A quasi 26 anni Marco Cecchinato si trova per la prima volta a giocare con continuità tornei importanti sul cemento, superficie che conosce pochissimo. La carenza di abitudine si vede: a Toronto va subito fuori, battuto in due set da Tiafoe. Deve lavorare per crescere sul duro, in primis a livello di convinzioni e sicurezze. Tutto inizia da lì.C’è da scommettere che Marco Cecchinato ne farebbe volentieri a meno, ma insieme a popolarità e guadagni la svolta arrivata nella sua carriera ha portato con sé anche degli obblighi. Il più importante riguarda la programmazione: il siciliano non può più cercare la terra a tutti i costi, e deve necessariamente seguire il calendario ATP, che ad agosto si sposta negli Stati Uniti e ci resta per oltre un mese. Una novità che l’ha portato a mettere piede per la prima volta alla Rogers Cup, quest’anno sponda Toronto, dove senza l’amata terra sotto le scarpe l’azzurro si è arreso per 7-6 6-1 a Frances Tiafoe, decisamente più abituato di lui a giocare sui campi rapidi. Un dettaglio che a certi livelli può fare la differenza, e ha evidenziato alcuni errori commessi in passato dall’azzurro, come quello di aver quasi trascurato tutto ciò che non fosse terra rossa, più per un discorso di convinzioni mentali che di adattabilità alla superficie. Evidentemente non si aspettava nemmeno lui di poter arrivare così in alto, ma ora che ce l’ha fatta deve necessariamente correre ai ripari, passaggio che a quasi 26 anni non è esattamente scontato. Eppure, il match l’ha iniziato meglio lui, strappando subito la battuta al ventenne originario della Sierra Leone, sicuro protagonista a novembre delle Next Gen ATP Finals. Tuttavia, il vantaggio è durato lo spazio di due game e appena Tiafoe ha carburato ha trovato una superiorità venuta a galla nel tie-break, in cui Cecchinato è stato tradito da entrambi i colpi di rimbalzo. Grave soprattutto il diritto sbagliato nell’ottavo punto, dopo che dal 3-0 Tiafoe aveva perso tre punti su quattro. Pur di non giocare il rovescio si è spostato per colpire col diritto lungolinea, ma ha messo la palla in corridoio e visto sfumare la chance di vincere il set.
L'ESEMPIO DI FOGNINI
Poca storia, invece, nel secondo set: l’eccessiva tranquillità di Tiafoe gli è costata due palle-break in avvio, ma poi la sua partita è filata via liscia come l’olio. Un altro erroraccio di Cecchinato col diritto gli ha dato il break che ha spezzato l’equilibrio, e anche se l’azzurro ha avuto una chance di rientrare in partita, Tiafoe giocava con grande serenità, evidentemente consapevole di avere ancora qualche carta da giocare, mentre l’azzurro – senza potersi appellare alla palla corta e con un servizio meno redditizio del solito – era a corto di armi. Proprio il minor aiuto da parte della smorzata, più difficile da eseguire e da rendere letale, è una delle più grandi differenze fra il Cecchinato da terra battuta e quello da cemento, e non è un caso che sul veloce l’azzurro abbia vinto appena tre della ventina di partite giocate fra Challenger e circuito maggiore. Tuttavia, coach Simone Vagnozzi è convinto che il suo allievo possa far bene anche sul cemento all’aperto, superficie che in realtà – se se ne fa solo una questione di velocità del gioco – non è così diversa dalla terra battuta di tanti tornei, in primis quella che a Parigi ha dato enormi soddisfazioni all’attuale numero 2 d’Italia. Per questo a Cecchinato è giusto dare tempo, per fare esperienza e scoprire segreti e necessità di una superficie che ha calcato davvero raramente, e mai con le giuste ambizioni. L’esempio ce l’ha in casa: Fabio Fognini ha capito intorno ai 30 anni che poteva giocare ugualmente bene anche sul cemento, e solo da poco si vedono con continuità i frutti di una convinzione tutta nuova. È vero che il ligure ha qualità tecniche di ben altra stoffa e che meglio si adattano al veloce, mentre per Cecchinato la strada sembra un tantino più complicata, ma crederci è il primo passo per riuscirci.

MASTERS 1000 TORONTO – Primo turno
Frances Tiafoe (USA) b. Marco Cecchinato (ITA) 7-6 6-1