Il 2017 doveva essere l'anno di Milos Raonic, ma un fisico di cristallo l'ha costretto a ripetuti stop, facendolo sprofondare al n.24 ATP. Secondo molti il canadese ha già raggiunto il suo apice, ma senza infortuni può tornare fra i primissimi. Dice di essersi lasciato i problemi alle spalle e ha tutta l'intenzione di provarci: è arrivato a Melbourne con 25 giorni d'anticipo!Gli infortuni di Novak Djokovic e Andy Murray hanno fatto passare in secondo piano i suoi problemi, ma fra i big il giocatore ad aver vissuto il 2017 peggiore è stato Milos Raonic. Partiva da numero 3 del mondo, con una finale a Wimbledon da difendere e la sensazione diffusa che potesse diventare il prossimo Slammer, invece ha chiuso la stagione a inizio ottobre con appena quattordici tornei giocatori e una lunga serie di infortuni, che l’hanno fatto sprofondare al numero 24 ATP. Significa che sarà uno di quelli chiamati a rinascere, e per questo sta cercando di fare le cose nel miglior modo possibile. Aveva detto sì al torneo di esibizione di Abu Dhabi, ma poi ha cambiato idea (negli Emirati hanno perso anche Wawrinka e Nadal) e si è presentato a Melbourne con ben 25 giorni d’anticipo rispetto all’inizio dell’Australian Open, per adattarsi al clima e ultimare la preparazione nelle stesse condizioni dei primi tornei dell’anno. Rimasto con lo spagnolo Javier Piles dopo l’addio di Riccardo Piatti, il canadese ha incontrato i giornalisti australiani a margine di un evento organizzato sui campi di Melbourne Park dal suo sponsor tecnico New Balance, che l’ha fatto palleggiare con Steve Smith, capitano della nazionale australiana di cricket, uno degli sport più popolari nel Paese. “In Australia – ha spiegato Raonic – ho sempre giocato bene, e l’Australian Open è il torneo del Grande Slam nel quale ho trovato la maggiore continuità, sentendomi bene in campo e costruendomi delle belle opportunità. Mi auguro di avere la possibilità di dare una svolta alle mie fortune”.
LA PREVENZIONE NON BASTA
Il riferimento è alla lunga serie di problemi accusati nel 2017. Sembrerebbe la prova inconfutabile di una gestione un po’ approssimativa di fisico e allenamenti, quando in realtà il canadese ha dimostrato a più riprese di essere uno dei giocatori più attenti e precisi. Ha integrato al suo staff persone su persone, per non lasciare alcun dettaglio al caso, ma evidentemente con un fisico di cristallo come il suo c’è poco da fare. “Ho terminato molto tardi il 2016, e di conseguenza sono stato obbligato a fare una preparazione frettolosa per il 2017. Stavolta, invece, ho avuto tutto il tempo necessario per staccare un po’ la spina, riposare e prepararmi. Ho fatto molta fatica nel corso dell’anno, ma ora sono pronto per dimenticare tutto e concentrarmi sul mio tennis e sui tornei in arrivo”. Se nemmeno un mago della preparazione atletica come Dalibor Sirola è riuscito a prevenire gli infortuni significa che è davvero complicato. Prima si è fermato per il bicipite femorale, poi ha perso due mesi per una piccola operazione al polso, quindi ha accusato un problema al polaccio, e così ha chiuso la stagione con appena due finali a livello di ATP 250: una a Istanbul, persa con Cilic, e una a Delray Beach, nemmeno disputata. “È stato un anno difficile e frustrante, in cui non mi sono potuto concentrare sul tennis come avrei voluto, perché ero sempre impegnato a risolvere dei problemi. Ora per fortuna sto meglio: a livello di salute mi sento al meglio, ho recuperato al 100% dai vari infortuni, mentre la forma fisica è intorno all’80%”. Ma c’è tempo a sufficienza per crescere ancora.
L’AUSTRALIA GLI PORTA BENE
Il 27enne nativo di Podgorica non rimarrà a Melbourne fino al via del primo Slam dell’anno, perché la sua stagione si aprirà col Brisbane International. Un torneo che gli ha spesso portato fortuna: nel 2016 ha vinto in finale contro Federer e lo scorso anno ha battuto Rafael Nadal. Ma è indubbio che l’obiettivo numero uno per dare il la alla rinascita si chiami Australian Open. Negli ultimi tre anni a Melbourne è sempre andato benissimo, arrivando due volte ai quarti e una in semifinale, e se nel 2016 non si fosse infortunato nel quinto set contro Andy Murray, probabilmente nel suo palmarès figurerebbe almeno una seconda finale Slam. Tornasse al 100% della forma, con un paio d’anni di maturità in più sul groppone potrebbe prendersela quest’anno, anche se – se Djokovic e Murray tornassero seriamente al top – il compito sarebbe doppiamente difficile per tutti gli altri. “Novak – ha detto Raonic – ha avuto molto tepo per recuperare dal suo problema al gomito e allenarsi. E in più a Melbourne ha sempre giocato molto bene. Penso che possa ripetere ciò che ha fatto Federer col suo rientro nel 2017 . Anche se indicare un favorito è difficile. L’anno appena terminato dice che Federer e Nadal dovrebbero avere qualcosa in più, ma è difficile saperlo. Di certo, Roger ha dimostrato che quando ha tempo di allenarsi a dovere batterlo è ancora molto complicato. Smentendo tante voci che dicevano che non sarebbe più tornato a certi livelli”. Un po’ quello che la gente sta iniziando a pensare di lui. Riuscirà, almeno in questo, a imitare Federer?