FED CUP – Il cuore di Roberta Vinci ha scacciato la paura e ha portato l’Italia in finale. Sull’orlo del precipizio, ha trovato la forza per battere Lucie Safarova e regalarci il punto del 3-1. 
L’Italtennis esulta: stavolta la protagonista è stata Roberta Vinci

Dall’inviato a Palermo, Riccardo Bisti – 22 aprile 2013

 
Abbiamo avuto paura di non farcela. Abbiamo sofferto, abbiamo lottato fino all’ultima palla. La Repubblica Ceca si è attaccata fino all’ultimo soffio del respiratore, ma in finale di Fed Cup ci va l’Italia. Ed è il trionfo di Roberta Vinci, più forte della tensione e della paura di non farcela, ombra minacciosa sul campo centrale del Circolo Tennis Palermo. Nel terzo set, Roberta ha commesso errori che non le sono propri. Sembrava stanca, con la zavorra psicologica di dover di nuovo scendere in campo nell’eventuale doppio. Non deve essere stato facile giocare questo set, soprattutto dopo aver visto Sara Errani, Lucie Hradecka e Andrea Hlavackova uscire dal campo per andare a fare riscaldamento. Era una prassi, un’ovvia precauzione. Ma che paura! Invece Roberta (anzi, “Robi” come l’hanno incitata i tifosi con cori e urla) ha raschiato il barile delle energie. In quelle situazioni non c’è pubblico, capitano o compagne che possano darti la forza. Le energie le devi trovare dentro di te. Se ce l’hai. Sul 3-3 e 15-30, dopo un brutto errore di dritto, ha capito che era il momento. Ha trovato due ace di fila e ha tenuto il servizio, aggiudicandosi in scioltezza gli ultimi game. Certo, sul 5-3 c’è stato il brivido di due matchpoint annullati, ma ormai il finale era scritto. Lucie Safarova era domata. Il tabellone scriveva 6-3 6-7 6-3 per l’Italia, i cuori volavano alto, alla quinta finale di Fed Cup nelle ultime otto edizioni. I prossimi 2-3 novembre affronteremo la Russia, in casa, e saremo favoriti.
 
Ma è opportuno fare un passo indietro e raccontare di un 22 aprile vissuto pericolosamente, a partire da un pre-riscaldamento mattutino in cui la Vinci non era in palla, faticava a tenere in campo il dritto. Una volta scesa in campo, davanti a un migliaio di coraggiosi, ha ritrovato sensazioni anche grazie alle difficoltà della Safarova, mai veramente a suo agio sul rosso. Lo strappo è arrivato al sesto game, con Roberta che aveva il pregio di stancare la ceca con continue variazioni. Sul 4-2, la Safarova ha avuto una palla break, ma prima di giocarla boccheggiava, aveva gli occhioni di ghiaccio fuori dalle orbite. Normale che i due punti successivi fossero un ace e una risposta steccata. E così la festa sembrava avvicinarsi, soprattutto quando la Safarova è entrata nel vortice delle palle sparate fuori di metri. Puntuale, arrivava il break che portava Roberta sul 6-3 2-0. Ma poi è successo qualcosa. In un paio di occasioni, la Safarova ha accorciato il campo ed è riuscita a rimettere in piedi la partita. Il break del 2-2 arrivava grazie a una volèe “agricola” ma efficace. Il match cambiava, soprattutto mentalmente, perché i punti importanti finivano tutti nelle mani della ceca: sul 2-2 annullava una palla break con un servizio vincente, poi sul 4-3 firmava il break con una fiondata di dritto lungolinea, il suo marchio di fabbrica. A quel punto succedeva quel che si auguravano i cechi: il match diventava una corrida. Lucie volava a setpoint sul 5-3, ma ne bruciava addirittura due: il primo con un’avventata discesa a rete (infilata dal passante della Vinci), il secondo con un doppio fallo. E allora il match girava di nuovo: sul 5-5, la Vinci si aggiudicava un durissimo game e volava 6-5 e servizio. Sembrava tutto pronto per la festa, con gli altoparlanti che gridavano “Popopopopo” e Alessandro Rocca di SuperTennis già ai piedi della tribuna presidenziale per intervistare Angelo Binaghi.
 
Invece la Safarova giocava il miglior game di risposta della partita. Aiutata da un doppio fallo, arrivava al tie-break accompagnata da uno strillo belluino della Kvitova. Il tie-break era un monologo della Safarova: 0-1, poi 4-1, 5-2 (con una volèe irrazionale) fino al 7-2 finale che materializzava i fantasmi. Le panchine si svuotavano, le giocatrici lasciavano il campo e incombeva il timore del doppio. “A quel punto mi sono fatta forza mentalmente, pensando che se anche avessi perso, c’era la possibilità di giocare il doppio” ha detto la Vinci. Un pensiero che avrebbe fatto felice qualsiasi psicologo dello sport. Volava 2-0, si faceva riprendere sul 2-2 e poi arrivava il turning point. 3-3, 15-30 e il capolavoro. Fino alla festa finale, condita da abbracci, spruzzate d’acqua e un tuffo liberatorio in piscina. “La Vinci è stata la migliore giocatrice del weekend…rispetto alla Repubblica Ceca” ha detto Corrado Barazzutti, che si è anche detto per nulla sorpreso dal rendimento della sua giocatrice. “Roberta ha confermato quello che già sapevo: sa soffrire, ha dimostrato di essere d’acciaio”. Delusione profonda ma composta per i cechi. “Siamo andati vicini a giocarcela nel doppio di spareggio – ha detto Petr Pala – e credo che avrebbe potuto essere interessante perché il singolare è stato molto duro: se la Vinci fosse di nuovo scesa in campo, forse sarebbe stata un po’ stanca. Ma sono orgoglioso perché le mie giocatrici hanno giocato col cuore e non era facile, soprattutto dopo aver perso i primi due punti”. Termina così una striscia vincente durata esattamente tre anni, da quando Pennetta e Schiavone le matarono sulla terra del Foro Italico. Probabilmente dovremo fare di nuovo i conti con loro. Ma adesso è tempo di pensare alla Russia, a un altro titolo da conquistare.

FED CUP 2013 – SEMIFINALI

ITALIA – REPUBBLICA CECA 3-1

Sara Errani b. Lucie Safarova 6-4 6-2
Roberta Vinci b. Petra Kvitova 6-4 6-1
Petra Kvitova b. Sara Errani 2-6 6-2 6-0
Roberta Vinci vs. Lucie Safarova 6-3 6-7 6-3