di Federico Mariani – foto Getty Images
L’ottava edizione del Brisbane International ha il medesimo epilogo della versione 2015, ma con esito opposto. Nel remake della finale disputata dodici mesi fa, infatti, Milos Raonic strappa dalle mani di Roger Federer lo scettro di campione andando a firmare l’ottavo sigillo Atp in carriera – il primo in Australia – imponendosi con punteggio di 6-4 6-4 in un’ora accompagnata da ventisette minuti.
Per il canadese di origine montenegrina si tratta del secondo successo in undici sfide al cospetto del campione basilese, il che lo porta ad essere il più vincente con Federer tra i nati dal 1990 in poi per un incredibile ruolino di macia che vede Roger vincente 41 volte su 45 contro i ragazzini del tennis mondiale, dopo aver peraltro regolato uno via l’altro proprio a Brisbane Dimitrov prima e Thiem poi.
Non c’è storia nel duplice 6-4 colto da Raonic in un’ora e ventisette minuti di match francamente mediocre, giocato malissimo da Federer e sufficientemente bene dal canadese. E’ doveroso rimarcare le precarie condizioni fisiche con cui il diciassette volte campione Slam si è calato nella finale numero 136 della carriera: lo svizzero – presentatosi in Australia con la febbre – era ben al di sotto delle proprie possibilità, un deficit di condizione reso evidentissimo nella finale odierna con un Federer spento, lento, poco efficace al servizio, terribilmente falloso nello scambio. Innumerevoli sono state le stecche messe a referto da Roger che, specie nel lato sinistro, arrivava sulla palla con colpevole ritardo. Una sola palla break raccolta da Federer in tutto l’incontro, con la pesante collaborazione di Raonic capace di servire in un solo game ben tre doppi falli, tanto non è bastato per concretizzare il break. Due sono invece i break che il canadese ha messo ha passato agli archivi, chirurgici nelle fasi più concitate di entrambi set e decisivi ai fini del punteggio.
In virtù della già citata condizione fisica, questa sconfitta lascia il tempo che trova per un basilese troppo brutto per essere vero. D’altra parte bravissimo Raonic, in una giornata anche per lui tutt’altro che eccezionale, a sfruttare a piè mani l’occasione offertagli da Federer e prendersi il secondo scalpo elvetico. In un sol colpo, oltre a lavare l’onta della finale persa sul filo lo scorso anno, Milos si gode la vittoria contro l’allievo del suo ex coach Ljubicic. Difficile chiedere di meglio!