AUSTRALIAN OPEN. Roberta ci tiene vivi nel tabellone femminile superando la possente Amanmuradova. Come farà Barazzutti a tenerla fuori dai singolari in Fed Cup?
Akgul Amanmuradova ha raccolto cinque game contro Roberta Vinci
Di Riccardo Bisti – 17 gennaio 2013
Tempo fa, essere Corrado Barazzutti era difficile con gli uomini e facile con le donne. Adesso è il contrario. La squadra di Coppa Davis è tutto sommato definita, soprattutto dopo il ritorno di Andreas Seppi. La Fed Cup, riserva di caccia per il tennis italiano, potrebbe creare qualche sorpresa. Tra tre settimane, al 105 Stadium di Rimini, arriveranno le americane, e non vorremmo essere nei panni del coach friulano. Soprattutto dopo che l’unica azzurra in forma decente è quella che fino all’anno scorso (salvo un match perso in Russia) era tenuta buona solo per il doppio. Roberta Vinci è il raggio azzurro che ci tiene in piedi all’Australian Open. In questa curiosa giornata da Hopman Cup, con il doppio incrocio Italia-Uzbekistan, la Vinci ha tenuto a bada l’impressionante Akgul Amanmuradova, gigantessa dalle movenze mascoline. Lungi da noi fare antipatiche allusioni, ma se fate un salto su Google e digitate il suo nome, vedrete che tra i suggerimenti usciranno le frasi “Akgul Amanmuradova looks like a man” (!) oppure “Akgul Amanmuradova girlfriend” (!!). Per sua (s)fortuna è stata al massimo numero 36 del mondo e non ha vinto titoli WTA. Fosse stata una top 10, avremmo sentito allusioni di qualsiasi tipo. Tra Renèe Richards e Sarah Gronert, qualcuno l’avrebbe definita la “Kasper Semenya del tennis". Ma la 28enne uzbeka non è un fenomeno, anche perché conosce un solo tipo di tennis. E la femminile Roberta sa come fare per disinnescarlo. E’ stata una partita agile, quasi banale. La Vinci è partita subito forte, involandosi sul 3-0 e tenendo il vantaggio fino al 6-3 finale. Gli insegnamenti di Francesco Cinà l’hanno resa una tennista migliore, sempre più forte. A quasi 30 anni, è più competitiva che mai. Il rovescio in slice è una garanzia, ma il dritto è sempre più incisivo. Anche per questo sono arrivati cinque giochi consecutivi che hanno sigillato il 6-3 6-2 finale e l’hanno spedita al terzo turno, per la prima volta dopo sette anni.
Come fai a tenere fuori dai singolari questa Vinci? La Errani è partita male. Si riprenderà, ma oltre alle difficoltà tecniche, quest’anno incontrerà quelle psicologiche, fino ad oggi sconosciute. La Schiavone è in ripresa, ma sta vincendo poche partite e la fiducia latita. Insomma, tenere fuori Robertina (pardon, Roberta: quel diminutivo non l’ha mai digerito) sarà dura. Soprattutto se dovesse battere Elena Vesnina al terzo turno, con in palio un posto contro la signorina Redfoo Vika Azarenka. Non sarà un match facile, perché la russa arriva da sette vittorie consecutive e il primo titolo in carriera sul cemento di Hobart. E negli scontri diretti è avanti 3-1. La Vesnina è un’ottima doppista, gioca bene a rete e può creare problematiche diverse alla Vinci, abituata ad affrontare le picchiatrici dure e pure. Ma Francesco Cinà saprà consigliarla al meglio. E poi c’è da difendere l’onore del tennis femminile azzurro, miniera d’oro per ogni appassionato. Mica può deluderci. Da segnalare che la Vesnina ha eliminato Varvara Lepchenko, possibile avversaria in Fed Cup. Ma con le esplosioni di Stephens e Keys, unite alla disponibilità delle sorelle Williams, potrebbe rischiare il posto in squadra. Non deve essere semplice nemmeno trovarsi nei panni di capitan Mary Joe Fernandez.
La giornata ha offerto una risposta importante: Serena Williams sta bene. “Abbiamo fatto tutto il possibile tra ghiaccio e trattamenti – ha detto, riferendosi alla caviglia malandata – e stamattina mi sono svegliata piuttosto bene. Peccato che mi sia data una racchettata in bocca. Vabbè, ho le labbra ancora più sexy!”. Era di buon umore, segnale ancor più importante del 6-2 6-0 rifilato a Garbine Muguruza Blanco, giovane basca dalle idee chiare e il tennis che spacca. Ma non è ancora sufficiente per mettere in crisi Serena, che ha giocato con agio e scioltezza. Un po’ come Vika Azarenka nel primo match. Eleni Danilidou è una delle poche donne a tirare il rovescio a una mano, ma il suo slice è una morbida mozzarella. Non poteva che finire 6-1 6-0. Pareva brutto, alla ruspante Vika, non infilare almeno un 6-0 dopo i cappotti infilati dalle avversarie. Tra gli uomini, ha impressionato Philipp Kohlschreiber, uno che negli Slam fa sempre il suo dovere. Il 6-2 7-6 6-4 con cui ha superato Amir Weintraub è stato pieno di qualità. Avanza anche Milos Raonic (poche chance lasciate a Lukas Rosol) e un dimagrito Jo Wilfried Tsonga, troppo forte per Go Soeda. Soprende – ma solo in parte – la netta vittoria di Ricardas Berankis, finalmente ristabilito e bravo a superare Florian Mayer, testa di serie numero 25. Adesso la sua corsa dovrebbe interrompersi contro Andy Murray, primo big a scendere in campo, che non ha avuto problemi contro il portoghese Joao Sousa.
AUSTRALIAN OPEN, DAY 4 / I RISULTATI
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