Sesta vittoria al China Open per Novak Djokovic, che non dà scampo nemmeno a Rafael Nadal. Lo spagnolo gioca un match generoso, a tratti lo impensierisce, ma non va oltre il 6-2 6-2 finale. Il numero uno del mondo è semplicemente di un altro pianeta.Il re è sempre Novak Djokovic. Oceania, Europa, Stati Uniti o Asia non fa differenza: il numero uno del mondo non ha rivali. Non è bastato nemmeno un Rafael Nadal che non si vedeva da un pezzo a mettergli i bastoni fra le ruote nel suo ATP 500 di Pechino. Lo spagnolo ci ha provato, l’ha addirittura sorpreso per il livello che è stato in grado di esprimere per un set, ma è comunque uscito con le ossa rotte, dopo un doppio 6-2. Un punteggio falso, che racconta di un margine più ampio di quello realmente visto sul cemento azzurro dell’Olympic Tennis Center, ma la dice lunga sullo stato di forma del campione di Belgrado. Soli quattro game persi col miglior Nadal dall'anno: semplicemente ingiocabile. Se per tutta la stagione ha tenuto un livello altissimo, nella settimana cinese è andato oltre ogni limite: diciotto game persi in cinque incontri (che come media significa meno di due per set), 23 break fatti in 39 game di risposta (59%), e soprattutto la stessa consistenza dal primo punto del match d’esordio con Simone Bolelli all’ultimo della finale, chiuso dall’ace numero sette. In mezzo tre vittorie accumunate da una facilità disarmante, prima il cinese Zhang, poi Isner, quindi Ferrer, tutti abbattuti come birilli di cartone da un Djokovic che pare non conoscere limiti. Nel 2011 vinse tutto fino allo Us Open, poi calò e raccolse pochissimo, finendo per non superare la prima fase delle ATP Finals. Stavolta invece non ne vuole sapere di fermarsi. Ottavo titolo dell’anno, sesto a Pechino, con una striscia di 29 vittorie consecutive senza alcuna sconfitta. Il record di 31 nello stesso torneo, siglato da Nadal al Roland Garros, è ormai a un passo. Quella versione di ‘Rafa’ non c’è più, ma in Cina è finalmente tornato a lanciare segnali incoraggianti, tornando in finale sul cemento a ben diciotto mesi dall’ultima volta. Fare di più, contro questo Djokovic, sarebbe stato troppo forse anche per il Nadal dei tempi d’oro. Difficilmente lo spagnolo si accontenta di un 6-2 6-2, ma dal primo set giocato oggi può ripartire per costruirsi un finale di stagione degno del suo nome. L’ha aperto cedendo il servizio, ma poi ha lottato game su game, punto su punto.
 
LA FRECCIATINA AL PUBBLICO DI NEW YORK
A Nadal non è andata bene, ma per i suoi tifosi vederlo tener di nuovo testa a Djokovic, con gli occhi affamati e la fronte che gronda sudore, dev’essere stata una bella emozione. Sicuramente mancava da un po’, come quel drittone vecchio stile che talvolta ha lasciato fermo il serbo, facendo saltare sul seggiolino i quasi 15mila del Centale. E chissà come sarebbe potuto cambiare il match se lo spagnolo avesse concretizzato una delle due palle-break sul 2-3. Gli avrebbero permesso ‘solo’ di riportarsi in parità, ma nella mente di Djokovic sarebbe arrivato un messaggio interessante. Non ce l’ha fatta con un po’ di rammarico per due errori suoi, e poi non è più riuscito a farsi veramente pericoloso in risposta, forse anche a causa di un fastidio al piede destro accusato sull’1-1 del secondo set, che ha richiesto l’intervento del fisioterapista nel bel mezzo del terzo gioco. Al rientro in campo ha perso quel game e poi pure quattro dei successivi cinque, ma il merito è soprattutto del serbo. Ha messo in campo l’82% di prime palle, si è difeso come un muro regalando pochissimo e ha stampato il proprio logo su tutte le righe del campo con 27 colpi vincenti. Giocare così, sul pianeta Terra, è permesso solo a lui, che al termine ha portato avanti la tradizione della settimana, autografando la telecamere con un carattere cinese. Uno sforzo per farsi apprezzare ancora di più da un pubblico che lo adora più di ogni altro. “Questo è il torneo di maggior successo della mia carriera – ha detto –, a Pechino torno sempre con ricordi positivi. A partire dalle Olimpiadi del 2008 sino ai successi gli anni scorsi. Qui ci sono appassionati leali, che mi supportano tantissimo”. Chiara la frecciatina al pubblico dello Us Open, che lo disturbò parecchio durante la finale contro Federer. Vinse anche in quella situazione, e forse è stato meglio così. Perché quando dalla sua parte c’è pure il pubblico, gli avversari non vedono nemmeno le briciole.
 
ATP 500 PECHINO – Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Rafael Nadal (ESP) 6-2 6-2