US OPEN – Nadal vince la battaglia dei nervi e dei muscoli contro Novak Djokovic. E' la rivincita più bella dopo la sofferenza, le accuse e le ironie (che non finiranno mai). 
La gioia infinita di Rafael Nadal: è il suo secondo Us Open, 13esimo Slam in carriera

Di Riccardo Bisti – 10 settembre 2013


Lo prendono in giro da molti anni. Tutti quei tic nervosi, lo “spanglish” inventato nei primi anni di carriera…Rafael Nadal è stato spesso oggetto di ironie, talvolta divertenti e simpatiche. Poi la faccenda si è fatta pesante, andando di pari passo con le vittorie. Il primo è stato Robin Soderling, che ne ha imitato il gesto di aggiustarsi le mutande prima di ogni punto durante un vecchio match a Wimbledon. Poi è arrivato Tomas Berdych, che ha zittito il pubblico di Madrid dopo averlo battuto nel 2006. Col passare del tempo, Nadal è diventato oggetto di critiche sempre più feroci, anche di mancanze di rispetto. E’ capitato che chi lo battesse gonfiasse un po’ troppo il petto, come portavoce di un bene vittorioso su chissà quale malvagità. Robin Soderling dopo la vittoria al Roland Garros, per esempio. Ma anche Lukas Rosol nella storica partita di Wimbledon 2012. Prima di stringergli la mano, ha lanciato la racchetta verso la rete, non addosso ma quasi. Un’irriverenza cosmica. Contro Roger Federer non lo avrebbe fatto di sicuro. Da quel momento, Rafa Nadal è entrato in un vortice da cui ha dubitato di uscire. Il ginocchio non lo lasciava in pace, e tra un forfait e l’altro l’assenza si è prolungata per sette mesi, fino al rientro a Vina del Mar. Da allora ha vinto tanto, ma il 9 settembre 2013 ha sancito la rivincita definitiva contro tutti quelli che lo hanno attaccato senza pietà. Dodici mesi fa era sul divano di casa, senza alcuna certezza. Oggi alza il trofeo dello Us Open dopo il successo in finale su Novak Djokovic, battuto con il punteggio di 6-2 3-6 6-4 6-1. Il 37esimo episodio della saga più lunga dell’Era Open non è stato il più bello, ma ha certificato la superiorità di Nadal sul piano mentale. E pensare che, soltanto due anni fa, il serbo lo aveva infilzato in sette finali consecutive. Lui non si è disunito, ha cercato soluzioni alternative e non si è depresso nemmeno dopo la finale dell’Australian Open 2012, che avrebbe messo al tappeto anche un bisonte. Da allora, la rivalità ha ripreso ad essere favorevole allo spagnolo, vincitore in sei degli ultimi sette scontri diretti. Se non è classe questa…
 
Chi odia Nadal sottolinea la sua fisicità, i presunti dimagrimenti improvvisi e quella Sindrome di Hoffa mai spiegata fino in fondo. In effetti, le comunicazioni non sono sempre state chiarissime. Ma i dati ufficiali, diramati dall'ITF, dicono che Nadal è il giocatore più sottoposto a test antidoping in tutto il 2012, sangue compreso. Chi odia Nadal tende a dimenticare un servizio miglioratissimo, un rovescio in slice sempre più naturale e alcune pregevoli soluzioni sotto rete, in cui le doti acrobatiche compensano un mix posizione-esecuzione non sempre impeccabile. Contro Djokovic ne ha avuto bisogno a sprazzi, perchè il serbo non era così simile a quello che nel 2011 vinceva tutto. Forse era un po’ stanco dopo le 4 ore con Wawrinka, ma non ha giustificazioni per il modo in cui ha perso il terzo set. Semplicemente, ha commesso troppi errori. E contro Nadal non te lo puoi permettere. Nel primo set, un dritto a sventaglio consegnava a Rafa il break già nel terzo game. Djokovic comandava lo scambio spesso e volentieri, ma non aveva il coraggio (o la capacità?) di presentarsi a rete e finire il lavoro. Spesso si è trovato nella terra di nessuno e ha finito col regalare troppi punti al toro di Manacor, galvanizzato dalla polo rossa di Djokovic, così simile al drappo di un torero, pronto ad essere incornato.
 
