Jean Claude Toviave, ex maestro di tennis del Togo, è stato condannato a 11 anni di carcere per aver costretto ai lavori forzati quattro bambini. Lui non si è pentito, neanche in tribunale. 
L'unica immagine resa pubblica di Jean Claude Toviave
 
Di Riccardo Bisti – 28 marzo 2013

 
I media americani hanno presentato Jean Claude Toviave come ex tennista professionista, ma del suo nome non c’è traccia nei siti istituzionali di ATP e WTA. A quanto pare, faceva il maestro quando risiedeva ancora in Togo. L'omaccione è stato condannato a 11 anni e 3 mesi per uno dei reati più infami che ci siano: sfruttamento e messa in schiavitù di minori. Quattro bambini frequentavano ancora le scuole medie quando Toviave si è presentato a casa loro, promettendo una nuova vita. E’ bastato falsificare i documenti di immigrazione e li ha condotti in Michigan, dove è iniziato l’inferno. Li costringeva a prendersi cura della casa, cucinare e pulire mentre li percuoteva con manici di scopa e bastoni elettrici. Uno scenario agghiacciante. Quando è stato scoperto, ha dichiarato che i bambini erano suoi figli. Ben presto le autorità e le dichiarazioni delle vittime lo hanno inchiodato. Alcune frasi dei bambini fanno rabbrividire. Durante un confronto, è stato detto: “Di notte pregavo Dio di aiutarmi a liberarmi, oppure che le tue violenze mi uccidessero. Il dolore fisico è qualcosa che non dimenticherò mai.  Nel mezzo dei tuoi assalti fisici e verbali, ci facevi lavorare a morte”. Oggi Toviave ha 44 anni ed è stato condotto in una prigione federale, dove sconterà 135 mesi di carcere per vari capi d’imputazione. Non solo lavori forzati: è stato dichiarato colpevole anche di frode e falsificazione di documenti.
 
Toviave mette paura anche solo a guardarlo. E' un gigante di 105 chili. Nel 2006 si è presentato in Togo e ha portato con sé quattro bambini, rinchiudendoli nella sua abitazione di Ypsilanti, non troppo distante da Ann Arbor. Per quasi cinque anni, sarebbero stati ridotti in schiavitù e condannati ai lavori forzati. Anche Toviave è nato e cresciuto in Togo, dove ha svolto attività di istruttore fino al 1990. Sfruttando le proprie origini, ha provato a dire che i ragazzi erano suoi figli: alcuni di loro erano stati iscritti a scuola dopo il loro arrivo in Michigan. Ma dopo la scuola iniziava l’incubo. Dovevano fare di tutto: passare l’aspirapolvere, stirare e cucinare. Di più: dovevano anche pulire e lucidare le scarpe. Se non avessero eseguito gli ordini, sarebbero rimasti senza cibo. E se qualcuno osava ribellarsi, si prendeva pugni e calci in faccia. Oggi uno di loro frequenta l’high school e ha riferito di avere problemi permanenti alla vista e un continuo mal di testa. Con una forza d’animo commovente, pratica diversi sport, è presidente del consiglio studentesco e vuole studiare medicina. Nessuno conosce il suo nome, anche se sono note le iniziali: AK. Ma Anna Kournikova, stavolta, non c'entra niente. Sentirlo parlare mette i brividi. “Il Signore ha guarito il mio cuore e mi ha permesso di trovare qualcosa di buono mentre sopportavo gli abusi fisici, mentali ed emotivi cui ero sottoposto”. La sua dichiarazione è stata letta in tribunale durante il processo.
 
All’udienza erano presenti due delle vittime, ma non hanno rilasciato dichiarazioni. Quando è stato il momento di parlare, Toviave non ha chiesto scusa ma si è limitato a citare un viaggio in Ghana nel 2007 per andare a visitare la madre malata (Ma cosa c’entra? Forse voleva dire che durante la sua assenza, i bambini potevano fuggire?). La sua difesa non ha convinto il giudice distrettuale Arthur Tarnow, che gli ha rifilato il massimo della pena. Degli 11 anni e 3 mesi gliene sono stati abbuonati due, ma solo perché li ha già scontati. “Non riesco a capirti – ha detto il giudice all’imputato – non sono in grado di dire se ti rendi conto di quello che hai fatto”. Dopo la sentenza, Toviave ha chiesto di prendere la parola. Il giudice ha acconsentito, ma al momento di parlare si è tirato indietro. Oltre alla condanna, Toviave dovrà (dovrebbe) versare 60.000 dollari a ciascun bambino. Ma sia il giudice che l’avvocato della difesa (Randall Roberts) sostengono che per le vittime sarà difficile ottenere questo riconoscimento. Sembra una cosa secondaria, ma sarebbe un aiuto fondamentale per le famiglie dei bambini, che anni fa li lasciarono andare nella speranza che almeno loro avessero un futuro. Roberts ha detto che Toviave è “senza un soldo”. Oltre al danno, c'è anche la beffa.