Un set e mezzo di tremori non impedisce a Roger Federer si imporsi per l'ottava volta a Basilea. Nel torneo di casa aveva perso due finali di fila contro Del Potro, ma stavolta ha gestito meglio la partita, pur dovendo rimontare un break di svantaggio nel terzo set. Raggiunta quota 95 titoli: staccato Ivan Lendl.

Non solo classe, ma soprattutto tanta testa e tanto cuore. Classe, testa e cuore: sono questi i colori della vittoria di Roger Federer a Basilea, laddove è nato e dove ha preso forma il sogno di diventare un campione. Per lui è l'ottava affermazione in questo torneo, il settimo in stagione e il numero novantacinque in carriera. Non è una vendetta contro il suo amico Juan Martin Del Potro, che l'aveva sconfitto nelle due precedenti finali alla St.Jakobshalle. La vendetta si riserva ai nemici, semmai è stata una rivincita sportiva. Ma è un'altra dimostrazione di superiorità, dopo la cocente sconfitta allo Us Open, forse unica nota dolente della straordinaria stagione dello svizzero. La finale è durata due ore e mezza, ma Federer avrebbe potuto chiuderla molto prima. Eppure, in una giornata in cui il servizio ha funzionato poco e si è spesso distratto, ha anche rischiato di perderla. Cominciamo dalla fine: Roger ha appena pareggiato il computo dei set ma inizia il terzo nel peggiore dei modi. Sul 30 pari mette a fila due errori sotto rete, surreali, che regalano il break a Del Potro. Sembra il simbolo della resa. Sembra, perché chi non ha più benzina è proprio l'argentino. Da lì in poi, Roger si sveste di tutti i timori. Abbandona l'indolenza di una giornata non propriamente perfetta e ritrova rabbia, lascia andare il braccio, libera i colpi senza troppi pensieri. E Delpo non può che ammainare bandiera bianca.

TITOLO NUMERO 95
Quattro giochi di fila e arrivo a braccia alzate, col punteggio di 6-7 6-4 6-3, con pubblico festante e raccattapalle sorridenti in attesa di stringergli la mano. Se il terzo set è scorso via veloce, nei primi due è stato Roger a fare il bello e cattivo tempo. Nel primo, ha sciupato per ben due volte un break di vantaggio e nel tie-break ha buttato via tutto dopo essere stato avanti 3-0. Perso il primo set, Roger prova ad immolarsi all'altare argentino anche nel secondo: offre occasioni nel terzo e nel quinto gioco, dopo aver gettato alle ortiche la sua, di possibilità, con un rovescio non degno del suo nome. Poi comincia la lezione. Il passante di dritto gli regala i punti, spesso sublimi, decisivi per l'impennata finale. Dal 4 pari del secondo set, tolto il primo game del terzo, c'è un solo uomo in campo. Un uomo, di 36 anni, che non smette più di sorprendere. “Vorrei arrivare alla tua età con questa forma. Ma credo non accadrà”. Sono le parole di Del Potro, a fine partita, che valgono più del trofeo sollevato da Roger. Ma se l'argentino dovrà andare a Parigi Bercy se vuole sperare di agganciare un posto al Masters, sembra proprio che Federer lasci perdere. “Ti auguro il meglio per Bercy e poi spero di vederti a Londra” ha detto durante la premiazione, in una specie di forfait indiretto. Intanto ha già raccolto il titolo numero 95, che gli permette di superare Ivan Lendl nella classifica dei più titolati di sempre e occupare la seconda posizione, in solitaria, alle spalle di Jimmy Connors. La tripla cifra è sempre più vicina. Per il resto, chissà.

ATP 500 BASILEA – Finale
Roger Federer (SUI) b. Juan Martin Del Potro (ARG) 6-7 6-4 6-3

CIRCUITO ATP – I PIU' TITOLATI
Jimmy Connors – 109
Roger Federer – 95
Ivan Lendl – 94
John McEnroe – 77
Rafael Nadal – 75