WIMBLEDON. L’americana soffre più del dovuto ma si aggiudica i Championships per la quinta volta. E’ il suo 14esimo Slam. Per tirarsi fuori dai guai ha tirato fuori un “perfect game”.
L’abbraccio tra Serena Williams e papà Richard. C’è anche Venus
 
Di Riccardo Bisti – 7 luglio 2012

 
“Due anni fa ero in ospedale, adesso sono qui con il trofeo. Che gioia!”. Questa frase, pronunciata al microfono BBC di Sue Barker, trasmette il sollievo di Serena Williams. L’americana era felice per il quinto trionfo a Wimbledon, il 14esimo in un torneo del Grande Slam, ma la libidine mentale era per la gioia di essere di nuovo lì, in cima al tennis mondiale. E chissenefrega se il ranking WTA la collocherà al numero 4 alle spalle di Azarenka, Radwanska e Sharapova. Il mito di Serena Williams va avanti, a dispetto dell’età che avanza. La bella notizia è che abbiamo avuto una finale. Tanti temevano che sarebbe stata una mattanza, invece la giovane Agnieszka Radwanska ha fatto il suo dovere, forse anche qualcosa di più. E’ finita 6-1 5-7 6-2, una partita “salvata” dalla pioggia che ha preso a cadere al termine del primo set. Se non fosse venuto a piovere, probabilmente Serena avrebbe chiuso in due set facili. Serena è scesa in campo attenta e concentrata, picchiando duro ma con attenzione. Le bordate all’80% di velocità erano sufficienti a fare il vincente, oppure a sbattere la polacca fuori dal campo. Serena è volata 5-0 e poi è riuscita a chiudere 6-1 dopo che la polacca aveva ottenuto il primo game con un ace, accompagnato da un applauso scrosciante del Centre Court. Gli inglesi erano terrorizzati all’idea di avere un match-sparatoria, invece la pioggia ha deciso di dare un po’ di pepe alla giornata.
 
Agnieszka è tornata negli spogliatoi e, mentre la pioggia scemava, ha realizzato che anche la finale di Wimbledon si gioca su un campo lungo 23,77 metri e largo 8,23. Si è tranquillizzata, ha fatto sparire la pressione ed è tornata in campo – dopo una mezzoretta di stop – ben decisa a giocare la sua partita. O quel che restava. Al contrario, Serena si è un filo distratta. Ha subito preso un break di vantaggio, ma commetteva qualche errore di troppo e dal 4-2 il match è entrato nel vivo. La Radwanska ha messo in mostra le sue geometrie, ha tirato qualche colpo di pregevole fattura e ha ottimizzato gli errori di Serena. L’ha agganciata sul 4-4 e le ha strappato nuovamente il servizio sul 6-5, allungando incredibilmente la pugna al terzo set. Non ci credeva nessuno, nemmeno lei. Il suo clan era esaltato, iniziava a crederci. Serena aveva mostrato qualche segno di umanità, lei che di solito azzanna avversarie e partite senza pietà. Forse ha pensato troppo alla retorica del ritorno dopo gli infortuni (la frattura al piede, l’embolia polmonare) e le tante sofferenze. Sotto 2-1 nel terzo, ha focalizzato nuovamente la testa sul match. La catarsi è arrivata con un perfect game, in cui ha tirato quattro ace consecutivi raggiungendo quota 100 ace nel torneo. Numeri impressionanti. Quel game ha dato il via a una striscia vincente di cinque game che le ha regalato il quinto titolo a Wimbledon, giunto a 10 anni dal primo successo.
 
“Quando ero all’ospedale non avrei mai immaginato di essere qui di nuovo. Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicini quando mi erano in ospedale” ha detto sull’orlo delle lacrime, prima di scherzare sul suo quinto titolo. “Cara Venus, ti ho voluta imitare in tutto. E adesso ho vinto cinque Wimbledon proprio come te”. Stringeva il Rosewater Dish tra le braccia, come se fosse un figlio. Lo sente suo, e sente di poterne vincere ancora. Serena compirà 31 anni a settembre e dista quattro Slam dalla coppia Navratilova-Evert, ferme a 18. Serena si trova in settima posizione in una classifica guidata da Margaret Court (ferma a quota 24), Steffi Graf (22), la mitica Helen Wills (19) e le già citate Navratilova ed Evert. Al di là di questo, entra di diritto nel dibattito sulle più grandi tenniste di sempre. Il suo palmares è stato un tantino “sporcato” da infortuni e una mentalità non troppo incline al lavoro, ma il suo ruolo nella storia del tennis è fondamentale. Al di là della classifica e del computer. Intanto Wimbledon è suo, anche se la Radwanska è uscita a testa alta. “Hai giocato una partita incredibile” le ha sussurrato al momento della stretta di mano. Mentre Serena gioisce, tuttavia, i britannici sono tutti protesi a Federer-Murray. L’antipasto c’è stato, ora è tempo del piatto forte.