Settimo trionfo romano per Rafael Nadal. Sette come i Re di Roma. Lo spagnolo è parso in condizioni strepitose e ha massacrato Federer nella finale più breve nella storia del torneo.
Roma ha avuto due grandi finalisti, ma non una grande finale
Di Riccardo Bisti – 20 maggio 2013
Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo. Per ciascuno dei Sette Re di Roma, Rafael Nadal ha infilato un titolo. Dopo Paulo Roberto Falcao e Francesco Totti, Roma ha (di nuovo) il suo ottavo Re. Nel tennis è l’unico. E probabilmente resterà tale. Vincere sette volte gli Internazionali BNL d’Italia è un risultato straordinario, irripetibile. La vigilia di questa finale si era vissuta sulla grande emotività generata dalle sfide Nadal-Federer. Ci si è messa di mezzo la poesia, la mistica…come ad auto-convincersi che poteva esserci una partita equilibrata, magari combattuta o addirittura incerta. Ma il tennis sa anche essere una scienza esatta, e per pronosticare una vittoria di Roger Federer ci voleva un estremo atto di fede. Le belle prestazioni dei giorni scorsi, unite a un filo di casualità, avevano mascherato una realtà piuttosto chiara: il declino di Roger è lento, lentissimo, ma inesorabile. Non significa che non vincerà più, ma oggi c'è qualcuno più bravo di lui, soprattutto sulla terra battuta. E Nadal è tra questi. La condizione fisica dello spagnolo sta crescendo a più non posso, sta quasi deflagrando nelle magliette che gli prepara la Nike. Nei 69 minuti di dominio assoluto, Rafa ha mostrato per una reattività impressionante, quasi come ai tempi belli. Con la differenza che oggi ha quasi 27 anni e mille acciacchi alle spalle. Eppure, a parte l’atteggiamento ombroso, sembra che non sia cambiato nulla. E’ finita 61 63 per lo spagnolo ed è la finale più corta di sempre, anche se i paragoni sono piuttosto freschi. A Roma, infatti, la finale si gioca al meglio dei tre set soltanto dal 2007, quando Rafa spazzò via Fernando Gonzalez con un doppio 62. Ma quell’incontro durò un’ora e 24 minuti, un quarto d’ora in più rispetto a oggi. La storia degli Internazionali ricorda un triplo 61 rifilato da Nastase a Manolo Orantes nel 1973 e il triste ritiro di Alberto Mancini quando era in svantaggio 63 61 30 contro Emilio Sanchez nel 1991. Ma quella del 2013 è ancora più significativa, proprio perché ci si aspettava un po’ di equilibrio. O forse perché si affrontavano i due tennisti più importanti dell’ultimo decennio.
E’ stata una finale a senso unico: la differenza è partita dalla condizione fisica e si è estesa a tutti i settori del gioco. Federer ha tenuto a 15 il primo turno di battuta, ma non immaginava che in quel momento sarebbe iniziato l’incubo. Dall’1-1 e 30-30, è iniziata una serie-incubo per lo svizzero, capace di aggiudicarsi solo tre punti nel resto del set. Si sonno viste scene francamente imbarazzanti. L’immagine-simbolo? Sul 4-1 e 30-0, Federer ha sparato in rete un dritto da metà campo, scivolando e rischiando di finire per le terre. Poteva sembrare l’immagine del Re detronizzato, non fosse che Federer non è mai stato Re al Foro Italico. Ma cosa è successo? “Ho sbagliato alcuni dritti facili nei momenti importanti, poi lui è stato molto bravo. Ha trovato il modo giusto di giocare” ha esalato lo svizzero in conferenza stampa, sia pure con eleganza. La tortura è proseguita per altri tre game, quando la folla del Campo Centrale, all’ennesimo errore, ha addirittura accompagnato il cambio di campo con dei fischi. Comprensibile, visto che si attendevano qualcosa di più e invece avevano assistito a un tentativo di smorzata che non è arrivato nemmeno alla metà campo…di Federer! Lo svizzero ha rischiato il 4-0, ma non ha mai lesinato l’impegno. Ha provato a cambiare tattica, cercando più spesso la via della rete, ma i risultati erano altalenanti. Rafa firmava il break del 5-1 con un terrificante passante di rovescio in corsa, il più bello della partita. Sul 6-1 e 5-1 c’è stato il timore che il match potesse durare meno di un’ora. “In quel momento non ho provato nessun imbarazzo – ha detto Nadal – semplicemente volevo vincere un altro game”. Prima di precipitare nel burrone, lo svizzero ha tirato fuori un pizzico d’orgoglio e ha giocato il miglior game della partita, brekkando Nadal a zero. Si è issato fino al 3-5, ma non c’era più nulla da fare. Nadal non era in vena di regali. La differenza? Più che i colpi vincenti (15 a 12 per Federer) l’hanno fatta gli errori gratuiti: Federer ne ha commessi 32 contro gli 8 di Nadal. Il quadruplo. Federer faceva due errori a game, mentre Nadal uno….ogni due game. Impossibile pensare a un esito diverso.
Nadal prende il largo nella classifica dei tennisti più vincenti nei tornei Masters 1000. Il settimo titolo a Roma lo porta a quota 24, distanziando proprio Federer. Più in generale, è parso inavvicinabile. “Ho giocato male contro Gulbis. Quella partita l’ho vinta di testa. Per il resto ho giocato un ottimo torneo. Forse il miglior tennis insieme a quello che ho espresso a Indian Wells, in finale ad Acapulco e per certi momenti a Madrid”. A sette giorni dal Roland Garros, non si vede chi possa batterlo. Murray rischia di restare ai box, Djokovic non sta ancora bene alla caviglia (parola di fonti certe) e sta pagando l’errore di giocare a Madrid, mentre difficilmente Federer sarà in grado di colmare il gap. Gli altri sono lontani, a meno che Ernests Gulbis non si inventi un miracolo. Ma se non riesce a batterlo sulla breve distanza, non vediamo come possa farlo in un match al meglio dei cinque set. “Se quattro-cinque mesi fa mi avessero detto che avrei vinto sei tornei e raggiungo due finali, l’avrei preso per pazzo. Neanche nei sogni più arditi avrei pensato di ottenere un risultato del genere”. A volte la realtà è in grado di superare l’immaginazione: spesso accade in negativo. Stavolta in positivo. E Rafa Nadal si è incoronato ottavo Re di Roma. Con buona pace degli idoli romanisti.
MASTERS 1000 ROMA – FINALE
(5) Rafael Nadal (SPA) b. (2) Roger Federer (SUI) 61 63
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 24
Roger Federer – 21
Andre Agassi – 17
Novak Djokovic – 13
Pete Sampras – 11
Thomas Muster – 8
Andy Murray – 8
Michael Chang – 7
Andy Roddick – 5
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marat Safin – 5
Marcelo Rios – 5
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...