Lenglen, è quello tra Lindsay Davenport e Kim Clijsters: l’americana dovrà voltare pagina, dopo le incerte prestazioni dei giorni scorsi, per fronteggiare la belga.
Rafael Nadal è in campo contro Sebastien Grosjean: le possibilità, per il piccolo Seb, di fermare la corsa del fenomenale ragazzino sono poche, ma il tifo parigino sarà tutto per lui. Sempre sul campo Lenglen Roger Federer e Carlos Moya si daranno battaglia: le condizioni di salute dello spagnolo non fanno ben sperare per il campione del ’98.
Cocente delusione per il ritiro di Filippo Volandri, costretto al forfait dopo soli tre giochi del suo match contro Jose Acasuso. Il livornese è stato costretto a fermarsi per il riacutizzarsi di un dolore alla mano che già lo aveva infastidito in questa stagione; l’occasione di farsi strada in uno slam, quest’anno particolarmente ghiotta, è svanita nel nulla.
Resta in gara la sola Francesca Schiavone, cui è giunto l’inatteso regalo dell’eliminazione di Amelie Mauresmo. Tuttavia la Ivanovic è favorita, vista la forma mostrata ieri sul Centrale. Un’italiana nei quarti di finale sarebbe un gran risultato: la Leonessa potrà sentire arrivare, dall’Italia, tutto il nostro sostegno.
Lunedì 30 maggio
Condizionato dal maltempo, il programma della giornata si è interrotto a metà. La pioggia ha concesso sufficiente tregua a un impressionante Roger Federer, di fronte al quale Carlos Moya, pur menomato dall’infortunio alla spalla, pareva un pedalatore da terra rossa. Il campione di Parigi ’98 ha portato a casa otto giochi e, in un’ora e mezza, ha lasciato il torneo.
Clamorosa eliminazione, invece, per David Nalbandian, semifinalista lo scorso anno e tra i favoriti dell’appuntamento parigino. Impegnato contro lo spilungone rumeno Victor Hanescu, l’argentino s’è fatto mettere sotto davanti a un pubblico incredulo, in mezzo al quale spuntavano le teste di Ilie Nastase e Ion Tiriac. Hanescu, due metri d’altezza e un gioco vario, classico, a tutto campo pareva la vittima ideale per un "solidone" quale David, incapace per contro di gestire un vantaggio di due set a uno e le accelerazioni del suo avversario.
Una maratona ha poi regalato a Guillermo Canas il successo e gli ottavi di finale: Paul-Henri Mathieu, smaltita la rabbia del giorno precedente (ignorate le sue richieste di sospendere il match per oscurità) ha recuperato un gap di due frazioni ma ha lasciato strada a Willy al quinto set.
Major upset, come direbbero i compatrioti di Lindsay Davenport, nel torneo delle donne: la numero uno del mondo si è svegliata sotto di un set e di un break contro un’assatanata Kim Clijsters e ha iniziato a giocare come si trovasse a correre sul cemento. La belga, disorientata, ha perso il filo di un incontro ormai vinto e ha abbandonato le speranze di far suo il Roland Garros. Un’altra favorita per la corsa alla finale, Patty Schnyder, ha abbandonato il palco francese, suonata dalle botte di Mary Pierce. Stupisce molto meno la caduta della quarta testa di serie, Elena Dementieva, finalista un anno fa ma al solito in difficoltà nei match da vincere d’autorità: è stata sufficiente la forma di Elena Likhovtseva per farle imboccare il viale d’uscita dal Bois de Boulogne.
Martedì 1 giugno
Un coup de théatre dietro l’altro ha stravolto la Francia conservatrice. Marat Safin, fedele al giudizio di McEnroe ("Un giorno gioca al volo come Edberg, quello successivo non gliene riesce mezza") ha gettato alle ortiche una partita tecnicamente vinta lasciando i quarti di finale a Tommy Robredo, che farà impazzire le ragazzine con l’occhio sognante e ceruleo ma che, de tennis condendo, non potrà mai soddisfare l’appassionato pretenzioso. Se solo Cavallo Pazzo avesse provato a giocare una volée appena accettabile quegli otto-dieci punti da raccogliere sotto rete sarebbero stati suoi e la maratona vista sul Centrale si sarebbe conclusa in anticipo e con un altro vincitore. Chiedere la normalità, a volte, è chiedere troppo.
Nella giornata degli stravolgimenti il campione in carica Gaston Gaudio ha mestamente salutato la compagnia, superato da un terraiolo in formissima come David Ferrer. Avanti quattro a zero nel set finale, Gastone è diventato Paperino e si è ripreso, con gli interessi, in sfortuna quello che la sorte gli aveva dato un anno fa. Ironia del destino, Gaudio gioca molto meglio rispetto al 2004 e oggi sì, una finale a Parigi l’avrebbe meritata.
Tanto per non frenare l’onda rivoluzionaria anche il finalista dell’ultima edizione, Guillermo Coria, ha fatto le valigie in anticipo: dopo un set di ordinaria amministrazione ha permesso a Nikolay Davydenko di menare le danze, negandosi ancora una volta la corsa al primo Slam.
Rafael Nadal ha invece rispettato i ruoli assegnati dal seeding e Sebastien Grosjean, sostenuto a più non posso da migliaia di partigiani travestiti da spettatori, si è dovuto arrendere. Resta l’impressione che sì, Rafa sia quasi imbattibile in questi mesi, ma che una condizione fisica tanto superiore a quella di tutti gli altri giocatori del circuito non possa durare in eterno né possa bastare per sostenere un’intera carriera. Nessuno tolga a Nadal ciò che è di Nadal, fenomeno assoluto del tennis, ma lo spagnolo si appoggia tanto, tantissimo sul muscolo.
