di Giorgio Spalluto
Il 2011 di Roger Federer si apre così come si era concluso, ossia con una vittoria. Questa volta a inchinarsi alla sua immensa classe non è stato come a Londra, Rafael Nadal, bensì il giustiziere di quest’ultimo in semifinale, quel Nikolay Davydenko che proprio a Doha lo scorso anno centrò l’ultimo dei suoi 20 successi in carriera. Quel titolo era giunto sconfiggendo uno dopo l’altro Karlovic, Federer e, in finale, Nadal, al termine di una finale rocambolesca in cui Rafa vinse il primo set 6-0, mettendo in mostra il miglior tennis da lui mai giocato su una superficie veloce, per poi perdere al terzo set, dopo che nel secondo parziale aveva addirittura mancato due matchpoint.
In questa edizione a “Kolya” non è riuscito lo stesso scherzetto dello scorso anno. Tornato dopo molti mesi ai livelli di gioco che gli competono e che nulla hanno a che spartire con l’attuale classifica di numero 22, il russo ha ritrovato e battuto nei quarti Karlovic, prima di sconfiggere nuovamente in semifinale un Rafael Nadal comunque menomato, confermandosi l’unico giocatore in attività contro cui il numero 1 del mondo ha un bilancio negativo, tra quelli che lo spagnolo ha affrontato più di una volta.
Nell’ultimo atto, però, “Mr. Playstation”, così come fu soprannominato da Del Potro durante il Masters 2009, ha dovuto arrendersi dinanzi alla straordinaria dimostrazione di forza di un Roger Federer che ha elevato il suo livello di gioco in maniera considerevole nel corso di un torneo, chiuso senza perdere alcun set, ma in cui aveva rischiato grosso all’esordio contro lo sconosciuto olandese Schoorel, incapace di concretizzare nessuno dei 3 setpoint consecutivi a disposizione.
Il match odierno ha avuto meno storia di quanto non dica il punteggio di 6-3 6-4. L’incontro è stato deciso dai due parziali con cui Federer ha aperto e chiuso le danze: 12 punti a 3 nei primi tre giochi, 12-1 negli ultimi tre. In entrambe le occasioni, Davydenko ha ceduto a zero il proprio turno di battuta, smarrendo colpevolmente la prima di servizio. Come era successo sia nella semifinale contro Tsonga, che nei quarti contro Troicki, Roger non ha concesso alcuna palla break, confermando i progressi al servizio già palesati sul calare della scorsa stagione.
Il russo ha fatto quello che ha potuto, contenendo i danni soprattutto sul finire del primo set quando, sotto 2-5, ha annullato ben 6 setpoint, grazie a quattro servizi vincenti. Il game più lungo del match non rovescia l’inerzia del set (chiuso 6-3 in favore dello svizzero) ma serve a ridare nuova linfa al russo che in apertura di seconda frazione sembra riuscire a difendere i suoi turni di battuta con una certa facilità. Almeno fino al 4-4. Quando il gioco si fa duro, la prima di Davydenko sparisce dal campo, dando via libera allo svizzero che fa la differenza proprio con la percentuale di punti vinti sulla seconda di servizio: 76% Roger, 31% Nikolay.
Al compagno di Irina non riesce l’impresa di diventare l’unico giocatore ad aver battuto per 3 volte nello stesso torneo sia Nadal che Federer dopo le “doppiette” del Masters 2009 e Doha 2010. Poco male, l’importante è essere tornato a recitare un ruolo da protagonista nel gotha del tennis mondiale. L’attuale ranking fasullo lo renderà una vera e propria mina vagante a Melbourne dove lo scorso anno s’issò fino ai quarti, mettendo alle corde per più di un’ora lo stesso Federer che si ritrovò sotto di un set e un break, prima di un incredibile parziale di 13 giochi consecutivi in suo favore, che annichilì le velleità di successo del russo.
Roger può festeggiare il 67° titolo in carriera, il terzo in Qatar dopo i successi del 2005 quando superò Ivan Ljubicic e del 2006 quando si liberò in finale di Gael Monfils. Se il buongiorno si vede dal mattino, per Roger e i suoi tifosi, il 2011 si prefigura davvero avvincente.
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