FED CUP – All’improvviso, Petra si ricorda di essere la Kvitova e domina la Errani alla distanza. Italia ancora avanti, la pioggia rivoluziona il programma. Si finisce lunedì. 
Petra Kvitova si prende l’abbraccio delle compagne: la Repubblica Ceca è ancora viva
(Foto Tullio Puglia / E' di Puglia anche la foto in home page)


Dall’inviato a Palermo, Riccardo Bisti – 22 aprile 2013

 
A un certo punto, quando il punteggio era di 6-2 2-2 per Sara Errani, una voce solenne si è rivolta ai tifosi cechi. Sull’orlo del baratro, continuavano a fare il tifo per Petra Kvitova. Un tifo quasi commovente, visto l’andazzo. Solo nei campi di calcio argentini il pubblico ha così tanta fede. Lo spettatore, impavido, ha urlato: “Arrendetevi!”. Non l’avesse mai fatto. Italia-Repubblica Ceca è ancora viva e si deciderà alla terza giornata, perché il maltempo ha flagellato la domenica palermitana. Sara e Petra avrebbero dovuto giocare alle 11.30, invece il primo quindici si è giocato alle 16.25 dopo un’attesa estenuante. Sembrava tutto pronto per il trionfo, invece…da quell’ “Arrendetevi!”, la Kvitova ha infilato dieci giochi di fila e ha regalato al suo paese il punto-speranza. Manco capisse l’italiano e si fosse offesa. Il pomeriggio del TC Palermo è stato bello perché profumava di passione calcistica. Mezza partita si è giocata sotto l’acqua, e le due tifoserie si sono beccate dall’inizio alla fine. E’ il bello della Fed Cup (e anche della Davis): ogni colpo è un brivido, ogni punto è un’emozione. E soprattutto le giocatrici danno tutto. La Kvitova, dopo mezzora di tennis-spazzatura, si è ricordata di essere quello che è: una grande giocatrice. Lo diciamo a denti stretti: è più campionessa della Errani, e non solo perché l’aveva battuta quattro volte. “So di avere il gioco per batterla. Dopo un pessimo inizio, quando pensavo ancora al match di ieri, ho trovato me stessa. Ho iniziato a commettere meno errori e giocare più aggressiva”. E’ andato tutto alla rovescia: la Errani è partita fortissimo, aiutata da una Kvitova imbarazzante, tra doppi falli e goffe rincorse. Quando ha perso il servizio sullo 0-3, la maledizione non si sbloccava. Sullo 0-5 ha cancellato due setpoint e ha ridotto il gap a un più dignitoso 2-6.
 
Quei due game le hanno consentito di iniziare il secondo sui binari dell’equilibrio. Dopo aver perso 10 turni di battuta di fila non è più stata brekkata, a conferma di quanto sia importante il fattore emotivo. Poi, sul 2-2, è arrivato quell’”Arrendetevi!” che le ha fatto mettere il turbo. Un gran dritto incrociato e un super rovescio lungolinea la portavano avanti di un break (3-2 e servizio). Il game successivo è stato il più importante: sul 30-40, la Kvitova si è buttata a rete senza troppa convinzione e ha avuto la ventura di non dover giocare la volèe, grazie a un passante di rovescio morto in mezzo alla rete. Sul 3-3, il match avrebbe potuto girare di nuovo. Petra non lo ha detto, ma in quel momento è stato fondamentale l’aiuto di Petr Pala: il capitano lungagnone ha capito che la Errani era più vulnerabile dal lato sinistro, e le ha imposto di attaccare sul rovescio. Lei ha eseguito e ha preso fiducia e coraggio, punto dopo punto. Ogni colpo di Petra diventava una…pietra. Tirava vincenti da tutte le parti. La sua palla era sempre più profonda, di conseguenza la Errani accorciava e mostrava tutti i suoi limiti. “Paradossalmente, il campo così pesante ha dato una mano alla Kvitova – ha detto una Errani tutto sommato serena – all’inizio la palla rimbalzava di più e io riuscivo a fare il mio gioco. Per esprimermi al meglio, ho bisogno di una palla più ‘viva’. Poi ha iniziato a piovere: lei è più potente di me ed è riuscita a spingere ugualmente, mentre io non ce la facevo: la palla rimbalzava troppo poco”. La disamina è corretta, ma non tiene conto dello scoramento psicologico sopraggiunto in un terzo set-incubo, in cui la Kvitova ha fatto capire perché ha vinto così tanto. Giocava negli ultimi metri di campo, costringendo la Errani in un angolo. “Non facciamo tragedie – ha detto Barazzutti – dobbiamo dare credito alla Kvitova. E’ lo sport, capita anche di perdere. A Sara non succede così spesso, stavolta è andata. Abbiamo provato a cambiare qualcosa, ma non è bastato”.
 
A fine secondo set, quando entrambe le giocatrici sono uscite dal campo (si sono fermate per oltre 10 minuti: troppi, dovrebbero esserci regole più rigide), Corrado Barazzutti è andato a rapporto con Pablo Lozano. Un gesto apprezzabile, segno di umiltà. In fondo non c’è nessuno che conosce meglio di lui la Errani. Dopo qualche resistenza, ha rivelato (in parte) quello che gli diceva: “Secondo Pablo, Sarita dava troppo spin alla palla e le rimaneva sulle corde. Allora riteneva che dovesse giocare più piatto”. La conversazione è stata intensa, gli avrà detto anche altro. Ma Barazzutti non ama raccontare troppo. Sarà pure cresciuto ad Alessandria, ma di carattere è rimasto friulano. Si deciderà tutto lunedì: doveva essere il weekend di Roberta Vinci, potrà esserlo fino in fondo. La tarantina giocherà contro Lucie Safarova e i precedenti le sono amici, anche se ha perso nettamente l’ultimo scontro diretto a Montreal 2012. In passato l’aveva battuta nelle qualificazioni dello Us Open 2004 e ad Acapulco 2009 (sulla terra rossa). Da allora, Roberta ha fatto progressi impressionanti, mentre la ceca è sempre lì. Dopo averle viste sabato, sembra impossibile pensare alla prospettiva-incubo di un doppio di spareggio. Dopo una pessima prima giornata, la Kvitova è tornata a fare la Kvitova (dopo essersi travestita da Safarova). Per restare vivi, i cechi devono sperare che la Safarova si travesta da…Kvitova. 

FED CUP 2013 – SEMIFINALI

ITALIA – REPUBBLICA CECA 2-1

Sara Errani b. Lucie Safarova 6-4 6-2
Roberta Vinci b. Petra Kvitova 6-4 6-1
Petra Kvitova b. Sara Errani 2-6 6-2 6-0
Roberta Vinci vs. Lucie Safarova