L'americano torna sull'episodio dI New York, in cui fu accusato di aver pronunciato frasi razziste. L'indagine è archiviata: “Young dovrebbe ricevere una pesante multa o una sanzione, altrimenti si creerebbe un precedente pericoloso: non si può accusare senza fondamento”. Possibile azione legale.

“Se trovate uno straccio di prova del fatto che io abbia fatto commenti razzisti nei confronti di Donald Young, accetto una sospensione di tre mesi. Firmo subito”. Con queste parole, Ryan Harrison aveva reagito alle accuse del connazionale a seguito del loro match al New York Open. L'ATP aveva aperto un'indagine, risolta con un nulla di fatto. Non sono state trovate prove e nemmeno indizi, ma Harrison ha avuto un danno d'immagine, oltre a una gogna sui social network in cui ha ricevuto persino minacce di morte. Il ragazzo del Louisiana è stato scagionato da ogni accusa, mentre Young non si è mai espresso pubblicamente sulla questione. Tuttavia, Harrison potrebbe prolungare la questione intentando una causa per diffamazione. L'idea è emersa durante il famoso podcast “Beyond the Baseline” tenuto da Jon Wertheim per conto di Sports Illustrated, in cui Harrison ha ribadito quanto detto a New York. Era stato invitato anche Young, che però ha preferito non partecipare. “Mi sono sentito impotente, sapevo di non aver detto quello di cui ero accusato e non ero in nessun modo in grado di difendermi – ha detto Harrison nel corso del podcast – non ho fatto commenti razzisti, lo posso dire al 100%. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che quello che ho detto potesse essere interpretato in quel modo. Quando sono stato così chiaro e irremovibile nella richiesta di trovare un audio, era perché sapevo che non c'erano dubbi. Ne ero sicuro al 100%. Sapevo che un audio mi avrebbe dato una mano. Quella tra me e Donald non è stata una bella conversazione, ma non era razziale”.

POSSIBILE QUERELA PER DIFFAMAZIONE
Sulla questione sono stati interrogati sei testimoni, i quali hanno confermato le parole di Harrison. Subito dopo il match, i due si sono trovati nella stanza del supervisor Tom Barnes, ultima occasione in cui si sono parlati. “Ho detto a Barnes che avrei firmato un qualsiasi documento in cui sarei stato sospeso senza appello se fosse emerso un briciolo di prova a conferma di quanto detto da Donald – ha continuato Harrison – gli ho chiesto se avrebbe fatto altrettanto e ha declinato”. Tra i due non corre buon sangue: quello di New York è stato l'ultimo episodio di una saga iniziata otto anni fa, sempre via Twitter. Sembra che Young avesse manifestato il suo disappunto per la convocazione di Harrison in Coppa Davis. “Però stavolta è deludente che sia arrivato a questo livello di accuse, peraltro senza nessuna possibilità che potesse essere vero, però ha provato a cogliere l'occasione per danneggiare la mia immagine”. E allora c'è la possibilità di una querela per diffamazione, anche se Harrison non sa ancora bene come procedere. “Per come la vedo io, penso che debba subire le stesse conseguenze che avrei affrontato io se le accuse fossero state vere, perché altrimenti si può creare un pericoloso precedente in cui si può accusare qualcuno senza fondamento e non avere ripercussioni. Io credo che sia sufficiente che venga pesantemente multato, se non addirittura sospeso”. Harrison e Young si sono ritrovati al torneo di Delray Beach, dove hanno perso rispettivamente al primo e al secondo turno. Dopo i fatti di New York, non si sono più parlati.