Certe sconfitte non gli erano andate giù. Sin dai tempi del capitombolo a Wimbledon 2014, Rafael Nadal ha un conto in sospeso con Nick Kyrgios. Non gli sta antipatico, ci mancherebbe. Però è un avversario che rappresenta tutto l'opposto di lui. Disordine contro ordine, istinto contro ragione, improvvisazione contro metodicità. L'australiano ha un approccio totalmente diverso al tennis, non sempre efficace. Per questo, ha vinto “soltanto” 3 titoli ATP nonostante un talento che non conosce(rebbe) limiti. Rafa ci aveva perso anche a Cincinnati, meno di due mesi fa, e se l'era un po' legata al dito. La rivincita, succosa e crudele, è arrivata all'ATP 500 di Pechino, un 6-2 6-1 un po' bugiardo per il tennis espresso nel primo set, ma emblematico di cosa vuol dire essere Rafa Nadal. E di cosa vuol dire essere Nick Kyrgios, ovvero un giocatore straordinario ma totalmente privo di affidabilità. I bookmakers gli avevano dato credito, dopo il gran match giocato in semifinale contro Alexander Zverev. Il favorito restava Nadal, ma con un margine risicato. Certe sensazioni si sono rivelate corrette nei primi scambi, a partire da un primo game in cui Kyrgios si è issato a palla break. L'avrebbe anche trasformata, se un suo attacco di rovescio non fosse visto out da un giudice di linea. Occhio di falco gli ha dato ragione, ma Mohamed Lahyani non poteva certo assegnargli il punto, visto che Nadal l'aveva comunque rimandata di là (anche se il punto era ormai compromesso).
I LIMITI DI KYRGIOS
È bastato questo episodio, un piccolo granello di sabbia, a devastare i fragili equilibri mentali dell'australiano. Ha provato a tenere duro per quattro game, fino al 2-2, ma il linguaggio del corpo era chiaro: sarebbe bastato un break per spalancare la strada a Nadal. Quando Kyrgios ha giocato un'incomprensibile palla corta che ha portato Rafa sul 4-2, la partita è finita. Hai voglia a raccontare che Kyrgios ha avuto palle break nei primi turni di risposta del secondo set, oppure che si è preso un penalty point al cambio di campo sul 5-2. Di questa finale, resteranno i nove game consecutivi che hanno spinto Nadal sul 6-2 5-0. “I primi game sono stati molto lunghi, peraltro a un ottimo livello – ha detto Nadal – credo che dopo mezz'ora fossimo ancora 2-1. A mio parere, ho espresso un gran livello. Penso sia stato uno dei migliori match dell'anno. Nick è sempre un avversario difficile, ma oggi il servizio ha funzionato e gli ho fatto giocare tante palle, ho sbagliato poco e mi è capitato di prendere il comando dello scambio più spesso di lui”. Tutto vero, anche se Rafa è stato favorito dal corto circuito mentale di Kyrgios. Non riesce a togliersi di dosso scorie di profonda immaturità, l'australiano. Se vuoi diventare un grande giocatore non puoi permettere che un episodio negativo possa condizionare un match intero, a maggior ragione una finale. Nick ha 22 anni e molto tempo per migliorare, ma l'impressione è che certi limiti siano strutturali e non dovuti soltanto all'immaturità. Ad accompagnarlo in Cina non c'era neanche Sebastien Grosjean, ma solo la madre, ulteriore segno che la figura del coach non lo affascina, nonostante i recenti ammiccamenti con John McEnroe.
TITOLO NUMERO 75
Dodici anni dopo, dunque, il China Open torna ad essere di Rafael Nadal. Nel 2005 batté Guillermo Coria in un impianto ben più modesto dell'impressionante National Tennis Stadium. Rafa lo sa, e ha tenuto a precisarlo. “Come prima cosa, oggi il torneo è più importante rispetto ad allora. Nel 2005 era un “250”, mentre oggi è un ATP 500. Ogni titolo a fine carriera è più speciale rispetto a quelli vinti da giovane. Inoltre il tabellone era molto complicato, sapevo che sarebbe stato difficile. Ho avuto la fortuna di annullare due matchpoint al primo turno (è il 12esimo giocatore a vincere un torneo nel 2017 dopo aver cancellato matchpoint, ndr), dopodiché ho giocato uno dei migliori tornei dell'anno”. Come detto, per Rafa è il titolo numero 75, ad appena due lunghezze da John McEnroe: dovesse superarlo (e lo farà), diventerebbe il quarto più titolato dell'Era Open. Roger Federer è ancora lontanuccio, ma chissà che lo spagnolo non possa impostare un altro obiettivo nella sua eterna rincorsa allo svizzero. Di sicuro ha messo una seria ipoteca sulla leadership di fine anno: con 2.360 punti di distacco, Federer avrebbe bisogno di un miracolo per colmare il gap negli ultimi 3 (o forse 4) tornei dell'anno. Ogni volta che Rafa vince un torneo, il ricordo scivola ai suoi primi successi, quando ci si domandava quanto sarebbe durato e quanto avrebbe vinto. “Con quel tennis così dispendioso, prima o poi scoppierà” era una delle filastrocche più in voga. Dodici anni dopo continua a vincere e guarda tutti dall'alto. Difficile ipotizzare limiti per un campione così straordinario. Rafa non si ferma: mercoledì scenderà in campo a Shanghai, uno dei pochi tornei assenti dal suo palmares, dove al primo turno è atteso da Jared Donaldson. Sarà il match numero 1.051 della sua carriera. Così, tanto per dire.
ATP 500 PECHINO – Finale
Rafael Nadal (SPA) b. Nick Kyrgios (AUS) 6-2 6-1