E’ in arrivo la versione aggiornata de Il Codice Federer, l’occasione per riflettere di nuovo sull’addio del campione e su quanto rimarrà, sempre rinnovato, del suo straordinario percorso sportivo. Coniugando San Paolo e Freddie Mercury come solo il talento del nostro Ludwig Monti sa fare

“Repetita iuvant”, afferma un noto proverbio latino. In questi giorni mi sono dedicato per lavoro – sì, per lavoro! – a una emozionante rilettura della poetica biografia del Re (Il codice Federer) che il Direttore ha dovuto aggiornare dopo l’ormai famosissimo ritiro dall’agonismo di Roger, bagnato da copiose lacrime. Nessuna piaggeria: un libro da leggere, per gli amanti del Re e non solo. Ed ecco che mi sovviene il Repetita. Avevo promesso di non scrivere più sul Genio, ma come si fa? Spero almeno che ripetermi possa giovare a qualcuno. Mentre rileggo d’un fiato il libro, le emozioni si fanno travolgenti. Sempre, ma in particolare alla prima lettura dell’aggiunta 2018-2022. Centellino le pagine, come per esorcizzare la fine: continuo a piangere e ricordare (che emozione infinita averlo visto dal vivo a Church Road nel 2019: ma è davvero successo?), ricordare e piangere. Ma questo può interessarvi relativamente. Molto meglio consegnarvi qualche perla, tratta dal Codice ma non solo. “Il suo tennis, come la danza, inizia nel punto in cui si spengono le parole che vorrebbero descriverlo”. Splendore verbale, in chiaroscuro. Il perfetto pendant del celeberrimo soffio di Qohelet: “Niente di nuovo sotto il sole”. Sì e no. “Il suo tennis, come la danza, inizia nel punto in cui si spengono le parole che vorrebbero descriverlo”. Con quel “nel punto” così adatto a chi di punti in carriera ne ha giocati milioni, di cui diverse migliaia memorabili. Niente di nuovo eppure sempre nuovo, perché le parole non possono né potranno mai descriverlo. Nonostante le miriadi di pagine scritte su Roger, dunque, le parole si spengono e danzano nei cuori. E così si fa spontaneo il legame con il vero match point (perso) del sapiente biblico, che sempre di nuovo ci trafigge e ci accarezza: “Dio ha posto nel cuore degli umani il mistero del tempo/il senso dell’eterno, senza però che essi riescano a comprendere l’opera che egli ha compiuto, dall’inizio alla fine”. Inutile cercare di capire…

“Tutti sognano un finale da favola.

Ecco come è andato il mio:

ho perso il mio ultimo match

ho perso il mio ultimo match di doppio

ho perso la mia ultima gara a squadre

ho perso la voce durante la settimana

ho perso il lavoro…

Ma nonostante tutto il mio ritiro non avrebbe potuto essere più peRFetto, quindi sono davvero felice per come tutto è andato. Non pensate troppo al finale perfetto, quello di ciascuno di voi sarà sempre fantastico a suo modo”.

Parole consegnate a un tweet da Roger, con allure quasi filosofica, il 29 settembre scorso, pochi giorni dopo il ritiro. Avevo subito pensato di dedicare loro un commento, ma poi, una volta ritrovatele nel Codice, mi sono reso conto che basta rileggerle. Magari accostandole al tweener più strabiliante di Paolo di Tarso, in una sua lettera: “Quando sono debole, è allora che sono forte”. Che sublime contraddizione, ma spesso che fatica quando ci tocca da vicino… Perdere per trovare: ci riusciremo? Infine, proprio in questo contesto di ricordi esce oggi un singolo registrato dai Queen nel 1989, Face It Alone, e torna all’improvviso a farci compagnia l’ineffabile voce di Freddie Mercury. Che canta, tra l’altro: “La tua vita è tua Sei responsabile di te stesso Padrone di casa tua Alla fine, alla fine Devi affrontare tutto da solo”. Proprio così. Davanti a ogni vera fine, in fondo, siamo soli. Magari contando su qualcuno che ci tenga la mano (Rafa) e ci abbracci con amore (Mirka). Ed eccoci allora all’altezza delle poche cose che contano davvero, non giriamoci attorno: la fine, gli inizi, la solitudine, la compagnia. Soprattutto la fine. Ed è qui che l’intuizione si fa strada inattesa e radente, dopo giorni, mesi, anni di allenamento: il tennis di Roger, come la danza, finirà solo nel punto in cui non ci saranno più emozioni e ricordi (solitari e condivisi) dei suoi punti nei nostri cuori. Non finirà mai. Inizierà sempre.