Per Camila Giorgi le sconfitte nel 2015 contro avversarie decisamente inferiori iniziano ad essere troppe, le vittorie d’altra parte latitano. Urge al più presto un’inversione di rotta … di FEDERICO MARIANI

di Federico Mariani – foto Getty Images

 

Perde ancora Camila Giorgi in questo 2015 che pare stregato. Perde ad Indian Wells, il torneo che dodici mesi fa l’aveva vista protagonista di una cavalcata fenomenale dalle qualificazioni agli ottavi di finale, col prestigioso scalpo di Maria Sharapova nel mezzo.

Questa, forse più di altre, è una sconfitta che fa davvero male, perché arrivata al termine di una delle prestazioni più brutte di sempre e perché significa una sostanziosa perdita in termini di punti nel ranking. Come è ormai consuetudine al termine di ogni sua sconfitta, si è intavolata sui social (e non solo) la solita discussione su ciò che Giorgi deve fare, cosa non deve fare, come deve giocare, a chi si deve affidare e via dicendo.  C’è una gremita platea di esperti, pronti col fucile puntato a sparare a zero ed ogni sconfitta di Camila è l’assist perfetto per il “bang”. Sia chiaro, tali commenti sono in parte condivisibili e giustificabili, soprattutto perché sono rivolti al più grande potenziale del tennis azzurro (non solo al femminile) e la paura di perdere una gemma così nei meandri della mediocrità è concreta, ma talvolta si va un po’ troppo oltre, spingendosi su argomenti che non si conoscono né si possono conoscere.

 

Le critiche, piovute copiosamente, sono pressoché immutate da anni a questa parte. La più gettonata, l’evergreen, resta quella rivolta a Sergio Giorgi. Il padre di Camila, additato da tutti come padrone e manipolatore del tennis e della testa della ragazza, è senz’altro un personaggio discutibile, molto spesso sopra le righe, che tra l’aplomb british e la visceralità argentina predilige certamente la seconda come del resto argentine sono le sue origini. Ma ha il merito di aver curato scrupolosamente e con rara passione la carriera della figlia non solo agli inizi, ma anche dopo l’approdo al circuito professionistico. Gli esperti di cui sopra sostengono fortemente che la soluzione per Giorgi sia la separazione dal padre. Ora, oltre al fatto che queste sono questioni di carattere strettamente personale, siamo così sicuri che Camila, privandosi della figura di Sergio, sarebbe una tennista migliore? Difficile, se non impossibile, rispondere con certezza ed onestà.

 

L’altra grande critica che più o meno tutti le rivolgono è legata al fantomatico “piano B”. Giorgi non ha un piano B, vero, verissimo. Fondamentalmente non sa interpretare il famoso colpo interlocutorio. Per Giorgi esiste solo il colpo in spinta, la spasmodica ricerca del vincente, marchio di fabbrica del suo tennis. Questo è certamente un limite, anche se è giusto sottolineare che, se è in una giornata discretamente buona, a Giorgi un piano B, un colpo interlocutorio, semplicemente non serve. Quando è centrata, ha una cilindrata talmente superiore alle altre che francamente non ha bisogno di tanto altro per vincere. Ciò chiaramente non significa che non deve sviluppare questa parte del gioco perché nelle giornate-no cercare semplicemente la profondità e la regolarità può senz’altro servirle.

 

Ci sono, invece, due grandi problemi più concreti nel tennis di Giorgi. Uno è strettamente tecnico, l’altro tattico. Il primo è ovviamente legato al servizio: il movimento spezzato in due le fa smarrire sicurezza e, nelle situazioni di difficoltà, il servizio è il primo colpo ad abbandonarla, così come successo ieri con Watson quando ha messo a referto 18 doppi falli che, se parametrati sulle 42 seconde tirate, si traducono quasi nel 50% di insuccesso. Il fatto di voler “tirare” sia la prima che la seconda non è, tuttavia, concettualmente sbagliato perché, essendo Giorgi una giocatrice che vuole trarre molto dal servizio, è in un certo senso giusto rischiare con un colpo forte. Si veda, ad esempio, Sharapova che quasi sempre mette in pratica tale piano, a costo di commettere qualche doppio fallo.

Il problema tattico riguarda il rientro al centro del campo dopo che un’avversaria riesce a spostarla in un angolo. Giorgi fatica terribilmente nel ripartire dopo aver colpito e tornare al centro del ring. Su questo aspetto si deve sicuramente lavorare e, con le spaventose doti atletiche che Madre Natura le ha gentilmente concesso, non dovrebbe essere difficile risolverlo.

 

Giorgi possiede un talento spaventoso, ha una potenza avvilente per le altre, è un crac nel circuito femminile. Questo va ribadito ora, nel momento di difficoltà, più che mai. Difficile tracciare eventuali obiettivi o limiti, difficile dire dove può arrivare. La sensazione è che, mettendo a punto un paio di cose,  potrebbe battere con regolarità tutte. Se, invece, gioca come ieri con la mera regolarità la battono tutte, anzi forse si batte da sola.

 

Le sconfitte nel 2015 contro avversarie decisamente inferiori iniziano ad essere troppe, le vittorie d’altra parte latitano. Urge al più presto un’inversione di rotta.