A Tokyo bastano 77 minuti a Nadal per avere la meglio su un opaco Monfils (6-1 7-5). Titolo n.43 per il numero 1, al 7° alloro stagionale…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

Più che una finale, quella giocata da Rafael Nadal è stata una seduta defaticante dopo le montagne russe della semifinale stratosferica vinta ieri su un Troicki indemoniato. Due ore e 38 minuti di scambi giocati a ritmi frenetici in cui il maiorchino aveva prima servito per il match (sul 5-3 del terzo set), poi risposto per rimanere nell’incontro (sotto 5-6), infine fronteggiato nel tiebreak due matchpoint, di cui uno sul servizio del serbo.  

 

Che le cose volgano al meglio per Rafa lo si capisce guardando in su verso il cielo. Non è terso, tutt’altro, ma non sembra minacciare pioggia. Tanto basta per aprire il tetto e svolgere la finale all’aperto in una situazione indubbiamente più favorevole allo spagnolo. La velocità del campo diminuisce sensibilmente rispetto alla semifinale di ieri, svoltasi al coperto. Anche le rotazioni del numero 1 del mondo assumono ben altra efficacia contro un giocatore che è chiamato a “violentare” le sue attitudini non proprio aggressive. Giocare contro il proprio istinto non è mai semplice, soprattutto contro un giocatore come Nadal in grado di adattarsi in maniera mirabile a qualsiasi situazione di gioco.

 

Che sia fondamentale per Monfils riuscire a rastrellare il maggior numero di punti con il servizio è considerazione sin troppo banale.Effettivamente quando metti in campo il 94% di prime non dovesti perdere un set per 6-1.

Gael riesce in questa impresa, anche per merito di un avversario che non sembra assolutamente risentire delle fatiche del giorno prima. Tatticamente “LaMonf” non incute alcun timore a Nadal. Sa perfettamente, Rafa, di fronteggiare un tennista che pur picchiando da fondo con una certa intensità, non viene mai a rete per finalizzare lo scambio. Il numero 1 del mondo, anche quando si trova a mal partito, può così alzare la traiettoria dei suoi colpi in attesa della prima sbavatura del francese su cui avventarsi con innata violenza.

 

La sicurezza ostentata quest’oggi da Nadal, che stride rispetto alla tensione palesata contro Troicki, deriva dalla totale inoffensività del francese che cede il primo parziale in nemmeno 25 minuti. Nel secondo set, seppur tardivamente, Gael capisce di dover chiedere qualcosa in più dal servizio, senza accontentarsi di metterla in campo. Nadal tiene botta, anzi rimane lui il giocatore più pericoloso in ribattuta, malgrado non riesca a procurarsi palle break. Almeno fino al 5-5. Qui Monfils parte subito male, andando fuori giri con il dritto. Si porta sul 15 pari chiudendo il punto a rete con una voleè smorzata di rovescio. Su una successiva discesa a rete, però, il francese la combina davvero grossa, lisciando una palla bassa piuttosto comoda. Un errore madornale, quello del parigino, seguito da un nastro beffardo in favore dello spagnolo che si procura, così, le prime palle break del set. Con una rasoiata in back, dando la schiena alla rete, Rafa confeziona un passante vincente in risposta che rappresenta la ciliegina sulla torta di un incontro a senso unico, conclusosi con il punteggio di 6-1 7-5 in appena 77 minuti. Per il numero 1 del mondo si tratta del settimo alloro stagionale, il primo in un torneo che non appartenga all’elite del tennis, rappresentata dai Masters1000 e dagli slam. Il tassametro corre e indica il numero 43 alla casella dei tornei vinti.

 

Rafa è il quarto giocatore a vincere quest’anno un torneo, dopo aver salvato matchpoint, lui che aveva iniziato la stagione perdendo a Doha, per mano di Davydenko, una finale in cui, invece, aveva mancato due matchpoint. Oltre al russo sono riusciti nella stessa impresa John Isner, ad Auckland e Sam Querrey in quel di Belgrado e Los Angeles. Per Monfils si tratta della settima sconfitta (su 8 precedenti contro Nadal) e dell’ennesima debacle (la nona su 11) in una finale. Un ruolino di marcia tutt’altro che ragguardevole per un giocatore dalle indubbie qualità atletiche e funamboliche, ma che dovrà cambiare radicalmente il suo modo di interpretare il gioco se vorrà gareggiare ad armi pari con i primi della classe. Meno clown, più efficacia, caro Lamonf.

 


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Gli Highlights della finale