Il lupo perde il pelo ma non il vizio, recita il celebre detto, che si addice alla perfezione a John Tomic. Negli ultimi anni il focoso padre di Bernard ne ha combinate di tutti i colori: dalla testata del 2013 a Thomas Drouet, sparring del figlio, che gli è costata otto mesi di galera sospesi con la condizionale e l’allontanamento da parte di ATP e ITF per qualche mese (divieto violato spesso e volentieri), alla più recente polemica con i vertici di Tennis Australia. A suo dire, sarebbero capaci solamente di comprare giocatori all’estero e sperperare soldi in giro per il mondo, invece che aiutare i talenti locali, fra i quali la figlia Sara, diciottenne numero 489 della classifica WTA. Lo scorso marzo John ha proposto un’investigazione per capire dove finissero i fondi della Federazione, che ha risposto tagliando gli aiuti economici ai suoi figli. Ultimamente sembrava essersi fatto un po’ da parte, o almeno aver imparato a stare alla larga dai problemi, ma nella giornata odierna ci è cascato di nuovo. Nel corso di un match della figlia ai play-off di Melbourne per una wild card all’Australian Open, Tomic senior ha discusso animatamente con il giudice di sedia, a causa di qualche chiamata discutibile di un “linesman”.
Il tutto è accaduto nel corso del primo game del terzo set, della sfida fra Sara Tomic e Alison Bai. Fino a quel momento si era limitato a incitare e applaudire la figlia, brava a guadagnare il terzo set malgrado uno svantaggio di 5-1 nel secondo, ma quando un servizio dell’avversaria, sul 30-15, è stato giudicato ace, ha perso la pazienza. Secondo quanto riporta l’Herald Sun, avrebbe urlando all’arbitro che era già la terza chiamata errata da parte dello stesso giudice di sedia, e che avrebbe dovuto farlo sostituire per problemi di vista. Il giudice di sedia l’ha invitato a tranquillizzarsi, pena l’allontanamento dal campo, ma lui ha continuato a urlare e agitare le braccia per circa un minuto. Intercettato dai giornalisti dopo l’incontro, che la figlia ha perso, Tomic ha minimizzato, negando che l’arbitro l’abbia avvisato del possibile allontanamento. “Non ho urlato – ha detto –, stavo solo parlando ad alta voce. Va tutto bene: l’arbitro è un mio caro amico. È stata una chiamata poco corretta nei confronti di Sara, e io gli ho solo detto di cambiare il giudice di linea”. La figlia, invece, ha preferito non dire nulla, sfruttando come motivazione l’obbligo (reale) di sottoporsi al più presto al controllo antidoping.