Con l’esplosione del giovane canadese e dell’ucraino Dolgopolov, finalmente si affaccia una nuova generazione di potenziali campioni…

di Daniele Rossi – foto Getty Images 

 

L’età media si sta inesorabilmente alzando. Sta diventando sempre più difficile sfondare per i giovani. Sarà che la “vecchia” guardia sta reggendo benissimo, sarà che adesso ci vogliono doti fisiche acquisibili solo dopo alcuni anni di lavoro atletico e sarà che la concorrenza è sempre più agguerrita, ma negli ultimi tempi di baby-fenomeni non c’è stata traccia. E’ finita da un pezzo l’era dei Becker e dei Chang che vincevano gli Slam da minorenni, ma forse anche per un carenza di talento. Poco tempo fa lo stesso Roger Federer disse di non vedere nessun nuovo potenziale campione all’orizzonte.

Questo inizio di stagione semprà però smentirlo. Sono soprattutto due i nomi sulla bocca di tutti, Milos Raonic e Alexandr Dolgopolov. Ma occhio anche a Richard Berankis e Grigor Dimitrov. Finalmente la classe ’90 sta emergendo, sono loro le nuove speranze del tennis.

 

In questo momento, della nidiata il più forte ed il più competitivo è Milos Raonic.

Ottavi di finale agli Australian Open, vittoria a San José e quarti di finale già in tasca in quel di Memphis. L’ultima impresa del bombardiere canadese è stata la vittoria contro Radek Stepanek per 6-4 6-7(10) 7-6(1).

Nato il 27 dicembre del 1990 a Podgorica, nel Montenegro, si trasferisce giovanissimo con la famiglia in Canada per sfuggire alla guerra. Prende residenza a Tornhill, nell’Ontario e si rivela subito un grande talento, aiutato anche dai suoi 196 centimeti di altezza.

Il suo idolo è Pete Sampras, alcuni per potenza e precocità lo hanno paragonato a Boris Becker, ma la somiglianza più netta è quella con Mark Philippoussis. Ma Milos sembra forse ancora più completo.

Servizio imprendibile, diritto devastante, solido il rovescio (soprattutto il lungolinea), mostra buona copertura della rete e anche un’ottima mobilità, considerando l’altezza vertiginosa. Colpisce in positivo anche la sua attitudine in campo. Ragazzo pacato e tranquillo, mantiene sempre la calma nei momenti cruciali, evidenziando una maturità insospettabile per la sua età e per il suo viso ancora da bambino. Sono troppe le variabili che condizionano la crescità di un giocatore, difficile quindi dire dova possa arrivare, ma se continua così, è inevitabile pensare ad un suo rapido approdo fra i primi dieci.

 

Di Alexandr Dolgopolov si è già detto e parlato tanto. In realtà non è neanche più giovanissimo, visto che si tratta di un ’88, ma la sua scalata negli ultimi tempi è stata vertiginosa. Col suo tennis brillante e originale potrà togliersi diverse soddisfazioni e di sicuro ci farà divertire, ma forse proprio questa sua “follia” ci lascia qualche dubbio. La continuità è un requisito essenziale per arrivare in alto e questa dote non sembra proprio il punto forte di “The Dog”. Continuate a seguirlo comunque, il ragazzo ha talento e personalità da vendere.

 

Inizia a fare progressi importanti anche Richard Berankis. Dopo essersi “inglesizzato” il nome (all’anagrafe Ricardas), il lituano, anche lui classe ’90, è approdato nei primi 100 e adesso è numero 74. Di lui si parlava già da tempo, visto che è stato numero 1 dei junior nel 2007 e vincitore degli Us Open e dell’Orange Bowl nello stesso anno. Prodotto dell’accademia Bollettieri, Berankis si fa forza di un tennis ordinato e preciso, ma capace di generare vincenti con facilità da entrambi i lati. Manca di un po’ di potenza, forse anche a causa di un fisico ancora in via di sviluppo. Nell’ultimo torneo disputato, a Memphis, ha perso al primo turno da Andy Roddick, combattendo per tre set. Il ragazzo comunque è di sicuro avvenire.

 

Largo anche a Grigor Dimitrov. Bulgaro, nato nel 1991, è cresciuto a pane e…Federer. Grigor infatti prova una sorta di adorazione per il campione svizzero che cerca di replicare in tutte le sue movenze, a partire dall’elegante rovescio ad una mano e dal roteare la racchetta mentre attende il servizio dell’avversario. Cercare di imitare Roger è cosa buona, ma dall’altra parte può essere un limite. Dimitrov adesso deve pensare a sé stesso e a cosa migliorare, ma il talento è cristallino e il fisico è già formato.

 

Raonic, Dolgopolov, Berankis e Dimitrov…saranno loro i nuovi “Fab Four”?

 


 

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