L’INTERVISTA: a tu per tu con Fabio Fognini. Gli errori del passato, le trepidazioni per il presente e le speranze per il futuro. “Meglio una finale Slam che i top 15 fissi. E non romperò più racchette”.
Fabio Fognini non gioca dall'Australian Open (la foto in home page è di Antonio Milesi)
Di Riccardo Bisti – 21 febbraio 2012
La carriera di Fabio Fognini sta vivendo un periodo di transizione. Quest’anno compirà 25 anni ed ha appena cambiato guida tecnica, passando da Pablo Martin a Josè Perlas. Le qualità del coach spagnolo non si discutono, ma i problemi fisici al piede hanno impedito fino adesso di lavorare a pieno regime. “Mi porto dietro questo problema da agosto, ma solo dopo l’Australian Open abbiamo capito l’esatta origine del problema”. Adesso Fabio (oggi n. 53 ATP) è in piena fase di recupero, ma si è concesso un salto al torneo challenger di Bergamo, dove ha assistito alla finale. L’occasione per fare il punto della situazione.
Come giudichi l’inizio di stagione dei tennisti italiani?
Difficile dare un’opinione, è ancora presto. Io non mi sono piaciuto, non sono riuscito a carburare e non ho ancora espresso il mio miglior tennis a causa di questo problema. Tra gli altri, trovo che Cipolla in Australia abbia giocato molto bene, lo stesso Bolelli in Coppa Davis ha giocato un paio di set ad altissimo livello e Volandri ha fatto finale a Sao Paulo. Ma ripeto: io ho giocato appena tre tornei, gli altri poco di più…difficile esprimersi.
A fine anno chi sarà il numero 1 italiano?
Altra domanda difficile. Spero io, perché no? Al di là di questo, siamo tutti sullo stesso livello. Non credo che ci sia una grande differenza tra i top azzurri. Spesso si tratta solo di pochi punti. L’importante è stare bene con se stessi e fare del proprio meglio. A fine anno tireremo le somme.
Ultimamente hai legato molto con Bolelli. Pensi che abbia ancora qualche cartuccia da sparare in singolare?
E’ presto per dire che si è perso. Simone è ancora giovane, ha un ottimo potenziale. Negli ultimi anni non è riuscito ad esprimerlo per problemi suoi. Oltre a ritenerlo un amico, posso dire che è un ottimo compagno di allenamento. Gli auguro di riuscire ad esprimere il meglio di sé e continuare a lottare. E poi in Davis hanno visto tutti cosa è in grado di fare.
Perché è terminato il rapporto professionale con Pablo Martin?
Con Pablo ci sono stati un po’ di problemi a fine anno, in particolare durante la trasferta in Asia. Allora ho ritenuto opportuno cambiare coach. L’ho fatto riprendendo le valige e tornando al punto di partenza, che è Barcellona.
Come si lavora con Josè Perlas?
Faccio ancora fatica a dirlo perché è stato un periodo abbastanza duro. Non sono stato troppo bene a causa di questo infortunio. Ho lavorato quanto ho potuto, e nonostante i limiti dovuti al piede credo di aver fatto la migliore preparazione di sempre. Purtroppo mi sono dovuto fermare e non sono riuscito ad esprimermi al meglio. Josè è un ottimo allenatore, lo sanno tutti. Mi sono affidato a lui perché ritengo che sia l’uomo giusto per inquadrarmi e farmi fare finalmente il salto di qualità.
Avete lavorato prevalentemente sul campo o vi siete soffermati sul lavoro fisico?
Abbiamo fatto tanto lavoro fisico, proprio per questo non posso ancora esprimermi appieno su Josè. Quello che volevo fare durante la preparazione era conoscerlo, lavorare sui difetti ed esaltare le mie qualità. Purtroppo non ci sono riuscito, ma c’è ancora tempo. Adesso l’importante è guarire, ricominciare e magari tra qualche mese sarò più fresco degli altri.
Qual è stato l’errore più grave che hai commesso e che oggi non rifaresti?
Purtroppo ne ho commessi tanti. Una cosa che spero di non rifare è giocare il torneo subito dopo la Davis. Già l’idea non mi piaceva, ma ho provato ed è andata male. E’ successo l’anno scorso e anche due anni fa. Diciamo che sto crescendo anche sul piano della programmazione. Forse l’anno scorso avrei fatto bene a non giocare i tre tornei indoor per curare il piede, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte.
Dovendo scegliere, preferiresti giocare una finale Slam o restare fisso tra i top 15 per tre anni?
Con una finale Slam vai nei primi 15…certo, è una domanda difficile. Su due piedi…secondo me la classifica ha sempre il suo valore, però una finale Slam è davvero un’altra cosa.
Fabio, quest’anno quante racchette in meno romperai…?
Bella domanda! Mi sono ripromesso di non romperne neanche una. So che è difficile, chi mi conosce pensa che sia impossibile…ma lotterò anche per questo.
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