Clamorosa presa di posizione di (quasi) tutte le migliori tenniste spagnole. “Chiudiamo qui i nostri rapporti con il presidente”. La RFET non avrebbe rispettato gli impegni sullo sviluppo del tennis femminile.
Arantxa Sanchez stringe la mano a Josè Luis Escanuela. Sembrano tempi lontanissimi
 
Di Riccardo Bisti – 13 dicembre 2012

 
Pensate se le varie Errani, Vinci, Schiavone, Pennetta, Giorgi e Brianti scrivessero una lettera pubblica in cui prendono le distanze “a livello personale e professionale” dal presidente Angelo Binaghi, magari appoggiate da Corrado Barazzutti. Si scatenerebbe un putiferio. Bene, in Spagna è successo esattamente questo. Le migliori giocatrici spagnole (ad eccezione di Anabel Medina Garrigues) hanno preso le distanze, tramite un documento, dal presidente federale Josè Luis Escanuela. Le firmatarie della lettera sono Carla Suarez Navarro, Garbine Muguruza Blanco, Maria Josè Martinez Sanchez, Silvia Soler Espinosa, Estrella Cabeza Candela, Nuria Llagostera Vives, Arantxa Parra Santonja, Lourdes Dominguez Lino e Laura Pous Tio. Non è detto che la loro protesta abbia grande risonanza, perché in Spagna vige un machismo ancora più marcato che in Italia. E il tennis maschile va alla grande. Tuttavia, l’adesione alla protesta di Arantxa Sanchez e Conchita Martinez conferisce ancora più forza alle “reiette”. E’ delicata, in particolare, la posizione di Arantxa, poiché in qualità di capitano di Fed Cup è stipendiata dalla stessa RFET che attacca senza mezzi termini. La bomba è stata sganciata mercoledì in un ristorante di Barcellona, in cui sette giocatrici hanno detto all’unisono: “Da due anni partecipiamo a riunioni con il presidente per esprimergli la nostra preoccupazione sulla situazione del tennis femminile. Abbiamo raggiunto un accordo siglato dal CSD (Consiglio Superiore dello Sport, ndr.). Ma di quello che è stato firmato non è stato realizzato nulla”. La voce è quella di Nuria Llagostera Vives, la stessa che qualche anno fa ha posato nuda allo scopo di guadagnarsi qualche soldo per proseguire l’attività.
 
In quell’accordo, la federtennis spagnola si era impegnata a creare un consiglio consultivo dedicato al tennis femminile, da cui sarebbe dovuto nascere un piano di sviluppo per il tennis in gonnella, il cui investimento non avrebbe dovuto essere inferiore a 200.000 euro annui. Secondo le firmatarie, il consiglio si è riunito un paio di volte nell’aprile 2011 salvo poi disperdersi. Piani di sviluppo? Neanche l’ombra. A livello organizzativo le cose vanno sempre peggio. La crisi economica spagnola si fa sentire anche nel tennis, con la cancellazione del Masters Nazionale femminile e del torneo WTA di Marbella. Senza contare che il WTA di Barcellona è stato acquistato da un’impresa austriaca. Le cose vanno ancora peggio nei tornei minori: sono stati cancellati 16 tornei ITF. “Senza che la federazione facesse niente per impedirlo”. Da un paio d’anni, le giocatrici minacciano di boicottare la Fed Cup. La Llagostera Vives ha ribadito che non c’è l’intenzione di impuntarsi come allora, ma che “C’è un accordo scritto che non è stato rispettato”.
 
In Spagna è anche tempo di elezioni. L’Assemblea Elettiva della RFET è prevista per il prossimo 19 gennaio, nel bel mezzo dell’Australian Open. Le giocatrici sono state chiare: non vogliono la rielezione di Escanuela. “Le elezioni sono dietro l’angolo. Con la nostra protesta non influiremo in alcun modo e non appoggeremo alcuna candidatura. Tuttavia, se potessimo fare qualcosa per impedire la rielezione di Escanuela, state certi che lo faremo”. Carla Suarez Navarro sostiene che non ci sono pretese impossibili, ma soltanto il desiderio che vengono rispettati gli accordi. “Chiediamo un progetto. E’ assolutamente necessario per le giocatrici di base”. Lourdes Dominguez Lino, una delle poche tenniste a tirare il rovescio a una mano, ha detto che l’anno scorso ci sono state diverse riunioni con la RFET per sollecitare il compimento dell’accordo, peraltro chiedendo nuovamente l’interessamento del CSD. Ma non c'è stato alcun riscontro. “Credo che due anni siano un periodo sufficiente affinchè una federazione metta le cose in moto, ma non c’è neanche un minimo progetto. E senza progetti il tennis femminile non ha futuro”. La Martinez Sanchez è convinta che non ci siano ragioni economiche: “La Federazione guadagna molti soldi con la Coppa Davis. Ma non investe sulla base. Non siamo qui per noi stesse, ma per le tenniste dietro di noi. Che stanno diventando sempre meno”. Un atto coraggioso, che potrebbe avere più di una conseguenza. In piena campagna elettorale, sarà interessante ascoltare la replica di Escanuela. Che deve esserci, pena la mancanza di credibilità.