Gli acuti del torneo maschile hanno messo la sordina all’omologo femminile, ma la vittoria di Justine Henin su Svetlana Kuznetsova, arrivata dopo due match point salvati, la dice lunga su chi potrà mettere le mani sul Roland Garros in gonnella.
Mercoledì 2 giugno
Rafael Nadal è sempre più il favorito per la vittoria a Parigi. Non è la prima volta, quest’anno, che lo si vede stanco, apparentemente in difficoltà, ma “Rafa” ha risorse pressoché inesauribili, quelle che ieri gli hanno permesso di salvare un set point a David Ferrer e di prendere il comando delle operazioni nelle due restanti frazioni.
La sfida che tutti attendevano è quindi servita: Roger Federer ha faticato il giusto per domare la sorpresa del torneo, Victor Hanescu, giocatore di classe e di potenza, ma il suo successo non è mai stato in discussione. Così il pubblico avrà ciò che desidera, lo scontro tra il ragazzino dal tennis devastante e il primo della classe.
La Francia sogna, nel torneo femminile, grazie alla rinata Mary Pierce. Mariolona ha ritrovato, a trent’anni, la forma dei tempi migliori e nemmeno Lindsay “sette vite” Davenport ha potuto frenare la corsa della franco-canadese, campionessa nel 2000 al Roland Garros. Mary, anzi, Marie ha una grandissima occasione, poiché la sorte le ha riservato la veterana Elena Likhovtseva come ostacolo da superare per raggiungere una sorprendente finale. “Olivia” Likhovtseva ha battuto l’emergente Sesil Karatancheva, ancora inesperta e in difficoltà nel gestire la tensione di un incontro così importante.
Ha lasciato invece il torneo Ana Ivanovic, incappata in una giornata no e maltrattata dall’autoritaria Nadia Petrova. Il match del giorno, invece, quello tra Justine Henin e Masha Sharapova, è stato un non-match. Troppo forte Justine, monocorde e testardo il tennis della russa che, botte a parte, denuncia una pericolosa mancanza di alternative: se le migliori stanno tornando, Kim e Justine tra tutte, per lei si preannunciano tempi duri.
SEMIFINALI
Mary Pierce è tornata indietro nel tempo: dieci anni dopo la sua vittoria in Australia e a distanza di cinque dal suo Slam parigino Marie è di nuovo in finale. La timida Elena Likhovtseva, finita tra le ultime quattro del torneo quasi per caso, non ha neppure provato a rovinare la festa alla gente del Roland Garros. Il pubblico avrò ciò che vuole, una sfida tra Mariolona e Justine Henin, che ha messo la firma sull’ennesima impresa dal giorno del suo ritorno sui campi. Nadia Petrova, autoritaria, potente, concentrata, un brutto cliente per chiunque di questi tempi è finita sotto lo schiacciasassi Henin-Hardenne, incapace di fare a gara con la voglia di vincere innata di Justine e la capacità di tirare fuori il meglio di sé quando veramente conta.
Sembra ancor più forte di prima, la belga tascabile, e la signora Pierce, anni trenta e indelebili impacci nei movimenti, dovrà fare l’impossibile per regalare un’inattesa gioia ai francesi.
La sfida del giorno, anzi, la sfida dell’anno è ovviamente quella che oppone Roger Federer a Rafael Nadal. Finale anticipata, duello del futuro, di tutto s’è detto sullo scontro tra Rogi e Rafa. In palio, comunque, c’è già qualcosa di grosso: una mezza vittoria al Roland Garros, vittoria che manca a entrambi e che, chiunque sarà il vincitore, risulterà storica. Federer deve solo agigungere lo Slam parigino alla sua collezione di major, mentre Nadal può incorniciare una stagione da urlo sul rosso con il capolavoro di un successo in uno dei quattro tornei più importanti del pianeta. Se si vuole giocare un euro bucato lo si può puntare su Federer: del resto è lui il miglior giocatore del mondo, non è stanco e la terra rossa di Paris non gli frena più di tanto lo slancio. E’ il favorito.
La semifinale dei poveri, tra Nikolay Davydenko e Mariano Puerta, ci offrirà uno dei finalisti meno attesi dell’ultimo decennio: l’argentino ha il morale a mille e un fiato inesauribile, Nikolay ha un po’ di tennis in più nelle braccia ma meno killer instinct. Vedremo, in ogni caso senza strapparci i capelli.
Rafael Nadal ha spazzato via le speranze di Roger Federer di vincere il suo primo Roland Garros. L’ipervitaminico Rafa, diciannove anni appena compiuti, ha usato fino in fondo le sue incredibili doti fisiche per imbrigliare un Federer che ha fatto match pari fino al quarto set, in cui si è trovato avanti di un break e con la palla del 4 a 2. Persa la prima e la terza frazione per confusione tattica (merito di Nadal) e per un diritto troppo spesso fallace (demerito di Roger) il fenomeno elvetico non è stato in grado di mettere la marcia in più, anzi, ha lasciato che fosse Nadal a "gasarsi", cedendo poi di schianto negli ultimi giochi.
Dai tempi di Michael Chang non si vedeva un finalista così giovane e, visto il blasone del Nadal 2005, che porta in dote Monte Carlo, Barcellona e Roma, non si vede come il volenteroso Mariano Puerta possa impensierirlo e negargli il primo trionfo in uno Slam. Puerta ha vinto la "semifinale dei poveri" contro un Nikolay Davydenko tecnicamente più valido e atleticamente in gran forma, tuttavia timido nell’imporre il suo gioco nei momenti importanti. L’incrollabile voglia di vincere di Mariano ha fatto la differenza proprio quando sembrava che l’argentino dovesse capitolare; del resto non si vince in cinque set per caso contro Willy Canas.
(a cura di Federico Ferrero)