Vi sono nuovi sistemi per creare un campo in terra rossa più performante. Abbiamo girato Italia e Svizzera per il testare il Red Plus. E abbiamo scoperto che… 
I campi in terra rossa del Tennis Club Carona, splendido impianto nella Svizzera italiana

Di Lorenzo Cazzaniga – 14 giugno 2013
 
È assodato che gli inglesi rinuncerebbero alla monarchia ma non all'erba di Wimbledon. In Italia abbiamo esiliato i Savoia nel 1946, di campi in erba vi sono poche tracce, ma in compenso nessun tennis club, coach o appassionato rinuncerebbe mai ad un campo di mattoni rossi. L'unica pecca è che in trent'anni è cambiato il mondo, hanno inventato Internet e gli smartphone, le auto elettriche e i navigatori satellitari. Nel tennis sono migliorate le racchette e le scarpe, per non parlare delle corde. Si è anche lavorato per studiare nuove resine che rendano più confortevoli i cosiddetti campi hard court e trovato soluzioni che li rendono perfino removibili. Ma la nostra, amata terra battuta, è rimasta sempre quella. Possibile? Eppure la crisi economica ha obbligato i tennis club a tagliare i costi ma anche i servizi, tra i quali una corretta manutenzione della terra rossa, sia in termini di sottofondo sia di lavoro quotidiano. Per questo ci siamo stupiti che ben poche innovazioni siano state introdotte per migliorare la performance e ridurre i costi. Finalmente pare che qualcosa di significativo sia arrivato: si chiama Red Plus e abbiamo girato e ascoltato diversi circoli italiani (e svizzeri) per capire se davvero questo sistema può essere la panacea di tanti mali dei nostri tennis club.
 
L'intuizione l'ha avuta Michele Corsiero, titolare della New Tennis System, che chiama per annunciarmi di aver scovato il Sacro Graal del tennis. Parliamo di un ex maestro di tennis che già vent'anni fa amava sperimentare. Nuovi sistemi didattici, nuove metodologie, nuove attrezzature. Nel garage, dovrebbe aver conservato un'avveniristica macchina lanciapalle che, l'avesse vista papà Agassi, avrebbe mandato in pensione Il Mostro, il marchingegno che ha accompagnato Andre nei suoi allenamenti e del quale ha tanto parlato nel suo libro, Open. «Mi è sempre piaciuto guardare avanti, cercare nuove soluzioni. Da quando ci occupiamo di superfici, coperture e quant'altro possa servire ad un tennis club, ho sempre immaginato di trovare una soluzione per migliorare la qualità dei campi in terra battuta e, al contempo, ridurne i costi di manutenzione. E sai che ti dico? Ce l'ho fatta!». Davanti a tanta sicurezza e da buon San Tommaso, ho chiesto di spiegarmi e, soprattutto, di verificare.
 
Detto e fatto, mi ritrovo con due ore prenotate al Tennis Club di Bagnatica, alle porte di Bergamo, dove un abile dirigente ha creato un torneo ITF femminile con in palio una macchina, un bonus che ha portato a giocare sui campi in Red Plus due tizie da torneo WTA: Karin Knapp e Maria Elena Camerin. «Senza il Red Plus non avremmo mai finito il torneo. Ha piovuto tutta la settimana ma il drenaggio è stato perfetto» ci dice Oliviero Terzi, mentre ci avviamo verso i campi. Appena entrati sotto il pallone, la prima impressione è già positiva: terreno piatto come un biliardo, nessun segno di buche o avvallamenti e terra di color rosso fuoco, non quella sbiadita che sempre più spesso vediamo nei nostri tennis club. Cominciamo a palleggiare e andiamo avanti una bella ora e mezza: mai un rimbalzo fasullo, sensazione di grande comfort e cushioning per le gambe, velocità del rimbalzo non troppo sostenuta, scivolata molto controllata. Da stropicciarsi gli occhi: ma dove sono finiti i cari, vecchi rimbalzi da palla magica ogni volta che prende una buchetta? E lo stridolìo delle scarpe quando la (poca) terra che viene stesa è sparita? E il rimbalzo alto e rapido, come si giocasse sul cemento? «Tutto dimenticato – sentenzia Terzi -. Però se li ricordano maestri e soci perché adesso giocano il giorno stesso che decidiamo di scoprirli e un'oretta dopo ogni volta che ha piovuto. L'anno scorso ho salvato 300 ore che avrei perso, con un campo in terra rossa tradizionale. O meglio, in terra rossa antica».
 
