Dopo 39 vittorie nelle ultime 41 partite, è d’obbligo chiederselo. Lo svizzero batte Isner 7-6 6-3 e trionfa per la quarta volta a Indian Wells. DI RICCARDO BISTI
Battendo Isner, Roger Federer ha vinto la 39esima partita sulle ultime 41
Di Riccardo Bisti – 19 marzo 2012
Adesso è necessario porsi la domanda. Da quando Novak Djokovic lo ha battuto (per un pelo) in semifinale allo Us Open, Roger Federer ha ripreso a dominare come accadeva qualche anno fa. 39 vittorie nelle ultime 41 partite sono un risultato eccezionale, ancor più importante se rapportato all’età e alla qualità dei tornei. Roger ha 30 anni, la totale efficienza fisica è passata, ma riesce ancora ad essere competitivo grazie a una preparazione atletica precisa e accurata. Lo ha dimostrato vincendo Basilea, Parigi Bercy, ATP World Tour Finals, Rotterdam, Dubai e adesso Indian Wells. Nel deserto della California, lo svizzero si è imposto 7-6 6-3 su “Long" John Isner, che dopo un buonissimo primo set si è liquefatto a metà del secondo. La domanda è chiara: Roger Federer ha ripreso a dominare? Può tornare numero 1? Lo svizzero ha detto che riuscirà ugualmente a prendere sonno anche se non dovesse superare le 286 settimane di Pete Sampras al numero 1 ATP. C’è da credergli, ma quando ti blocchi a 285 ti girano le scatole. Il Federer degli ultimi mesi è uno spettacolo. Continua a migliorarsi e a giocare con immutata passione. Dopo 103 finali e 73 titoli potrebbe anche subentrare l’appagamento. Niente di tutto questo, lui continua e non ha nessuna intenzione di ritirarsi. A Indian Wells ha ripreso una vecchia abitudine: alzare il livello di gioco con l’avvicinarsi della finale. Negli ottavi aveva corso qualche pericolo contro Thomaz Bellucci, poi ha spazzato via – in successione – Juan Martin Del Potro, Rafael Nadal e John Isner. Le ultime due vittorie sono molto significative. Gli unici giocatori con cui ha perso da settembre ad oggi sono proprio Nadal e Isner (il primo in Australia, in secondo in Coppa Davis). Bene, a Indian Wells li ha cancellati entrambi.
La vittoria contro Nadal in semifinale vale tantissimo perché era da una vita che non lo batteva sul cemento all’aperto (l’ultima volta era accaduto a Miami nel 2005), e poi battere Rafa ha sempre un sapore speciale. Isner poteva fare paura, soprattutto dopo il carico di fiducia per la vittoria su Djokovic. In effetti l’inizio era preoccupante: Federer doveva subito cancellare tre palle break nel terzo game della partita. Fosse andato sotto, recuperare l’handicap non sarebbe stato facile. Invece si è salvato e ha tenuto una maestosa percentuale di punti vinti con la prima palla (95%, appena due punti persi). Isner si è comunque arrampicato fino al tie-break (rimontando da 0-30 nel dodicesimo gioco), e per poco non lo vinceva. I rimpianti dell'americano si concentrano tutti sul tie-break. Poteva giocarlo meglio, a partire dal gravissimo errore che sul 7-7 ha regalato set (e partita) a Federer. Proiettatosi a rete, ha lasciato andare un passante, valutandolo fuori. La palla è invece rimasta in campo, e il match ha preso la direzione definitiva. Sarebbe riduttivo spiegare il match con quel punto, ma certamente ha influito. Isner ha tenuto duro fino al 3-2 nel secondo set, ma poi ha finito la benzina. Ha ceduto di schianto gli ultimi quattro giochi, con un triste parziale di 16-5, e consegnato a Federer il 19esimo Masters 1000 in carriera (il quarto a Indian Wells). Vittoria che gli permette di agganciare Rafa Nadal in cima a questa speciale classifica, ma soprattutto ci riporta alla domanda di prima: Federer può tornare numero 1? A vederlo in questi giorni si direbbe di si. E poi, da qui a Wimbledon, sia Djokovic che Nadal hanno una montagna di punti da difendere. Si, ce la può fare. Molto dipenderà da lui e dalla voglia di perseguire l’obiettivo, magari giocando un torneo in più per farcela. Non ci sono controindicazioni: se è vero che preferirebbe vincere un altro Slam piuttosto che un altro paio di settimane in vetta, le due cose sono probabilmente collegate. Un trionfo a Parigi o (ancora meglio) a Wimbledon potrebbe regalargli doppia libidine.
Ora si va a Miami, e ci sentiamo di sottoscrivere l’analisi di Paolo Bertolucci: “Chiunque voglia vincere il torneo, dovrà chiedere il permesso a Federer”. I due tornei hanno una sorta di gemellaggio tecnico, ed è difficile pensare a rivoluzioni. Di certo Novak Djokovic e Rafael Nadal avranno sete di rivincita. Djokovic perché vuole ribadire il suo ruolo di numero 1 (ed è campione uscente), Nadal perché deve schiumare rabbia dopo la semifinale di Indian Wells. Federer gli è stato superiore, lo ha ammesso, ma in cuor suo sente che quelle folate di vento lo hanno penalizzato. E poi a Miami non ha mai vinto: ci terrebbe da matti, anche per la nutrita comunità di “latinos” che segue il torneo. Senza dimenticare Murray, il grande sconfitto di Indian Wells, Del Potro e (ovviamente) John Isner, sempre più vicino a diventare numero 1 americano. Intanto oggi sarà n. 10 ATP per la gioia di coach Craig Boynton e l’orgoglio di papà Robert e mamma Karen, giunti apposta dal North Carolina per seguirlo in finale. Senza dimenticare la fidanzata Madison “Maddy” McKinley, molto somigliante a Kim Sears, la fidanzata di Murray. Con il suo servizio può fare match pari con tutti. Da qualche tempo ha messo a posto alcuni dettagli tecnici e psicologici, e il salto di qualità è puntualmente arrivato. Il tennis di alto livello ha trovato un nuovo protagonista, ma Federer è ancora di un altro pianeta. E se vinci appena il 44% di punti con la seconda palla, beh, non c’è niente da fare.
MASTERS 1000 INDIAN WELLS – FINALE
Roger Federer b. John Isner 7-6(7) 6-3
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