Poi la partita è cambiata. Il serbo, per nulla sicuro quando doveva mettere i piedi dentro il campo, ha chiesto ancora di più al suo arsenale di colpi. Il dritto e il rovescio sono diventati ancora più profondi, cattivi e potenti. Sapeva che giocare la volèe lo avrebbe messo in imbarazzo, allora doveva ottenere il punto da dietro. Ha sciupato un vantaggio di 15-40 nel secondo game, ma sul 3-2 ha finalmente centrato il break. Lo ha ottenuto con il punto più bello della partita, 54 colpi di un’intensità impressionante. Nadal ha spesso preso l’iniziativa, ma non è mai riuscito a sfondare. A un certo punto, ha provato a cambiare direzione, attaccando con il dritto incrociato. Il serbo gli ha fiondato di là un super-rovescio, cogliendolo un filo impreparato. Stavolta c’era lui, sulla terra di nessuno. 4-2 Nole. Sfibrato dalle fatiche del game precedente, regalava a Nadal il controbreak (4-3), ma ormai era scatenato. Lo spagnolo sciupava sei palle per il 4-4 e perdeva il servizio per la seconda volta. E stavolta Djokovic non perdonava. Un rovescio sulla linea sigillava il 6-3. In avvio di terzo, Djokovic ha trovato il meglio di sè. E Nadal sbandava paurosamente. Terzo break di fila, 2-0, palla del 3-0 pesante. L’inerzia era tutta per il serbo, che però ha sbagliato un rovescio sul punto che avrebbe messo in ghiaccio il parziale, forse la partita. Nadal metteva la testa fuori dall’acqua e il match tornava in equilibrio. Sul 4-4, il momento-chiave. Djokovic volava 0-40 sul servizio di Nadal. Tre palle break d’oro. Dritto vincente di Rafa sulla prima, dritto in rete di Nole sulla seconda, ace di Rafa sulla terza. L’unico ace della sua partita. Una classe monumentale. Per riprendere un game del genere bisogna chiamarsi Rafael Nadal. Non pago, nel game successivo, lo spagnolo ha rimontato da 30-0. Sul 30-30, Djokovic gli ha dato una grossa mano sparando in rete un dritto facile facile. Il setpoint era l’ennesimo scambio-sparatoria. Stavolta il drittone di Nadal era sufficiente per far sbagliare l’avversario. Buon per lui, perchè aveva perso l’appoggio e stava per finire a terra. Per un attimo (ma solo un attimo) si è avuta la sensazione che si fosse fatto male al ginocchio. Invece stava soltanto esultando.
 
Djokovic era incredulo, basito, non aveva gli occhi da tigre che gli aveva trasmesso Jelena Gencic. Il suo granito psicologico si era sgretolato. Ha sparato le ultime cartucce nel primo game del quarto, quando si è procurato una palla break. Sul 30-30, ha tirato una mostruosa contro-palla corta dopo uno scambio di 28 colpi, lasciando incredula persino la Regina di Spagna. Ma se poi sciupi l’occasione con un dritto largo, beh, meriti di perdere. Lì il match è finito, togliendo il brivido dell’incertezza. Stavolta è toccato a Djokovic crollare, tanto rassegnato da sbagliare colpi elementari. L'ultimo errore ha consentito a Nadal di saltare per aria e rotolarsi sul Decoturf, piangendo dopo la stretta di mano. “Solo il mio team sa cosa significa questo successo per me”. E’ la vendetta più bella, il suo 13 nella schedina del tennis mondiale. Soltanto Roger Federer e Pete Sampras avevano già ritirato il premio alla cassa della gloria. Nadal è un campione perchè ha sempre rispettato gli avversari. E’ un campione perchè ha rifiutato il jet privato messo a disposizione dalla federtennis spagnola, e tornerà a casa con un volo di linea. E’ un campione perchè ha mostrato una faccia imbarazzata quando gli hanno messo in tasca un assegno di 3,6 milioni di dollari. Ed è un campione perchè in questo torneo ha incontrato Conner Stroud, un bambino di 12 anni che gioca a tennis pur essendo nato senza fianchi, caviglie, femori e ginocchia. L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, con il rischio di cadere nella retorica. Intanto lo Us Open è suo, a 27 anni, 3 mesi e 6 giorni. Grossomodo la stessa età che aveva Roger Federer quando vinse lo Us Open 2008, suo 13esimo Slam (aveva 27 anni e 1 mese). Oggi è inutile domandarsi dove potrà arrivare: è il caso di sottolineare i 10 tornei vinti in stagione (2 Slam, 5 Masters 1000, 2 ATP 500 e un ATP 250), le dodici finali su tredici tornei e il numero 1 ATP pressochè certo. Oggi sarà ancora numero 2, ma è praticamente impossibile che Djokovic possa riprendergli 3.040 punti di svantaggio nella Race. Il numero 1 del tennis si chiama Rafael e proviene da Manacor. E' così difficile da accettare?

US OPEN 2013 – FINALE
Rafael Nadal (SPA) b. Novak Djokovic (SRB) 6-2 3-6 6-4 6-1

GRANDE SLAM – I PLURIVINCITORI
Roger Federer – 17
Pete Sampras – 14
Rafael Nadal – 13
Roy Emerson – 12
Rod Laver – 11
Bjorn Borg – 11
Bill Tilden – 10
Ken Rosewall – 8
Andre Agassi – 8
Ivan Lendl – 8
Fred Perry – 8
Jimmy Connors – 8