La Vinci è l'unica italiana con concrete chance di andare molto avanti, almeno in singolare. Nel 6-2 6-1 contro Irina Falconi ha mostrato un livello molto simile al suo miglior tennis. Se continua così, nulla le è precluso. Williams e Sharapova vanno di corsa, Kuznetsova KO. 

Se abbiamo una speranza di grandezza all'Australian Open, almeno in singolare, la cartuccia migliore si chiama Roberta Vinci. Tra uomini e donne, soltanto tre italiani su otto sono approdati al secondo turno e Roberta è l'unica ad avere concrete chance di seconda settimana. Intanto ha fatto il suo dovere al secondo turno, rispedendo a casa Irina Falconi con un netto 6-2 6-1. E' stata una Vinci perfetta, autorevole, facilitata dal gioco dell'avversaria ma davvero consapevole del suo nuovo status. L'opinione pubblica dimentica in fretta, ma nello spogliatoio sanno benissimo che la tarantina è arrivata in finale nell'ultimo Slam, quattro mesi fa a New York. Per questo aveva destato un certo scalpore la scelta degli organizzatori di collocare il suo match d'esordio sul Campo 13, sotto i raggi ultravioletti del sole australiano. Lei non ha fatto polemica, sorridente come sempre, ma si sono accorti dello sgarro e per il secondo turno l'hanno spedita nella confortevole Hisense Arena, inaugurata nel 2001 quando era ancora sponsorizzata da Vodafone prima di prendere il nome attuale. Giocare sui tre campi principali è un bel vantaggio, giacché hai la certezza che il programma si snoderà regolarmente. Non importa se piove o c'è un sole da infarto: basta premere un bottone e il tetto copre la testa di pubblico e atleti. E' andata così nella terza giornata dell'Australian Open 2016, dove ha piovuto fino alle 10.45 rimandando l'inizio degli incontri. Al contrario, tutto regolare sui principali grazie al tetto e all'aria condizionata. A dire il vero, Roberta ha giocato comunque sotto il sole perché la temperatura è tornata nei ranghi mentre Kateryna Bondarenko batteva (a sorpresa) Svetlana Kuznetsova. E così hanno riaperto il tetto. Ma lei, cresciuta nel caldo della Puglia, non ha avuto problemi a gestire l'americana Irina Falconi, la più ispanica tra le giocatrici americane. E' nata in Ecuador, vi è ancora molto legata e parla un ottimo spagnolo proprio come Christina McHale (la cui madre è cubana).


TABELLONE AMICO E UNA SUGGESTIONE…

Roberta ha vinto per due volte l'Australian Open di doppio, sempre insieme alla Errani, ma in singolare non ha mai combinato granché. In dieci apparizioni era arrivata solo tre volte al terzo turno (2006, 2010 e 2013) e stavolta ha tutta l'intenzione di andare avanti. Al prossimo turno se la vedrà contro la tedesca Ana Lena Friedsam, forse una delle meno avvenenti del tour. Ma la bellezza, vivaddio, non scende in campo. Per questo, Roberta dovrà prestare massima attenzione in vista di un possibile ottavo di finale che la logica la metterebbe contro Agnieszka Radwanska, una delle giocatrici più in forma. Sempre che emerga dal delicato match di questa mattina contro la rediviva Eugenie Bouchard. Il tabellone è amico della Vinci, poiché la possibile avversaria di terzo turno (Sloane Stephens) è malamente inciampata al primo turno. E' anche dalle piccole fortune che si costruisce un grande torneo. Chiudendo il rubinetto della razionalità e iniziando a sognare, il tabellone la condurrebbe dritta verso una semifinale contro Serena Williams. Proprio come in quel magico 11 settembre a New York. Ma certi discorsi li possiamo fare noi, mentre lei e coach Francesco Cinà dovranno pensare alla Friedsam, ottima semifinalista a Shenzhen (e sconfitta solo dalla Radwanska). Non ci sono precedenti, ma il tennis inusuale di Roberta e la sua ottima condizione atletica dovrebbero essere sufficienti. Senza dimenticare l'aura di finalista Slam, che si è sentita forte e chiara nell'oretta in cui ha mandato a ripetizione la Falconi. Perfetta con il dritto, perfida con il rovescio, ha stroncato la partita in due quando ha infilato un parziale di 22 punti a 1 dal 4-2 e 40-40 al 6-2 3-0. La Falconi sa giocare di tocco, non è nemmeno troppo a disagio nel tirare lo slice, ma proprio per questo il divario è parso ancor più imbarazzante. Ogni giornata è una storia a sé, ma questa Vinci è una giocatrice da seguire. E non solo per noi.


SVETLANA E LA MALEDIZIONE DELL'HISENSE ARENA

Dopo l'eliminazione-shock di Simona Halep, il tabellone femminile è ripartito senza scossoni. Serena Williams e Maria Sharapova hanno liberato il campo molto presto, perdendo in tutto sei giochi contro Sasnovich e Hsieh e spedendo in campo Roger Federer nel primo pomeriggio. Vittoria piuttosto facile anche per Belinda Bencic, mentre l'unica sorpresa l'ha firmata Kateryna Bondarenko. Non c'era nulla che facesse presagire un successo contro la Kuznetsova, imbattuta da sei partite e vincitrice a Sydney. Invece "Sveta" ha incredibilmente ceduto alla numero 92 WTA, che al contrario era reduce dalla sconfitta al primo turno delle qualificazioni di Hobart. Insomma, una grande sorpresa. Ancora maggiore se pensiamo che la Kuznetsova, sotto 6-1 4-1, aveva artigliato il 5-5 nel secondo set e si pensava che il match avrebbe potuto girare. Invece l'Hisense Arena continua a portarle sfortuna: sullo stesso campo, cinque anni fa, perse la storica partita di 4 ore e 44 minuti contro Francesca Schiavone. Certe maledizioni restano per sempre.

 

AUSTRALIAN OPEN 2016 – TABELLONE FEMMINILE