Roger Federer è arrivato a Rotterdam nel pomeriggio di domenica, con circa 72 ore d'anticipo sul suo match d'esordio. "Potevo restare a casa un altro giorno – ha detto – ma voglio preparare il torneo al meglio". Per conquistare i 156 punti che lo separano dal n.1 ATP dovrà vincere tre partite. Dovesse farcela, aggiungerebbe altri tre record preziosi al suo infinito palmarés.Il sito ATP titola “Man On A Mission…”, e non poteva usare parole migliori. Più che un torneo, Roger Federer a Rotterdam ha di fronte una missione, anzi, la missione per eccellenza per ogni giocatore di tennis: conquistare il primo posto della classifica mondiale. È il sogno di tanti, ma solo in pochissimi lo possono coronare. Lui ce l’ha fatta la prima volta il 2 febbraio del 2004, dopo il suo primo titolo all’Australian Open, e dopo essere salito in vetta anche nel 2009 e nel 2012 (per un totale da record di 302 settimane nell’Olimpo), ci riprova a oltre quattordici anni dalla prima volta, con la scelta last-minute di partecipare all’Abn Amro World Tennis Tournament, primo ATP 500 della stagione. Nel 2017 della rinascita Federer ha detto tante volte che la vetta della classifica ATP non era una priorità, ma non ci era mai arrivato così vicino. La sesta vittoria a Melbourne l’ha portato a soli 155 punti da Nadal: troppo pochi per non farci un pensierino. “Dopo l’Australian Open – ha raccontato il campione svizzero nella sua prima conferenza stampa a Rotterdam – ho iniziato a pensarci. Il mio team mi ha appoggiato e perciò voglio farci un tentativo. Devo metterci il cuore e provarci”. Dovesse farcela, a 36 anni e mezzo diventerebbe il più anziano leader di sempre del ranking ATP, superando i 33 anni di Agassi, e sarebbero un record anche i 5 anni e 106 giorni trascorsi dall’ultima volta che è stato in vetta, senza parlare degli oltre 14 dalla prima. Ma più che le statistiche, conta l’aspetto emotivo: il suo ritorno al comando sarebbe la giusta conclusione alla favola ricominciata nel 2017, quando sembrava pronto alla pensione. “Se mi avessero detto che avrei vinto un altro Slam sarei stato l’uomo più felice del mondo. Nel 2016 Andy e Novak stavano dominando, e sapevo che Nadal sarebbe tornato. Non ci avrei mai creduto, invece di Slam ne ho vinti altri tre”.
PER IL N.1 SERVONO TRE VITTORIE
Federer è arrivato in città domenica intorno alle 18, accompagnato dal solo Ivan Ljubicic, e si è subito diretto all’Ahoy per la prima sessione d’allenamento, con l’olandese Thiemo De Bakker, in tabellone grazie a una wild card. Per tornare al numero uno Federer ha bisogno dei 180 punti della semifinale, quindi di vincere tre incontri. Il primo lo giocherà mercoledì contro Ruben Bemelmans, con uno fra Kohlschreiber e Khachanov ad attenderlo in caso di vittoria, mentre lo scontro decisivo per la semifinale potrebbe essere col suo grande amico Stam Wawrinka. “Non fa differenza l’avversario – ha detto Federer – ma sono contento di avere Stan nella mia parte di tabellone. Punto a tornare numero uno, quindi mi piacerebbe che non succedesse in maniera banale, visto che sarebbe un traguardo incredibile”. Quello olandese non è mai stato un appuntamento particolarmente fortunato per il campione di Basilea: in otto partecipazioni ha vinto il titolo solamente due volte (2005 e 2012), e nella sua ultima partecipazione fu sbattuto fuori nei quarti di finale da un sorprendente Julien Benneteau. Tanto che il ricordo più bello che si porta nella memoria risale addirittura al 1999, ben diciannove anni fa. A soli 17 anni arrivò ai quarti di finale, sfiorando l’impresa col numero 2 del mondo Yevgeny Kafelnikov. “Quell’anno – ha ricordato – i quarti di finale raggiunti prima a Marsiglia e poi qui mi fecero fare un bel salto avanti in classifica. Sono felice di tornare qui dopo il 2013, in un impianto che mi sembra enormemente migliorato. Visto che non giocherò prima di mercoledì sarei potuto restare a casa un giorno in più, ma ho deciso di venire il prima possibile per prepararmi nel modo migliore. Io e il mio team vogliamo goderci questa grande sfida. Siamo pronti”.
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