Nella conferenza stampa che precede il torneo, Rafael Nadal si dischiara ottimista sulla sua condizione. Domani l’esordio con Bergs
ROMA – Nel 2005, l’anno del suo primo successo romano, aveva i capelli lunghi, portava magliette smanicate e calzoncini sotto il ginocchio, i temuti pinocchietti. Diciannove anni – e altri nove trionfi al Foro Italico – più tardi, Rafa Nadal, 38 anni il 3 giugno, è pronto per la sua ultima apparizione nella Capitale, dove si presenta con appena nove partite disputate nell’anno (6 vinte e 3 perse), dopo l’ennesimo stop per acciacchi vari e il recente rientro sulla terra battuta.
Qui ha vinto più partite di tutti (69) e dopo il forfait di Sinner è diventato immediatamante il beniamino dei tifosi, che non vogliono perdersi i suoi ultimi drittoni al Foro Italico. In città da sabato, Rafa si è allenato intensamente in questi giorni e prima di recarsi in Piazza del Popolo per l’ennesimo bagno di folla ha dispensato emozioni e frasi mai banali. «Per me Roma è un torneo speciale – le sue parole – e le sensazioni più forti sono legate ai primi due successi, contro Coria e Federer. Nel 2005 avevo vinto già a Monte Carlo e Barcellona, fare il tris qui fu incredibile. Ricordo la finale contro Guillermo, 5 ore e 14 minuti di lotta, il gran tifo, la mia rimonta da 0-3 al quinto set… Ecco, confesso di avere nostalgia delle finali al meglio dei cinque set, quelle battaglie drammatiche e lunghissime, il pubblico che impazziva».
Ma che ricordo le resta di quel Rafa diciottenne? «Ero un ragazzo con tanta energia addosso e grande passione per il tennis. Ora le cose sono molto cambiate, naturalmente, non posso più spingere come un tempo, tutte le partite sono diventate dure, più difficili e imprevedibili. Il mio corpo mi chiede di smettere, devo accettare la situazione, come accettare il fatto che sono trecento del mondo, e pensare che un mese fa non potevo certo immaginare che sarei stato in campo a Monte Carlo, Barcellona e Roma. Sento di stare lavorando bene, Madrid è stato un ottimo test, domani c’è un’altra sfida da affrontare (contro il belga Bergs, ndc) su un campo che per me significa davvero tanto, davanti a un pubblico che mi ha dimostrato sempre grande affetto».
Sui forfait di Alcaraz e Sinner, Rafa ha le idee chiare. «Gli infortuni ci sono sempre stati, fa notizia la coincidenza che due dei migliori giocatori del mondo stiano male nello stesso momento. Ma il discorso è molto ampio: quando spingi il tuo corpo al limite, quando il gioco diventa sempre più veloce, quando giochi per gran parte dell’anno sui campi in cemento, inevitabilmente ti fai male. Poi possiamo parlare del business attorno al tennis. Giocatori e tornei vogliono guadagnare sempre di più e il cerchio si chiude. Le cose accadono, ho perso molti tornei importanti nella mia carriera a causa degli infortuni, bisogna accettarlo. Carlos e Jannik sono giovani, avranno molte altre occasioni per giocare qui. Certo, per l’Italia l’assenza di Sinner è una brutta notizia, ma il torneo sopravvivrà anche senza loro due».