Il tempo passa, corre e addolcisce. Oggi non vedremmo mai Rafa Nadal uscire dal campo tra i fischi dopo una sconfitta, come accaduto il 31 maggio 2009 al Roland Garros. Un episodio increscioso, avvenuto quando appena 23 anni. Da allora sono successe tante cose e il tempo ha mitigato anche i detrattori. Persino un tennista “odiato” come Lendl, per non parlare di campioni ben più apprezzati, ha ricevuto manifestazioni di simpatia nelle ultime apparizioni. Il Campo Centrale di Monte Carlo ha riservato una grande accoglienza allo spagnolo, dieci volte vincitore del Principato. Lui non ha deluso, lasciando appena quattro giochi ad Aljaz Bedene. “È stato un esordio positivo – ha detto Rafa dopo il 6-1 6-3 finale, maturato in appena 68 minuti – per me è importante vincere partite. Ho bisogno di passare del tempo sul campo da tennis. Dopo Shanghai non ho passato abbastanza tempo in competizioni ufficiali. Ogni match in cui ho la chance di vincere è una grande notizia, perché aumenta la fiducia ed è la chance di giocare un'altra volta”. Le ottime sensazioni trasmesse in Davis sono state confermate al Country Club, ma è soltanto l'inizio. Negli ottavi sfiderà Karen Khachanov in vista di una “finale anticipata” contro il vincente di Thiem-Djokovic. “Karen è un avversario difficile, non ci sono dubbi. Serve bene e ha grandi colpi da fondocampo. Ho bisogno di giocare aggressivo e non farlo sentire a suo agio, altrimenti sarà impossibile. Mi aspetto un test importante”. Le cifre di Nadal in questo torneo sono irripetibili: 64 vittorie e 4 sconfitte. Un terzo esatto dei suoi titoli Masters 1000 sono arrivati a Monte Carlo.
"LA NUOVA DAVIS NON SARÀ IDEALE, PERÒ… "
Vincere anche quest'anno avrebbe anche un valore accessorio e non soltanto simbolico: intascherebbe il Masters 1000 numero 31 (staccando nuovamente Novak Djokovic) e gli consentirebbe di restare al numero 1, rimandando l'assalto di Roger Federer. Rafa sta vivendo la settimana numero 170 al comando, proprio come John McEnroe. Vincere sotto gli occhi del Principe Alberto gli consentirebbe di superare la leggenda americana. Contro Bedene è stato un match di routine, pericolosamente (per gli altri) simile a quelli di una decina d'anni fa nei turni preliminari. Nel primo set ha macinato tennis, mentre nel secondo Bedene ha tenuto duro fino al 3-3. Ma quando esageri con i giri sul motore, rischi il cortocircuito: altri due break hanno garantito il passaggio del turno a Nadal. E pensare che lo sloveno viene da un ottimo inizio di stagione, con 9 vittorie su 12 match in stagione sul rosso. Due mesi fa, aveva giocato la finale a Buenos Aires. Contro i top-10, tuttavia, non c'è niente da fare: 17 sconfitte in altrettanti scontri diretti. Rafa è stato protagonista anche fuori da campo, parlando del progetto di cambiare la Coppa Davis. Per quanto sia un grande tifoso del Real Madrid, condivide il progetto lanciato dal difensore del Barcellona Gerard Piquè. Pur avendo partecipato al match contro la Germania (e fatto la mezza promessa di esserci anche per la semifinale contro la Francia), il maiorchino fa parte del clan favorevole al cambio. “Non conosco Piquè da troppo tempo: l'anno scorso abbiamo parlato al telefono e quest'anno siamo rimasti in contatto. Il formato della Davis è vecchio e tutt'altro che perfetto. Anche il nuovo format non sarà l'ideale, ma a un certo punto possiamo soltanto ringraziare Gerard e i suoi partner per aver voluto investire nel nostro sport. Quando si presentano persone del genere, dobbiamo accoglierle. Non dico che funzionerà tutto al 100%, ma è positivo che ci siano nuove idee”.
UN FORMAT CUCITO ADDOSSO AI PIÙ FORTI
Quello di mercoledì era un Nadal loquace: i suoi ragionamenti non si sono limitati alla possibile rivoluzione Davis. “Sono felice che la nuova dirigenza ITF voglia far accadere le cose. Le gare devono essere modernizzate. Siamo onesti: i migliori giocano poco la Davis, e i migliori sono abbastanza vecchi. Fa ridere, ma quando ero più giovane la giocavo regolarmente, così come Roger, Novak ed Andy. Superati i 30 anni, non è facile giocare ogni settimana”. Si è poi espresso anche sull'ipotetica collocazione in calendario, a fine novembre. Qui ha mostrato di non avere le idee troppo chiare: “Recupereremo quattro settimane, quindi magari non sarà così tardi nel corso dell'anno. Non mi sono mai lamentato della lunghezza del calendario, semmai ho avuto qualcosa da dire sui tornei obbligatori. Attualmente ci sono circa 150-200 giocatori che possono vivere di tennis. Più soldi ci sono in palio, meglio è per i giocatori”. Il problema è che le settimane lasciate “libere” dalla Davis non andranno a comprimere il calendario: semplicemente, la nuova Davis si giocherebbe nello spazio attualmente occupato dalla finale, con l'ovvia conseguenza di accorciare la preparazione invernale. Le parole di Nadal confermano quanto pensano in molti: questo nuovo format sembra cucito addosso ai più forti. Ma quando non ci saranno più (ammesso che la giocheranno), che succederà?