E’ l’incredibile obiettivo di Amirvala Madanchi, giovane iraniano che si allena negli Emirati. Numero. 1290 ATP, può ottenere una wild card per le qualificazioni di Dubai.
Una breve clip su Amirvala Madanchi
 
Di Riccardo Bisti – 14 febbraio 2013

 
Lo scorso anno, anziché premiare il miglior arabo nella classifica ATP (il tunisino Malek Jaziri), gli organizzatori del torneo di Dubai concessero una wild card a Marko Djokovic (fratello minore di Novak). Pare che il numero 1 ATP avesse imposto questa condizione per partecipare. Il dibattito sulle wild card è aperto anche quest’anno, persino sugli inviti per le qualificazioni. Chi sogna di giocare a Dubai è il giovane iraniano Amirvala Madanchi. Numero 1290 ATP (al massimo è stato 1263), Madanchi risiede a Dubai e ha trascorso gli ultimi due mesi ad allenarsi duramente per tuffarsi nel circuito maggiore: essendo classe 1994, da quest’anno non può più partecipare ai tornei junior. “Faccio più di quattro ore di palestra al giorno sotto la guida del mio nuovo trainer Nigel Prasad – racconta Madanchi – credo che tutti questi sforzi mi aiuteranno ad essere preparato per il resto della stagione”. Madanchi è nato a Teheran e ha iniziato a giocare all’età di 8 anni. Il trasferimento a Dubai gli ha consentito di trovare strutture e possibilità per allenarsi. E' transitato anche presso la ISP Tennis Academy in Francia e l’Accademia di Sergi Bruguera a Barcellona. Possibilità che gli hanno consentito di salire al numero 237 del ranking Under 18. Non è esattamente una promessa, ma la storia del tennis insegna che non è necessario essere un fenomeno junior per sfondare tra i professionisti. “Ho lavorato a fondo e adesso sono pronto a tutto per raggiungere i miei obiettivi nel mondo del tennis”.
 
Ovviamente non si è limitato alla preparazione atletica, ma si è allenato con Jean Francois Danican e Omar Bahroozian, giocatore arabo di Coppa Davis. Quest’ultimo lo ha seguito nei suoi allenamenti presso l’Aviation Club di Dubai, lo stesso del torneo ATP. “Hanno contribuito entrambi allo sviluppo del mio gioco – continua Madanchi – Omar è ancora in attività e può darmi una mano con la sua vasta esperienza internazionale, mentre Francois viene da tanti anni di coaching ad alto livello”. La crescita del ragazzo non è passata inosservata alla federtennis iraniana, che nei mesi scorsi lo ha chiamato per proporgli di giocare in Coppa Davis. “Devo ancora prendere una decisione in merito. In questo momento, sono totalmente concentrato sulla possibilità di avere una wild card per le qualificazioni di Dubai”. Amirvala si è avvicinato al tennis per caso: nel suo paese, gli sport principali sono il calcio e la lotta libera. “In effetti è stata una casualità: giocavo a calcio ed ero un buon portiere, ma visto che mi infortunavo molto spesso, i miei genitori mi hanno spinto a provare col tennis. Mi sono innamorato di questo sport e ancora oggi ho il loro totale supporto". Non potrebbe essere altrimenti: la federtennis iraniana non ha soldi e non può permettersi di elargire contributi. La carriera di Madanchi è ancora tutta da scoprire, anche perché ad oggi vanta appena 3 punti ATP, conquistati a un torneo future iraniano. Un po’ poco per capire dove potrà arrivare. Eppure i progetti sono ambiziosi, forse troppo: vuole giocare un torneo del Grande Slam entro i 20 anni e vincerne uno entro il 23esimo compleanno: visto che è nato il 17 luglio 1994, il termine ultimo è Wimbledon 2017.
 
“Il mio obiettivo è questo. Mi sono preso una pausa dagli studi per lanciarmi in questa avventura. Vedremo dove mi porterà. Non credo che sia un traguardo impossibile. Credo molto in me stesso e nella mia capacità di lavorare duramente”. La passione per il tennis gli è stata trasmessa dallo zio Kami, fratello della madre. “Forse perché è stato un giocatore anche lui”. I genitori si sono spostati negli Emirati Arabi quando l’agenzia dove lavora la madre ha aperto una filiale a Dubai. Madanchi aveva 10 anni e venne subito spedito presso l’Al Wasl Club, dove poi avrebbe incontrato Francois Danican. “Tutto questo non sarebbe stato possibile se non avessi avuto il sostegno di genitori, famiglia, amici e Al Wasl Club. Tuttavia non ho ancora deciso per qualche nazione giocherò”. Forse anche per questo gli organizzatori di Dubai faranno bene a concedergli una wild card: sarebbe un ulteriore motivo di gratitudine verso il paese che l’ha accolto. E tornare indietro sarebbe ancora più difficile.