Eccoci al punto fondamentale: ma il Red Plus è un campo in terra battuta "normale"? Spiega Corsiero: «Certo, il campo è omologato dalla Federazione Internazionale come campo in terra battuta (categoria 2, velocità medium-slow n.d.r.). La terra battuta, di primissima qualità, viene intasata in un manto di erba sintetica. Il risultato? Un campo più performante, più lineare, più economico da gestire. Ma pur sempre un campo in terra battuta». In sostanza, è lo stesso processo scelto da Milan e Inter per il campo di San Siro, alla cui manutenzione ha collaborato la stessa New Tennis System: «E infatti si è passati da sette a nessuna rizollatura». E come per il campo del Meazza, il termine corretto da usare sarebbe terra battuta rinforzata. «Anni fa ero al centro tennis di Cadro e vidi una soluzione simile. Ma con l'erba sintetica e la terra rossa che usavano, il campo diventava duro come un sasso. Mi chiedevo se era mai possibile trovare una soluzione che risolvesse i problemi della terra rossa tradizionale, visto che resta la superficie più amata dagli appassionati. Prima cosa ho capito che serviva una fibra d'erba molto aperta per poterla intasare correttamente. Non a caso è un’erba prodotta solo per la nostra esigenza. Al principio utilizzavamo sottomanto e manto finale ma al coperto faceva comunque la crosta. Adesso usiamo solo mattone, di prima qualità».
 
I vantaggi sono notevoli. Lo conferma anche Maurizio Romeo, Presidente di uno dei circoli più importanti d'Italia, il Parioli di Roma: «Il nostro è un circolo storico e il socio è molto attento alla qualità dei campi. All'inizio erano perplessi all'idea di un nuovo tipo di terra battuta. Adesso, dovessimo farne altri, sceglieremmo ancora il Red Plus. Per la scuola tennis poi, è una scelta obbligata: tanto per intenderci, dopo un acquazzone, i nostri campi asciugano tradizionalmente un'ora prima di quelli del Foro Italico. Ma con quelli in Red Plus va ancora meglio. Il comfort è eccezionale e dopo un annetto di assestamento del terreno, anche i semi-professionisti che lo trovano piuttosto lento al principio, si accorgono di quanto sia importante avere rimbalzi sempre regolari». Il Presidente Romeo ha toccato un tasto fondamentale: il maggior numero di ore che si riesce a garantire ai soci e alla scuola tennis, che si traduce in maggiori introiti per il tennis club. Facciamo due conti per capire il potenziale risparmio economico: appena tolti i palloni pressostatici, mediamente servono dieci giorni per rendere un campo in terra agibile, se la pioggia nel frattempo non crea fastidi. I campi in Red Plus sono disponibili il giorno stesso dello smontaggio del pallone. Dieci giorni (almeno) risparmiati equivalgono a circa 80 ore di gioco. Ad una media stimata di 15 euro all'ora di valore, fanno già 1.200 euro. Se poi consideriamo una media di 30 giorni di pioggia per ogni stagione primaverile ed estiva, vanno aggiunti una media di altre 200 ore guadagnate e una stima di altri 3.000 euro risparmiati. Ma non è finita qui.
 
Il risparmio immediato è dato anche dal fatto che non è necessaria alcuna lavorazione supplementare, a parte quella ordinaria (straccio, meglio ancora uno spazzolone, e tanta acqua). Niente interventi nel sottofondo, niente rullaggi, niente spese annuali per il rifacimento. Solo un eventuale costo di manutenzione ordinaria (circa 800 euro) se si vuol mantenere la garanzia decennale. Ma c'è un altro vantaggio, che scopriamo andando nella Svizzera italiana, in Canton Ticino. «Gente seria, attenta alle novità, dove bisogna lavorare come Dio comanda» avverte Corsiero. Nessun dubbio e per questo il test mi pare ancora più valido. Cominciamo dal Tennis Club Cureglia, appena sopra Lugano. «Per anni abbiamo giocato sui campi in terra verde americana – ricorda Febo Zamboni, dirigente del club -. Aveva dei costi folli e allora abbiamo deciso di sostituirla con la terra rossa. La New Tennis System, che già ci forniva la manutenzione dei campi, ci ha offerto il nuovo Red Plus. All'inizio si ha sempre qualche dubbio nel cambiare. Abbiamo accompagnato diversi soci a provare questi campi ovunque, a Campione d'Italia, a Milano, a Novi Ligure. Inoltre, il signor Corsiero era talmente convinto della bontà del suo prodotto da offrirci una dilazione di pagamento notevole. E, da buoni svizzeri, abbiamo convinto i soci a garantire la copertura economica, in cambio del 3% di interessi che avrebbero fatto fatica a ottenere dalle banche! Come è finita? Che è stata una delle scelte più azzeccate del club». Interviene a supporto la maestra del club, Simona Becherini: «Non perdiamo più tante ore, giochiamo all'aperto appena la temperatura lo consente, non è troppo rapido e ci posso giocare per otto ore al giorno senza avvertire fastidi». Già, perché questi campi non gelano e quindi si possono utilizzare anche in autunno e inverno: «Prima li chiudevamo – dice Zamboni – mentre adesso si gioca anche a marzo, ottobre  e novembre. Abbiamo guadagnato un 20% di ore e a Pasqua eravamo l'unico club del Canton Ticino dove si poteva giocare». 
 
