Se lo spagnolo dovesse saltare anche lo Us Open, perchè non ripartire direttamente nel 2015? Gli ultimi tornei dell’anno non aggiungerebbero niente alla sua carriera, mentre gli Slam possono fare la differenza.

Di Riccardo Bisti – 2 agosto 2014

 
Non ce ne vogliano i protagonisti di Washington, Kitzbuhel e Stanford, ma la notizia della settimana arriva dalla Spagna. Rafael Nadal si è fatto male al polso destro e salterà i tornei di Toronto e Cincinnati, pregiudicando la preparazione allo Us Open, dove risulta ancora iscritto. Se anche dovesse andare a New York, difficilmente sarà al top. Non è una sorpresa: in 10 anni di carriera, non c’è parte del corpo in cui non abbia avuto problemi: gomito destro, frattura da stress alla caviglia destra, piede sinistro (con scarpe che richiedono continui aggiustamenti), spalla e le famose ginocchia. Proprio per questo, Rafa sa come si fa a tornare dagli infortuni. In ben tre occasioni è tornato più forte di prima. Nessuno, nella storia dello sport, aveva mai fatto qualcosa del genere. Tuttavia, la frequenza degli infortuni sta aumentando in misura preoccupante. A 28 anni, è giunto a un punto della carriera in cui potrebbe essere difficile giocare una stagione per intero. Per questo deve programmarsi bene. E allora perchè, in caso di forfait newyorkese, non restare fuori fino all’Australian Open? Che senso avrebbe un rietro in estremo oriente senza un recupero al 100%? In fondo, il suo tennis adatto alla terra battuta e al cemento lento (Melbourne, Indian Wells, Miami), fa pensare che per lui sia meglio essere al top per i primi sei mesi dell’anno, densi di tornei “invitanti”. Se le gambe sono riposate e il fisico non gli crea problemi, può ancora vincere molto. E allora, in caso di forfait allo Us Open, ci si domanda a cosa possa servirgli giocare gli ultimi tornei dell’anno. Tanto il numero 1 del 2014 è praticamente perso. E chiudere in seconda o in terza posizione non gli cambia nulla. Mentre presentarsi in Australia fresco e riposato potrebbe fare la differenza.
 
VINCERE E' L'UNICA COSA CHE CONTA
In fondo, gli stop gli hanno sempre fatto bene. E’ stato fermo sette mesi a cavallo tra il 2012 e il 2013 e quando è tornato ha vinto tutto, in particolare sulla terra. Ma ha continuato a dominare, vincendo tutto nell’estate americana che quest’anno rischia di saltare per intero. Qualcuno ha ipotizzato che una stagione così positivia fosse figlia del riposo forzato nella seconda metà del 2012. Un riposo che – oltre a curare il ginocchio – gli è servito per ricaricare le batterie. Rafa ha vinto tutto, ma i libri di storia si scrivono soprattutto con gli Slam. E lui ne ha vinti 14. Nei suoi panni, un trionfo Slam vale più della classifica mondiale. E allora, nell’anno in cui ne compirà 29, potrebbe avere un senso ignorare gli obblighi ATP e concentrarsi soprattutto sui grandi eventi. La chiave di volta potrebbe essere la consapevolezza di aver bisogno di riposo. In fondo non si può sempre vincere, soprattutto se un certo Novak Djokovic è in grado di metterlo alle corde. A 28 anni, nell’esaltante rincorsa ai 17 Slam di Federer, potrebbe pensarla come Giampiero Boniperti, “vincere è l’unica cosa che conta”. Per questo Rafa potrebbe rinunciare ai tornei meno importanti e ricaricare le batterie. Dopo potrebbe essere troppo tardi. E allora, se davvero dovesse saltare lo Us Open, qualche domanda per il resto della stagione sarebbe più che legittima. "Sfortunatamente mi sono fatto male al polso destro in allenamento, e dopo i test effettuati in Spagna, tra cui una risonanza magnetica, mi sono reso conto di dover restare fuori per 2-3 settimane. Mi spiace molto per i tornei e per il pubblico”, ha fatto sapere. Un comunicato breve ma deciso, senza particolari dettagli. Nella speranza che non ce ne sia bisogno e che i prossimi bollettini gli portino buone notzie.