Sconfitta da Monica Puig a Key Biscayne, la numero 2 del mondo si è lamentata via Twitter del comportamento del pubblico. “Mi hanno insultata, hanno minacciato di morte i miei genitori e hanno zittito i nipoti del mio fidanzato”. James Blake minimizza. La Puig ha un rapporto speciale con Miami, ma il suo prossimo match si giocherà sul Campo 1…

Pur giocandosi negli Stati Uniti, il Miami Open è considerato il “Masters 1000 del Sudamerica”. La vicinanza di Key Biscayne a Cuba, unito all'impressionante comunità latina, lo rende un torneo particolare sotto questo aspetto. I giocatori sudamericani ricevono un tifo indemoniato: nel 1998, Marcelo Rios divenne numero 1 proprio a Miami battendo Agassi in finale. Nonostante l'avversario americano, la gente faceva il tifo per lui. Anche nel 2000, Guga Kuerten fu sostenuto dal pubblico nella sfortunata (per lui) finale contro Pete Sampras. Senza dimenticare il tifo ottenuto dai vari argentini, su tutti Juan Martin Del Potro. Il suo match del 2009 contro Rafael Nadal resta uno dei più significativi degli ultimi anni. Vista la scarsa tradizione del Sudamerica nel tennis femminile, il tifo del pubblico si è limitato al torneo maschile. Da qualche anno, tuttavia, i latinos possono fare il tifo per la portoricana Monica Puig. Non a caso, gli organizzatori hanno collocato sul campo centrale, in sessione notturna, i suoi primi due match contro Samantha Stosur e Caroline Wozniacki, numero 2 del mondo. Venerdì notte, in un clima da corrida, la Puig si è imposta 0-6 6-4 6-4 ma la danese non ha accettato il comportamento del pubblico. Al risveglio dopo un match terminato ben oltre la mezzanotte, la Wozniacki ha scelto il suo profilo Twitter, seguito da oltre 3 milioni di persone, per denunciare l'accaduto. Aveva talmente tanto da dire che i 280 caratteri messi a disposizione da Twitter non le bastavano: per questo ha scritto tutto su un documento di testo, pubblicandolo integralmente.

“Ieri notte ho perso un match combattuto contro una grande avversaria, nonché amica, al Miami Open. Sono totalmente consapevole che il tennis è uno sport di vittorie e sconfitte. Tuttavia, durante la partita la gente del pubblico ha minacciato la mia famiglia, augurando la morte a mia madre e a mio padre, chiamandomi con nomi che non posso ripetere e intimando alla nipote e al nipotino del mio fidanzato (che ha 10 anni) di sedersi e chiudere la loro “fottuta bocca”, il tutto mentre la sicurezza e lo staff non ha fatto niente per prevenire la situazione, anzi, accettando che tutto questo potesse succedere. Mentre ho sempre incoraggiato il pubblico a sostenere i propri giocatori preferiti, e sono cresciuta in un'atmosfera complicata, quando si superano certi limiti il tennis diventa miserabile per entrambi i giocatori. Spero che il Miami Open scelga di prendere tutto questo seriamente, perché è un pessimo esempio per le nuove generazioni di giocatori e spettatori. Auguro a Monica tutto il meglio per il resto del torneo”.

BLAKE: "NON ABBIAMO ASSISTITO A NESSUNA MINACCIA"
​Dopo tanti anni di gestione di Adam Barrett (che ha dovuto affrontare la lunga e logorante battaglia legale – perduta – per migliorare le strutture a Crandon Park), da quest'anno il torneo è diretto da James Blake. Poche ore dopo il tweet della Wozniacki, l'ex top-5 ATP ha rilasciato una dichiarazione sull'argomento. “La sicurezza dei giocatori è la nostra priorità numero 1 – ha detto Blake – la partita di venerdì notte tra Caroline e Monica si è giocata di fronte a un pubblico rumoroso e appassionato. Personalmente ritengo che nessuno debba sopportare alcun tipo di abuso sul campo da tennis: per questo, facciamo del nostro meglio per fornire un ambiente sicuro e corretto. Durante la partita in questione, c'erano sia lo staff del torneo che della WTA, mentre al di fuori dell'impianto c'era lo staff di sicurezza del torneo. Nessuno di loro ha assistito, né sono stati informati, di eventuali minacce rivolte alle giocatrici o alle loro famiglie. Se fossimo stati avvisati, la situazione sarebbe stata immediatamente gestita”. Come spesso accade, probabilmente la verità sta nel mezzo: è possibile che qualche spettatore più accanito abbia detto qualche parola di troppo sia verso la Wozniacki che nei confronti del suo clan, ma non c'è mai stata la sensazione di pericolo o che la situazione potesse deflagrare.

MONICA PUIG, MIAMI, PORTO RICO
Tra la Puig e Miami c'è un rapporto speciale: nata a Porto Rico, si è trasferita in Florida da piccola a causa del lavoro del padre, un ingegnere meccanico. Per anni ha vissuto a Miami, che peraltro è molto vicino all'isola di Porto Rico. Un recente referendum ha sancito il desiderio dei portoricani (oltre il 61%) di annettersi agli Stati Uniti. Ora toccherà al congresso Yankee stabilire se accettare o meno l'adesione. L'intenzione è stata ribadita da un recente referendum (stavolta consultivo) tenutosi lo scorso giugno, con un plebiscito: il 97% di chi si è recato alle urne vuole che Porto Rico diventi il primo stato ispanico degli USA. In questo momento, gli abitanti di Porto Rico hanno la cittadinanza americana ma non possono votare il presidente, inoltre non hanno diritto di voto al Congresso (dove pure mandano una delegazione). Detto che l'amministrazione Trump non vede con favore l'operazione (le condizioni economiche non sono delle migliori, inoltre a Porto Rico è molto forte la componente democratica), il pubblico di Miami è ben contento di adottare Monica Puig. Curiosamente, il suo match contro Maria Sakkari è stato programmato sul Campo 1, il terzo nelle gerarchie di Crandon Park. Chissà come si comporterà il pubblico.