FED CUP – La Vinci ci regala l’1-0 con una clamorosa rimonta sulla Panova. Pur sofferente, ha cancellato 4 matchpoint alla russa e si impone dopo oltre 3 ore di gioco.
Roberta Vinci ha annullato 4 matchpoint prima di battere Alexandra Panova
Dall’inviato a Cagliari, Riccardo Bisti – 2 novembre 2013
Il match tra Roberta Vinci ed Alexandra Panova è già un classico. Oggi rappresenta "soltanto" il primo punto della finale 2013, che avvicina (e molto) l’Italia al suo quarto successo, ma tra anni ricorderemo ancora questo frullato di emozioni durato 3 ore e 13 minuti, in cui Roberta ha annullato quattro matchpoint prima di imporsi con il punteggio di 5-7 7-5 8-6. Si è visto tutto quello che ci si attende da un match a squadre. E’ mancata la qualità, va bene, ma in certi momenti è l’ultima cosa che conta. La Panova ha giocato la partita della vita. Non potrebbe essere altrimenti per una ragazza che non vantava nemmeno una vittoria su una top-30. Eppure, a suon di dritti vincenti e una condotta tattica più o meno diligente, si è portata sul 7-5 5-2, spegnendo gli entusiasmi dei 5.000 del TC Cagliari, un pubblico corretto e appassionato che ha riempito all’inverosimile il Campo Centrale sin dalla cerimonia inaugurale, in cui sono stati premiati Corrado Barazzutti e Diego Nargiso per i loro trascorsi in Coppa Davis. In quel “maledetto” (per lei) ottavo game del secondo set, la Panova ha buttato via tre matchpoint, ma ancora non sapeva cosa sarebbe successo nella successiva ora e mezza. La partita è diventata un dramma fisico, tecnico e soprattutto mentale. Quando è andata a a servire sul 5-4, Alexandra ha buttato quattro palle in rete, due di dritto e due di rovescio. L’emblema del ‘braccino’ tanto teorizzato nei libri di psicologia. Ogni game è stato un’emozione, ogni punto era una battaglia. Ma la Vinci, dolorante ai cervicali prima e alla coscia sinistra dopo, sembrava avere preso in mano la partita. Si è aggiudicata sette game consecutivi, volando sul 2-0 nel terzo. Per rendere l’idea del vento che spirava su Cagliari, nei primi due game del terzo set la Panova non ha fatto un solo punto. Nemmeno il cambio d’abito, da una canottiera rossa a una bianca, sembrava aver rimesso in sesto il cortocircuito mentale.
Ma era destino che questa partita sarebbe finita nella storia della Fed Cup. Continuando a martellare, nel testardo tentativo di venire a capo delle trame assassine della Vinci, la Panova è tornata prepotentemente in partita, infilando un parziale di 12 punti a 2 (!) che l’ha riportata al comando. A quel punto, Italia-Russia è diventato cuore, disordine, paura. In tribuna, le giocatrici azzurre erano scatenate. Flavia Pennetta, Karin Knapp e una Francesca Schiavone piombata a sorpresa a Cagliari, si spostavano a ogni cambio di campo dal lato dove giocava la Vinci. La incitavano come se fossero ultras qualsiasi, sbarcati casualmente dalla curva dello Stadio Sant’Elia. A un certo punto, si sono prese pure un rimbrotto del giudice arbitro, il tedesco Soren Friemel. Sul 3-2, la Vinci si intrufolava sul 3-3 ma poi perdeva due giochi consecutivi, sempre dopo essere stata avanti 30-0. Un’altalena mostruosa, tipica del tennis femminile. Sul 5-4, “Sasha” è andata di nuovo a servire per il match. Finisce sotto 0-40, vince quattro punti di fila e si procura un altro matchpoint. Sarebbe stato l’ultimo. Roberta va a rete, alla spera in Dio, e viene premiata da un passante in corridoio. A quel punto, pochi pensavano che Roberta si sarebbe fatta sfuggire la vittoria. In realtà, c’è stato ancora pathos. Il crampo alla coscia sinistra si è fatto ancora più acuto, tanto che il game sul 6-6 l’ha vista 0-30 sul proprio servizio e incapace di servire. Nonostante tutto, Choker-Panova non ne ha approfittato e ha ceduto al game successivo, al secondo matchpoint, sparando in corridoio uno schiaffo al volo di rovescio.
Grande gioia per la Vinci, incapace di esultare con vigore perché distrutta dalla stanchezza. Se tutto va come previsto, probabilmente non dovrà più scendere in campo. E’ una bella fortuna, poiché lo 0-1 avrebbe scompigliato le carte di questa finale. Saremmo rimasti favoriti, ma avremmo vissuto un pathos diverso. La Panova non è una campionessa e non la sarà mai. Ci ha fatto capire come mai non è ancora entrata tra le top-100, nonostante abbia tre fondamentali più che sufficienti. Al suo gioco, in generale, manca la qualità. Oggi voleva capire se aveva il cuore e il coraggio. Purtroppo per lei, le è mancato qualcosa. Dopo questo weekend, tornerà nel dimenticatoio della pre-season e dei tornei ITF. Chissà cosa le lascerà questa sconfitta. Nascerà una nuova giocatrice, o la sua carriera è stata definitivamente affossata?
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