Nel giorno in cui compie 33 anni, Roger Federer sembra più competitivo che mai. Ecco quattro ragioni per cui lo svizzero può intascare a New York l’agognato 18esimo Slam.
Di Riccardo Bisti – 8 agosto 2014
Per anni, il numero 18 è stato una maledizione del tennis italiano. I nostri giocatori non riuscivano a superarlo. Omar Camporese, Andrea Gaudenzi e Andreas Seppi l’avevano raggiunto ma non sono stati in grado di fare un passo in più. Poi è arrivato Fabio Fognini e il tabù è crollato. Oggi, lo stesso numero è nei sogni e nelle speranze di Roger Federer. Sono passati oltre due anni dal 17esimo titolo Slam, colto a Wimbledon 2012. Da allora, il suo bottino si è bloccato. Come se il 18 fosse di nuovo una maledizione. Ma oggi, nel giorno del 33esimo compleanno, Roger sembra più che mai pronto a vincere un altro Major. La nuova racchetta Wilson, finalmente svelata dopo una lunga attesa, sarà la sua compagna negli ultimi anni di carriera. A Toronto ha centrato i quarti battendo Marin Cilic in una partita molto bella. Si è imposto col punteggio di 7-6 6-7 6-4, terminando l'impegno a pochi minuti dalla mezzanotte. Avrebbe potuto chiudere in due set, quando ha sciupato la bellezza di sei matchpoint sul 7-6 5-4 (uno con una clamorosa volèe in rete). Perso il tie-break del secondo, ha evitato che la tempesta di inizio terzo set facesse danni (Cilic ha avuto una palla per il 2-0), e nel nono game ha finalmente trovato il break con un dritto vincente. Nei quarti sfiderà David Ferrer, ma il pensiero è già a Flushing Meadows, dove si è imposto per cinque volte di fila. Mai come stavolta, a prescindere dai risultati nei tornei di avvicinamento, lo svizzero sembra pronto a vincere lo Us Open. A Wimbledon è stato ad un passo dal trionfo. L'avesse spuntata, sarebbe diventato il primo a vincere i Championships annullando un matchpoint dal 1948. E sarebbe diventato il primo in assoluto ad alzare il trofeo per otto volte. Ma il 6 luglio 2014 era il giorno di Novak Djokovic. Roger sta già puntando all’8 settembre, giorno della finale dello Us Open, programmata per l’ultima volta di lunedì. Chris Oddo ha individuato quattro ragioni per cui lo svizzero trionferà allo Us Open. Siamo talmente d’accordo che è opportuno riportarle, con ulteriori integrazioni.
1) ROGER HA DI NUOVO FIDUCIA
Lo scorso anno aveva perso un mucchio di certezze. I problemi alla schiena gli avevano impedito di concentrarsi a dovere sul cambio di racchetta. Non aveva fiducia. Ha perso troppe partite, ed anche le vittorie non erano così scintillanti. Il suo tennis di talento era improvvisamente diventato di fatica. Il punto più basso si era toccato in estate, l'epopea sembra terminata. Ma quest’anno è cambiato tutto. Lo dicono i numeri delle sfide contro i top-10. Lo scorso anno ne ha vinte 4 su 14, nel 2014 il bilancio è 8-4. La salute gli ha restituito agilità e servizio. Si è visto a Wimbledon, dove tanti hanno ipotizzato che sia stata la sua ultima chance. “Vedremo – ha detto lui – non ci sono garanzie sul fatto che tornerò in finale, ma magari ho ancora molto da dare. E’ impossibile rispondere a questa domanda. Quello che ho fatto a Wimbledon mi ha dato grande fiducia e spero che sia un trampolino di lancio per il futuro”. A New York ha vinto per cinque anni di fila e spesso è parso imbattibile. Quest’anno non sarà il favorito numero 1, ma sarà certamente tra i favoriti. Gli altri avranno la pressione, lui potrà giocare tranquillo.
