La grande voglia di Nadal di tornare grande può rivelarsi un problema? Per la prima volta dal 2008 giocherà sul cemento fra Melbourne e Indian Wells, e l’impressione è che abbia inserito troppi tornei nella sua programmazione. Ben dieci da qui a Wimbledon: così tanti solo nel 2005 e nel 2008. Eppure il suo fisico gli ha già dato segnali ben chiari…
In Australia ha spiegato di sentirsi finalmente al top dal punto di vista fisico, ma la grande voglia di rivalsa di Rafael Nadal potrebbe anche rivelarsi un’arma a doppio taglio. Specialmente perché, programmazione alla mano, sembra non la stia gestendo alla perfezione. Nelle scorse ore ha annunciato la sua presenza a giugno all’ATP 500 del Queen’s, una scelta che porta a ben dieci i tornei messi in calendario fra Australian Open e Wimbledon (entrambi esclusi). Troppi? Sì, ne ha giocati così tanti solamente nel suo magico 2008 e nel 2005: dodici anni fa. Non c’è bisogno di arrivare agli estremi di Serena Williams, che in classifica ha appena otto tornei dei sedici "countable" (ed è comunque numero 1: dato che deve far riflettere… le altre!), ma nemmeno spremersi come un limone in tornei che hanno ben poco da aggiungere al suo palmarès. Giocare troppo, accumulando fatica e cambiando continuamente continenti e condizioni, può diventare deleterio, specialmente per un fisico che negli anni scorsi gli ha già dato più di un segnale. L’esempio di Roger Federer è illuminante: si è preso un lungo stop per curare un paio di problemi che richiedevano in realtà una pausa molto minore, ma al ritorno sui campi ha vinto uno Slam che gli mancava da quasi cinque anni. Certo, il caso ha fatto la sua bella parte togliendo di mezzo prima Djokovic e poi Murray, ma lui si è fatto trovare pronto. 
Già da qualche anno Federer ha capito come centellinare i tornei per preservare fisico ed energie. Ora andrà a Dubai e poi starà fermo fino a Indian Wells, mentre Djokovic – per citarne un altro – visto l’impegno in Coppa Davis dello scorso week-end ha deciso di rientrare nel circuito direttamente in occasione del "1000" californiano. Nadal, invece, pare non aver imparato la lezione, tanto da aver addirittura inserito dei tornei sul cemento fra Melbourne e i primi Masters 1000 dell’anno, come non faceva dal 2009. Prima sarà a Rotterdam, poi ad Acapulco, quindi a Indian Wells e Miami. In seguito (ammesso che li giochi) ci sarebbero i quarti di Coppa Davis in Serbia, per poi iniziare la stagione sulla terra battuta: Monte Carlo, Barcellona, Madrid, Roma e Parigi, tutti nell’arco di due mesi scarsi. E appena sette giorni dopo la fine del Roland Garros dovrà volare a Londra per l’ATP 500 nel club della Regina, conquistato nel 2008. Normale che voglia giocare almeno un torneo prima dei Championships, per prendere confidenza con l’erba, come è normale che non voglia saltare nemmeno uno degli amati tornei sul rosso. Però la coperta è corta e c’è il rischio che non basti: qualche rinuncia farebbe comodo. L’augurio è che abbia ragione lui, ma i dubbi restano. Specialmente su due tornei come Rotterdam e Acapulco, tutt’altro che indispensabili sia per la classifica sia per il portafogli.