Ekaterina Makarova trova una buona giornata con il dritto, il suo colpo meno sicuro, e supera in due set la tarantina. Punta a confermare i quarti dell’anno scorso, mentre Roberta ripartirà dal doppio.
Di Riccardo Bisti – 21 gennaio 2015
La Rod Laver Arena porta bene a Roberta Vinci. In fondo, ci ha alzato per due volte un trofeo e ha la legittima speranza di fare il tris, visto che con Sara Errani forma una coppia quasi imbattibile. Ma il doppio è un’altra cosa. In singolare, l’avventura della tarantina è terminata al secondo turno per mano di Ekaterina Makarova, una bionda russa che a 26 anni si è scoperta grande, entrando per la prima volta tra le top-10 dopo una carriera da immediato rincalzo. Ottima doppista, una serie di buoni risultati proprio in Australia l’hanno convinta a provarci anche in singolare. Capitò qualcosa del genere anche a Samantha Stosur (che pure ebbe la spinta decisiva a causa di un brutto male, la Malattia di Lyme). Chissà che il percorso non possa avere un finale analogo, con una vittoria Slam. Se c’è un torneo dove può farcela, beh, è proprio l’Australian Open. Da quattro edizioni non perde prima degli ottavi, e ha centrato per due volte i quarti. E’ sulla buona strada anche quest’anno, dopo il 6-2 6-4 che ha interrotto la corsa della tarantina. Le sensazioni della vigilia facevano pensare a un risultato del genere, anche se i precedenti dicevano 2-2 e Roberta aveva vinto l’ultimo, pochi mesi fa a Pechino, in condizioni non troppo diverse. La chiave del match è stata il dritto della Makarova. Dei due fondamentali della russa è certamente il meno sicuro, il più soggetto a errori gratuiti. Roberta lo sapeva e l’ha spesso stuzzicata da quella parte, attaccandola anche da molto lontano. I risultati non sono stati positivi: azzeccati i primi 2-3 passanti, la Makarova ha preso fiducia ed è diventata un muro.
SI RIPARTE CON IL DOPPIO
E pensare che il match era iniziato bene, con un break immediato. Sul 2-0 Vinci, tuttavia, la partita è cambiata rapidamente. Sei giochi consecutivi per la Makarova l’hanno indirizzata inesorabilmente. L’impressione è che Roberta abbia pagato i regolamenti ITF, che a differenza di quelli WTA impediscono ai coach di scendere in campo. Un colloquio chiarificatore con Francesco Cinà, forse, le avrebbe dato la scossa giusta. Qualche chance è arrivata in avvio di secondo. Si è trovata per due volte 0-30 sul servizio della russa (sull’1-0 e sul 2-1 in suo favore), ma non ha sfruttato l’occasione, anche per un’inferiorità tecnico-tattica acuita dalle condizioni di gioco, ideali (soprattutto mentalmente) per la Makarova. A quel punto, Roberta ha incassato una terribile serie di 15 punti consecutivi in risposta. Inevitabilmente arrivava un break, e tanto bastava alla moscovita per sigillare il terzo turno. Per lei, che ricorda Steffi Graf nei lineamenti del viso e Monica Seles nel movimento del servizio, ormai non basta più. Ekaterina vuole di più. Adesso avrà un match molto complicato contro Karolina Pliskova, una delle giocatrici del momento. La ceca le proporrà un tennis completamente diverso, ma un’aspirante top-player non può permettersi di perdere. Anche perchè l’eliminazione della Ivanovic le ha spalancato il tabellone e un piazzamento nei quarti è tutt’altro che impossibile. La Vinci resta a Melbourne per difendere il titolo di doppio insieme a Sara Errani. Anche per lei il prossimo ostacolo sarà rappresentato dalla Pliskova, che fa coppia con la slovacca Anna Schmiedlova. Tra una decina di giorni potrebbe tornare sulla Rod Laver Arena, magari con un altro spirito. E una coppa da sollevare.
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