Nella finale del mondiale di rugby giocatasi lo scorso sabato a Parigi e che ha visto trionfare il Sudafrica sulla Nuova Zelanda, gli Springboks hanno potuto contare su un sostenitore d’eccezione

Lo scorso sabato, a Parigi, tra gli 81.338 spettatori che hanno affollato lo stadio Saint Denis per la finale del mondiale di rugby tra Sudafrica e Nuova Zelanda (vinta dai primi per 12 a 11), pescato dalle telecamere in più di un’occasione, accompagnato dai 4 figli e inequivocabilmente impegnato a tifare Springboks, c’era anche Roger Federer.

Legato al Sudafrica per parte di madre (la mamma, Lynette, è infatti originaria di Germiston), Roger si è sempre dichiarato orgoglioso delle sue origini. Del suo rapporto particolare con il continente africano, Federer aveva parlato a lungo in occasione dell’esibizione con Rafa Nadal a Città del Capo, nel febbraio del 2020, in un’intervista all’Equipe…

«Quando arrivo qui, mi sento felice. Non è solo il Sudafrica. È l’Africa in generale. È tutto il continente che mi fa questo effetto. Quando vado in Zambia, Namibia, Malawi (per la sua Fondazione lanciata nel 2003, ndr), non so come spiegarlo, ma mi sento molto legato a quei Paesi. Ti sembra di essere da un’altra parte. C’è un rapporto diverso con il tempo. Le persone sono diverse. Molto calorose, molto aperte. È qualcosa che amo e sento che mi tocca profondamente».

L’incontro con Siya Kolisi, capitano della nazionale di rugby, era avvenuto proprio in quell’occasione.

«Mi ha regalato la maglia degli Springboks. Mi ha commosso. Mi è piaciuta molto. Con il numero 8, perché è il mio numero preferito. Il giorno prima mi ha dato anche la sua n.6 e gli ho chiesto se voleva che indossassi quella per l’esibizione. Ma lui non vuole mettersi in mostra. È un grande personaggio, pensa come una squadra. Onestamente, è un ragazzo favoloso. La sua storia è incredibile. È fonte di ispirazione. Ha un carattere molto forte, è una persona generosa e semplice. Kolisi conosce il suo ruolo, ne conosce l’importanza. Gli capitano molte cose tra le mani, ma lui sa come gestire tutto alla perfezione».

Federer ha poi ricordato i viaggi con i genitori in Sudafrica: «Ho trascorso molti bei momenti qui, ho fatto alcuni viaggi molto belli. Alla fine del 2000 sono stato a Hermanus, Plattenberg Bay, Joburg e Città del Capo. Avevo appena conosciuto Mirka, ma avevo già organizzato la vacanza con i miei genitori, quindi quella volta non venne. Qualche anno dopo però abbiamo fatto un safari insieme».

Un legame, quello con le terre del sud, che ha naturalmente influenzato il carattere di Federer, diviso dall’anima svizzera, più precisa e meticolosa, e da quella sudafricana, più accogliente e genuina. Chissà che non sia stato anche questo originale mix a far diventare Roger il tennista più amato di sempre.