Siamo seri: la chance di tornare a vincere un Masters 1000 sull’amata terra battuta era troppo ghiotta per farsela rubare di mano da Andy Murray, uno che fino a dodici mesi fa sul rosso non aveva mai vinto nemmeno un torneo. Rafael Nadal ha sofferto, probabilmente ha anche avuto la sensazione (come gli osservatori) che a giocarsi il titolo nel Principato ci potesse davvero finire l’avversario, ma domani di fronte a Gael Monfils ci sarà lui, con tanta voglia di riprendersi una delle sue corone preferite, già azzannata per otto volte di fila dal 2005 al 2012. Poi sono arrivati Djokovic e Wawrinka, e per lui non c’è più stato spazio, almeno fino a domani pomeriggio, quando giocherà la sua finale numero 100 nel circuito ATP. Vien da pensare che non sia un caso che un traguardo così importante arrivi al Monte Carlo Rolex Masters, dove nel 2005 un diciottenne che prometteva di diventare il Re della terra battuta vinse il suo primo titolo veramente importante. Undici anni dopo la promessa è stata mantenuta, ma il declino delle ultime stagioni, unito a un Djokovic che a tratti pare il più forte di sempre, l’ha un po’ offuscato. Domani la prima chance per provare a riprenderselo, e lanciare una stagione finalmente all’altezza del suo nome. Non lo rivedremo più abbattere tutti gli avversari come fossero birilli, e forse nemmeno vincere al Roland Garros, ma se è vero che per riprendere a far funzionare i colpi deve star bene mentalmente, la fiducia è la benzina migliore. Tornare a mettere le mani su un Masters 1000, riprendendo subito Djokovic a quota 28 dopo il sorpasso di Miami, sarebbe un pieno gratuito, da sfruttare da qui fino a Parigi.
NEL SECONDO SET CAMBIA TUTTO
Murray ha provato a spaventarlo con un gran primo set, in cui ha fatto bene tutto ciò che nei giorni scorsi gli era venuto male. Escludendo il match monco con Raonic, finito ancor prima di iniziare, la trasformazione rispetto ai primi due incontri giocati nel Principato è stata incredibile. Ha funzionato tutto a dovere, il cervello non ha trovato intoppi e il 6-2 è stato servito a suon di rovesci sulla riga e palle corte millimetriche, ma anche dai 15 gratuiti di un Nadal troppo difensivo, quasi non si aspettasse di dover dare il 100% per portare a casa l’incontro. Murray, invece, gli ha fatto capire che serviva ben altro, e dal secondo set è cambiato tutto, con un break in apertura a far da spartiacque fra i due volti del match. Il servizio di vantaggio è subito tornato indietro, ma tanto è bastato a Nadal per prendere coraggio, far due passi avanti e iniziare a macinare gioco col drittone, come ai tempi d’oro. Piano piano la resistenza di Murray è andata sgretolandosi, fino al capitombolo che di fatto ha deciso il match: palla-break sul 3-3, ottimo attacco e smash da chiudere. Lo scozzese sbaglia angolo, Nadal si trova la palla addosso e spara il passante del 4-3. Poi un paio di palle-break da difendere per legittimare il vantaggio, qualche secondo di troppo tra un punto di servizio e l’altro (con tanto di lamentele di Murray) ed ecco il 6-4 che sulla carta ha pareggiato i conti, in realtà ha consegnato il successo a Nadal. Lo si è capito già all’inizio del terzo: subito 2-0, poi 5-1, quindi 6-2 e finale numero 42 in un Masters 1000 (la decima a Monte Carlo), dopo il game più lungo dell’incontro.
“IL DRITTO VA MEGLIO GIORNO DOPO GIORNO”
“Nel secondo set – ha detto Nadal in conferenza stampa – ho aumentato la velocità di palla e giocato di più dentro al campo, a livello di mentalità è stato un gran set. Il dritto funziona meglio giorno dopo giorno, e mi muovo anche meglio in campo, un aspetto molto importante”. A quel punto, ovviamente, è scattata la domanda sul passato, sul fatto che sia finalmente tornato a giocare una finale di prestigio. “Non mi va di stare ogni giorno a dire se sono tornato oppure no. Non mi va di confrontarmi con passato”. Indirettamente, al posto suo l’ha fatto Andy Murray, deluso per il terzo set ma comunque soddisfatto per un torneo che si poteva concludere addirittura agli ottavi, in un match pazzo contro Benoit Paire. “Credo che la principale differenza fra il primo e il secondo set sia stata nel mio servizio: non sono riuscito a tenere lo stesso livello. Quest’anno Rafa sta giocando meglio, e si muove anche meglio”. Un messaggio per il suo prossimo avversario, quel Gael Monfils che l’ha già battuto due volte sul cemento, ma sul rosso ha sempre raccolto le briciole. Alla terza finale in carriera in un Masters 1000 (le altre due, perse, a Bercy: 2009 e 2010), il colored francese avrà ben poco da perdere e arriverà decisamente più fresco, ma strappare un titolo così a Nadal, ancor di più dopo il modo in cui si è preso la finale, è roba per pochissimi. Probabilmente non per lui.
MASTERS 1000 MONTE CARLO – Semifinale
Rafael Nadal (ESP) b. Andy Murray (GBR) 2-6 6-4 6-2
“Rafa” vuol tornare a mordere
Nadal spaventa i suoi tifosi cedendo rapidamente il primo set a Murray, ma l’occasione è troppo grossa per lasciarsela sfuggire. Rimonta, la spunta 2-6 6-4 6-2 e sarà favoritissimo per un successo che potrebbe anche cambiargli la stagione.