La seconda giovinezza di Roger Federer è deflagrata nel 2017, ma ha radici più antiche. Risale al peggior periodo della sua carriera, il 2013, quando i problemi alla schiena lo hanno portato a perdere partite umilianti contro gente come Delbonis, Brands e Robredo. In tanti pensavano che non sarebbe più tornato quello di un tempo. Nell'ottobre di quell'anno, ben deciso a ridare slancio alla sua carriera, ha telefonato al suo idolo d'infanzia: Stefan Edberg. Lo svedese si era ritirato nel 1996 e da allora non aveva vissuto particolari esperienze nel tour, dedicandosi soprattutto alla famiglia. “Mi chiese se volevo dargli una mano – ha raccontato Edberg in una bella chiacchierata con Rediff – io presi un po' di tempo perché sarebbe stato un cambiamento notevole nella mia vita, con i viaggi e tutto il resto. Allora decisi di fare una settimana con lui a Dubai e da lì la scelta di fare un anno alla volta”. È andata talmente bene che a fine 2014 c'è stato il rinnovo, prima dell'inevitabile esaurimento del ciclo a fine 2015. Ma erano state gettate basi importanti. “Osservandolo, ho individuato aspetti del suo tennis che avrebbe dovuto cambiare. Forse aveva bisogno di qualcuno che era stato numero 1 e che lo spingesse a effettuare le modifiche di cui aveva bisogno. Io ho sentito che doveva fare qualcosa di diverso, giocare più offensivo e colpire la palla in anticipo. Il cambiamento, più grande, tuttavia, è stata la decisione di passare a una nuova racchetta. È passato da un telaio piccolo a uno più grande e moderno. Credo che la combinazione dei due elementi abbia fatto la differenza”. Edberg è rimasto sorpreso dalla grande voglia di Federer di migliorarsi e di tornare in fretta.
MEGLIO EVITARE IL ROSSO
Nei due anni di collaborazione, lo svizzero è arrivato per due volte a un passo dal vincere uno Slam. “Forse uno lo avrebbe meritato, magari Wimbledon 2014, quando ha perso in cinque set contro Djokovic. Ma in quel momento il serbo giocava alla grande”. In quel biennio, Federer ha preso ad adottare con più frequenza il serve and volley, schema di cui Federer era maestro. “Oggi è più difficile, per fortuna c'è qualche giocatore che lo fa ancora – dice Edberg – bisogna iniziare da piccoli, ma superfici e attrezzatura aiutano i giocatori in risposta. Tuttavia, credo che tornerà perché mi pare che stiano velocizzando le superfici e anche le palline”. Con un esempio come Federer, sarà ancora più facile. Edberg, tuttavia, è convinto che il suo ex allievo dovrà saltare la stagione su terra battuta come fatto l'anno scorso. “La gente ama vederlo giocare, ma credo che debba lasciar perdere la terra. Deve prendersi un buon numero di paure per recuperare e avere la giusta fame nei grandi tornei che può vincere. Non giocare sulla terra battuta sarebbe molto saggio: non credo che a Parigi abbia grandi chance di vincere. Potrebbe lasciar perdere e puntare a Wimbledon e Us Open. L'anno scorso è stata la scelta giusta, potrebbe essere così anche quest'anno”. Tra i tennisti più giovani, Edberg è convinto che prima o poi arriverà il momento di Grigor Dimitrov, mentre ha opinioni contrastanti su Novak Djokovic ed Andy Murray. “Nole tornerà e andrà valutata la sua condizione fisica. Se sta bene è sempre una grande minaccia. In quel caso, credo che tornerà a vincere. Ho più dubbi su Murray perché l'infortunio all'anca è qualcosa di serio. Lui ha sempre dimostrato di essere competitivo, ma per adesso è un grande punto di domanda”.
NO AL COACHING
Oltre al tennis attuale, Edberg si è concesso un po' di amarcord. Se la grande rivalità di oggi è quella tra Federer e Nadal, lui ne aveva vissuta una molto intensa con Boris Becker. “È stata speciale perché siamo cresciuti insieme, sin dai tornei giovanili, poi abbiamo giocato tre finali a Wimbledon. Curiosamente, ci siamo affrontati soltanto quattro volte nei tornei del Grande Slam”. Nonostante il bilancio complessivo sia stato a favore del tedesco (25-10), lo svedese si è imposto tre volte su quattro nei Major. “Per batterlo dovevo essere al meglio, e lui doveva fare altrettanto. Non c'era grande differenza tra noi, sono sempre state sfide speciali. Certo, con Federer e Nadal avrei avuto molte meno chance… “. Tornando a oggi, Edberg si è detto più che favorevole alla tecnologia ed è consapevole del fatto che Hawk Eye prenderà sempre più piede. Non gli piace, invece, l'idea di consentire il coaching durante una partita. “Alla gente può piacere, ma io sono un conservatore. Il tennis è difficile perché sei tu contro il tuo avversario, è un testa a testa che lo rende più bello”. A giudicare dalle sue parole, difficilmente lo rivedremo nelle vesti di allenatore, anche perché è impegnato in diverse attività extra-tennis. Oggi è un uomo d'affari di successo, situazione ben diversa a quella di alcuni suoi ex colleghi. Boris Becker, per esempio, è addirittura finito in bancarotta. “Ho alcune società finanziarie , proprietà commerciali e affitti. Non avevo una laurea in finanza, ma sono stato fortunato. Ho investito saggiamente i miei guadagni e ho protetto il denaro, pensando alla famiglia e al futuro”. A missione compiuta, e dopo aver passato moltissimo tempo con la famiglia dopo il ritiro, adesso può permettersi di vivere di rendita. Finalmente può concedersi viaggi e vacanze. Prima, però, era stato un personaggio fondamentale nella costruzione del Federer che stiamo ammirando oggi. Chi ama lo svizzero gliene sarà grato per sempre.