Termina agli Internazionali d'Italia la carriera di Roberta Vinci, capace di far innamorare mezzo mondo di un tennis unico nel suo genere. La tarantina perde contro Aleksandra Krunic e si gode il grazie del Pietrangeli, pienissimo per la sua festa. Alle lacrime "Robi" preferisce i sorrisi, e chiude a modo suo, scherzando: "Da domani sono in vacanza". Ci mancherà.Chissà quante volte se l’era immaginato, Roberta Vinci, questo giorno. Da quando lo scorso novembre ha deciso che avrebbe chiuso la carriera agli Internazionali d’Italia, ogni allenamento era finalizzato al suo ultimo incontro da tennista professionista. Un pensiero fisso in testa, col sogno che potesse diventare una festa, indipendentemente dal punteggio. E una festa è stata, sin dal suo ingresso in campo. Accolta dal boato dello Stadio Pietrangeli non riusciva proprio a smettere di ridere. Semplicemente, come ha ribadito più volte nel suo discorso d’addio, era felice. Felice di aver lasciato un segno indelebile nella storia del tennis italiano. Felice di aver assiepato sin dal mattino centinaia e centinaia di persone sui gradoni di marmo dello stadio più affascinante del mondo, pronti ad ammirarla un’altra volta. E felice di voltare pagina dopo una vita interamente dedicata a quella maledetta pallina, che le ha regalato soddisfazioni in ogni angolo del mondo. Il sorteggio romano le ha messo di fronte un’avversaria difficile come Aleksandra Krunic, lucky loser ma vittoriosa in tutti i tre precedenti, nel 2015 magico di Robertina, ed è finita 2-6 6-0 6-3 per la serba, brava dopo un ottimo primo set dell’azzurra a far riemergere le varie difficoltà (sportive) che hanno accompagnato negli ultimi mesi il tour di addio della 35enne di Taranto. Il sogno di vederla finalmente domare un torneo che l’aveva vista arrivare una sola volta agli ottavi di finale c’era, alimentato dal primo set e tornato vivissimo quando si è risvegliata nel terzo, risalendo da 1-3 a 3-3. Ma è stata l’ultima fiammella della sua carriera. Pazienza. Stavolta il punteggio contava meno di zero, l’importante era godersi l’ultima volta come se fosse la prima, sentire per l’ultima volta l’affetto di un pubblico innamorato tanto della sua personalità quanto di un tennis meraviglioso, di quelli che non si vedono (e vedranno) più.
VENTUN'ANNI DI VITTORIE E SORRISI
Solitamente, ogni ritiro porta con sé un po’ di amarezza e qualche lacrima, e anche un pizzico di perplessità, perché finisce una vita e ne inizia un’altra. Roberta, invece, il suo addio lo voleva pieno di sorrisi e di ricordi dolci, con mamma Luisa, papà Angelo e il fratello Francesco in prima fila, insieme ai ragazzini del suo Ct Taranto. Dopo l'abbraccio con la Krunic ha indossato un giacchetto bianco col suo nome sulla schiena, è corsa al suo angolo e poi e si è goduta il filmato preparato ad hoc per salutarla, con le immagini di buona parte dei trionfi di una carriera impreziosita da dieci titoli WTA in singolare e 25 in doppio, compresi tutti i quattro tornei del Grande Slam. Più quattro Fed Cup con l’Italia. Ad aprire il video c’erano le immagini della prima, nel 2006 contro il Belgio, mentre la chiusura non poteva che essere con la finale dello Us Open, il punto più alto della vita sportiva della Roberta tennista, ma anche del personaggio Vinci. Di quella ragazza normale che inizia il suo discorso d’addio a bassa voce, ringraziando tutte le persone importanti incrociate lungo il percorso che l’ha resa una delle quattro tenniste azzurre più forti di tutti i tempi, ma a un certo punto si lascia andare. Alza la voce, e tira fuori tutta la sua genuinità, strillando un lungo grazie e pronunciando frasi come “da domani sono in vacanza”, o “non ne potevo più”, condite da tante risate. Dette da qualsiasi altra tennista avrebbero fatto un effetto diverso, ma Roberta è così, il pubblico italiano lo sa e la apprezza anche per questo, da ventun’anni. Ventuno come le rose rosse che le ha consegnato il presidente FIT Angelo Binaghi, proprio a simboleggiare tutte le stagioni trascorse nel circuito mondiale, dal 1997 a Galatina al 2018 al Foro Italico. Peccato non aver visto alla sua festa le amiche e compagne di una vita: Sara Errani (che giocava il doppio in contemporanea), Francesca Schiavone e Flavia Pennetta, e anche lo storico coach Francesco Cinà. Una come Roberta meritava che ci fossero proprio tutti, ma resta una piccola nota stonata in un concerto di emozioni. E mentre a lei, forse, il tennis non mancherà, si può star certi che una come lei mancherà al tennis. Parecchio.
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