Da Cureglia ci spostiamo a Carona, il club scenograficamente più bello della zona: due campi con vista sul lago. Ci accoglie la Presidente del cub, Lucia Minotti: «La cornice è stupenda ma il quadro non era granché, fin quando non abbiamo deciso di intervenire. Un ruolo importante l'ha recitato la scelta di fare i campi in Red Plus: potendo giocare solo all'aperto, la stagione era diventata molto corta e tanti soci ci avevano abbandonato. Ora invece si può giocare da marzo a novembre e la situazione è decisamente migliorata. E consideri che, dopo tutta la neve dell'inverno e la pioggia della primavera, abbiamo cominciato a giocare ad aprile e senza nessun intervento di manutenzione, se non togliere le foglie. Anzi, quasi quasi licenzio il nostro uomo dei campi! Però obblighiamo i soci a spazzare e bagnare il campo dopo ogni ora di gioco, altrimenti scattano le ammonizioni». Sensazioni positive confermate dal giovane maestro, Loris: «La superficie è super confortevole, drena benissimo e dopo un periodo di assestamento, la velocità è quella corretta per un campo in terra rossa».
 
Si sente spesso ripetere di questo periodo di assestamento: «È naturale, accade anche per i campi in terra tradizionale – dice Corsiero -. Giocandoci sopra si compatta e si velocizza». «Verissimo – dice Zamboni del TC Cureglia -. Infatti il secondo anno erano ancora migliori del primo. E poi siamo convinti di risparmiare notevolmente nei costi di manutenzione: in una stagione utilizziamo solo una quindicina di sacchi di sabbia e con gli attrezzi giusti il campo resta sempre in perfette condizioni. Prima si infossava, le righe salivano, affioravano addirittura i sassi a fine stagione. Certo, potessi permettermi una manutenzione stile Roland Garros o Monte Carlo Country Club, allora potrei anche pensare di rimanere legato alla vecchia terra rossa, ma in un normale tennis club non è più possibile, se si vuol far quadrare i conti e offrire un servizio di qualità ai soci. Dovessi fare altri due campi, non avrei dubbi, sceglierei la soluzione Red Plus". Una consacrazione, che dalla Svizzera plana all'Italia, che da un piccolo circolo del Canton Ticino sbarca anche in un club come il Molinetto, alle porte di Milano, che sembrava destinato ad affidare solo al golf le chance di rimanere in vita. Invece, da quando i vecchi campi in sintetico sono stati sostituiti col Red Plus, il tennis ha ripreso a vivere. Perché una delle soluzioni più vantaggiose, è proprio quella di poter convertire vecchi campi in resina, in mateco, in asfalto, perfino nella vecchia terra battuta, senza dover intervenire in maniera troppo invasiva, visto che il supporto in erba sintetica viene applicato sopra. Basta preparare una pendenza corretta, se già non esiste. Insomma, lasciando pure il Sacro Graal alle leggende, è positivo che stia emergendo un prodotto che possa migliorare i nostri amati campi in terra rossa. Club e appassionati dovrebbero stappare un buon millesimato di Dom Perignon.
 
PERCHE’ SCEGLIERE RED PLUS?
È la domanda più ovvia che ci siamo posti. Ed ecco le risposte che abbiamo trovato.
MIGLIOR PERFORMANCE: niente buche, niente rimbalzi fasulle, niente righe che saltano via. Un tavolo da biliardo. E non troppo veloce, che per il socio medio è un vantaggio.
MAGGIOR GIOCABILITÀ: non solo in termini tecnici, ma di ore disponibili. Perché non gelando, si può giocare all'aperto ogni volta che il clima lo consente. E, asciugando in fretta, anche dopo un violento temporale, si scende in campo prima rispetto alle normali abitudini. Con ovvi vantaggi per le scuole tennis e i soci.
RISPARMIO ECONOMICO: necessita solo della manutenzione ordinario (spazzolone e acqua). Nessun rifacimento annuale e, dopo il primo anno di assestamento, basta aggiungere una quindicina di sacchi di terra rossa, un numero notevolmente inferiore a quanto necessita un campo in terra tradizionale.
MAGGIOR VERSATILITÀ: come spiegato qui sotto, si adatta a tante situazione di riconversione, da un campo in resina ad uno in mateco, da un altro in terra rossa alla soluzione ex novo.