WIMBLEDON – Roger Federer non nasconde la sua delusione: “Ho impiegato tre set e mezzo per capire come rispondere, ho perso per questo”. Ma il sorriso torna presto: “Che bello avere la famiglia accanto. Posso ancora fare grandi cose”.
Di Alessandro Mastroluca – 7 luglio 2014
Era la sua 25esima finale Slam. Eppure Roger Federer ha dimostrato che non si accontenta ancora, che il sacro fuoco della passione non è ancora spento, che a dispetto di chi lo ritiene freddo lui vive per competere. E che anche al 35esimo confronto diretto con Djokovic ci può essere ancora qualcosa da imparare. Perché quando ami davvero qualcosa, cerchi sempre di ottenere il meglio. Chiamatela, se volete, ricerca della perfezione. “Non capivo perché non riuscivo a brekkare, perché non riuscivo a creare abbastanza opportunità per farlo – ha spiegato in conferenza stampa – non arrivavo mai sul 15-30 o sul 30 pari, così Novak era sempre libero al servizio, poteva rischiare sulla seconda. Penso che questo sia stato il mio più grande problema. È qui che secondo me ho perso la partita. Ho servito bene per tutto il match, ma se avessi risposto meglio, se avessi capito prima cosa fare, sarebbe potuta andare in un altro modo. Solo dal quarto set, quando mi sono ritrovato con un break da recuperare, ho capito meglio come rispondere. Ho continuato a crederci, ho continuato a giocare un tennis d'attacco. Sono contento che in certi momenti abbia funzionato. Ovviamente sono deluso che non sia bastato per vincere”. La delusione, però, è svanita presto. “E' sempre speciale giocare una finale a Wimbledon. Ed è ancora più memorabile giocarla con tua moglie e i tuoi bambini a vederti. È questo che mi ha emozionato di più. La felicità di vedere la mia famiglia, l'ovazione che ho ricevuto dal pubblico mi hanno fatto sentire subito meglio”. Non tanto subito, però. “Dopo la partita ho incontrato William e Kate, che hanno fatto il tifo per me. Non ero molto presentabile, ero comunque molto triste appena uscito dal campo, penso che sia stato un bel po' imbarazzante per tutti e tre”.
“PENSO POSITIVO”
La rimonta da 2-5 a 7-5 nel quarto sembrava la svolta del match, l'allineamento dei pianeti, l'epifania di una congiuntura astrale per riscrivere la storia. Il quinto, però, ha cambiato finale. “E' stato molto equilibrato. Per Novak era importante tenere uno o due turni di battuta, così come per me era fondamentale non subire il break. Penso che nessuno di noi due sia calato nel quinto. Ho provato ad andare un passo alla volta, step by step, ho avuto la mia chance sulla palla break, e mi sarebbe piaciuto vedere cosa sarebbe successo se avessi tirato il passante, se gli avessi fatto giocare una volée difficile. Ma merito a lui per aver giocato due dritti pesanti ed essere coraggiosamente venuto a rete. Anch'io ho provato a fare lo stesso, a venire avanti quando contava di più, ma sfortunatamente alla fine ha vinto lui”. Nonostante la sconfitta, il modo in cui è maturata lascia più ottimismo che rimpianti, più certezze che dubbi. “Sono felice di come ho giocato in queste settimane. Ho vinto Halle, sono tornato in finale qui, ho giocato a lungo un tennis molto solido. È stato un periodo molto positivo, anche se chiaramente è dura perdere una finale in questo modo. Però ho giocato alla mia maniera, sono soddisfatto. È stato un match di altissimo livello, anche Novak ha giocato un tennis estremamente aggressivo, non credo che possa esprimere un gioco ancora più offensivo. Comunque, sono davvero felice di vedere che quando sto bene, quando mi sento a posto, posso ancora giocare partite così. E questo mi fa pensare che sia solo un momento, un passaggio, che in futuro potrò fare ancora grandi cose”.
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