2) GLI AVVERSARI SONO VULNERABILI
I Fab-Four, efficace invenzione giornalistica, non sono più quelli di una volta. Djokovic è il più forte, ma Federer è stato a un soffio dal batterlo a Wimbledon. E il matrimonio avrà fatto bene al suo spirito, non certo al suo tennis. La sconfitta con Tsonga a Toronto ne è chiaro sintomo. Murray non gioca una finale da Wimbledon 2013: tra problemi fisici e cambi di coach, sembra aver perso il treno buono. E la classifica lo testimonia. Nadal era un’incognita già a Londra, figurarsi ora che che si è fatto male e si presenterà a New York senza aver giocato un solo torneo sul cemento. Ammesso che ci vada. A Wimbledon, Nick Kyrgios ha rivoluzionato il tabellone, consentendogli di giocare una semifinale in scioltezza contro Milos Raonic. Dovesse ripresentarsi tale situazione, Roger sarebbe pronto ad approfittarne. I giovani stanno crescendo, ma nessuno sembra davvero pronto all’exploit. Ad oggi, solo Djokovic sembra più favorito di lui. Lo ha battuto in 11 delle ultime 16 sfide, un paio memorabili a Flushing Meadows. Ma proprio queste memorie, paradossalmente, potrebbero dare la giusta carica allo svizzero.
3) IL CEMENTO DELLO US OPEN E’ PERFETTO PER LUI
Bastava dare un’occhiata al suo match contro Cilic. In Canada si gioca sul Decoturf, stessa superficie dello Us Open. Roger era talmente a suo agio da tentare alcuni chip and charge, senza contare una costante ricerca della rete (l'ha raggiunta 28 volte, portando a casa 21 punti). E’ segno di grande feeling con le condizioni di gioco. Da quando hanno rallentato l’erba di Wimbledon, molti sostengono che il cemento americano sia più rapido del verde. Per lui è una buona notizia, soprattutto se continua a giocare così. Non raggiunge la finale dal 2009, ma nei due anni successivi ha perso due clamorose semifinali contro Djokovic, entrambe 7-5 al quinto. Il serbo ha dovuto fare i miracoli per batterlo. Le sconfitte del 2012 (Berdych) e del 2013 (Robredo) non fanno molto testo, soprattutto l’ultima. Insomma, potrebbe arrivare in semifinale senza soffrire troppo. Se il sorteggio gli darà una mano, potrà approfittarne nelle fasi finali. Il giorno di riposo previsto tra semifinali e finale gli darebbe una mano: sta bene, per carità, ma 33 anni si fanno sentire. Ovviamente avrà i suoi problemi anche nei primi turni, ma è ragionevole crederlo favorito contro tutti. Soltanto Djokovic e Nadal (quest’ultimo in virtù dei precedenti) avrebbero un piccolo vantaggio.
4) SERVE, COLPISCE E SI MUOVE MEGLIO DELL’ANNO SCORSO
I numeri del nuovo Federer sono impressionanti. Prendiamo il servizio: a Wimbledon ha subito un solo break prima della finale. Nel 2014, soltanto John Isner e Ivo Karlovic hanno vinto più game al servizio. Persino il bombardiere Milos Raonic gli sta dietro. La nuova messa a punto (fisico, attrezzatura) lo ha reso più sicuro di sè nei momenti importanti. Lo scorso anno ha chiuso al 14esimo posto nella classifica delle palle break salvate: quest’anno è terzo, con un ottimo 71% (a Cilic ne ha annullate due su due). Al di là dei numeri, il servizio è tornato a pungere non tanto in potenza, quanto in precisione e percentuali. Lo scorso anno, Novak Djokovic diceva: “Dal mio punto di vista, non si muove bene come in passato – ha detto – credo sia la ragione per cui ha vinto meno del solito”. Era certamente vero, ma adesso Roger è tornato a danzare. Sa essere veloce, esplosivo, aggressivo…ed è più efficace in difesa. Le candeline sull’ultima torta sono 33, ma Federer è un 33enne atipico. E può centrare un’impresa storica: nell’Era Open, soltanto Ken Rosewall e Andres Gimeno hanno vinto uno Slam dopo aver compiuto 33 anni. Se c’è un giocatore in grado di imitarli, beh, è proprio Federer. Se non perderà la forma conquistata a Wimbledon, la finale persa a Londra potrebbe avere un significato tutto nuovo. Quella che sembrava l’ultima chance, rischia di diventare il trampolino di lancio per il trionfo più bello. La sublimazione di una carriera meravigliosa. Unica.
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