dalla nostra inviata a New York Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo
Ad alcuni capita. Non tutti si possono permettere di essere colti da “sindrome da Slam”, quella circostanza in cui, alle menti straordinariamente attente e vivaci, ogni dettaglio racconta una storia, rivela notizie, crea collegamenti. Vivere uno Slam da spettatore è in generale qualcosa che difficilmente si dimentica. Ma per l’appassionato vero, per chi sente salire dalle viscere l’amore per questo sport, l’esperienza può diventare spirituale.
Passeggiando tra i vialetti che conducono ai campi non è raro che giocatori poco prima ammirati in divisa attraversino le stesse vie, noncuranti della folla, con le cuffie nelle orecchie o alle prese con il telefonino. Campioni del passato ti si ritrovano seduti accanto in tribuna, a tifare per connazionali o amici. E i grandi uomini del tennis ti passano a un palmo di naso, confondendosi con cappellini e bermuda. Chi possiede fiuto per il tennis sa cogliere questi indizi. E può goderne in uno pseudo stato di estasi.
C’è poi chi, ce ne rendiamo conto, da spettatore privilegiato riceve facilitazioni nel vivere questa esperienza…
Tanti giri di parole e arzigogoli per introdurre l’incontro puramente casuale avvenuto nel tragitto dall’hotel a Flushing Meadows con Nick Bollettieri.
La luce si è subito accesa: Bollettieri-Quinzi. Dopo l’ennesima débacle del tennis italiano maschile, categoria estromessa per il secondo anno di fila dal torneo al primo turno, come non domandare a chi sta crescendo sotto la propria ala una delle più promettenti speranze azzurre? Ecco la trascrizione della mini-intervista…
Andiamo subito al punto. Quanto vale veramente Gianluigi Quinzi, giovane che lei segue da vicino presso la sua Accademia?
“Gianluigi ha moltissime doti. Prima di tutto è mancino, molto talentuoso. Ha una manualità eccezionale. Anticipa bene la palla, si muove bene e sa crearsi continuamente occasioni.
In secondo luogo viene da una famiglia con un background sportivo molto buono, e credo che se Gianluigi crescerà fisicamente quanto i suoi genitori non potrà che avere un futuro radioso.
Terzo: emotivamente Gianluigi deve imparare a diventare “non italiano”, deve staccarsi da quel modello. attenzione, ve lo dice un italiano. Dovrebbe prendere esempio da Francesca Schiavone, una ragazza forte, dura, che non si lascia condizionare dalle emozioni”.
Questa ritiene sia la sua più grande debolezza?
“Sì, credo proprio questa sia una delle sfide per il futuro di Gianluigi. Se la sua mentalità non dovesse arrivare al livello della sua abilità di gioco, alla facilità con cui colpisce e muove la palla o scende a rete, il suo futuro resterà un punto interrogativo”.
Al contrario?
“Se dovesse riuscirci può veramente diventare il giocatore che l’Italia cerca da tempo”.
E’ di recente diventato campione europeo Under 14. E’ il numero 1 della sua categoria. Come crede debba organizzare la sua programmazione nei prossimi anni?
“Prima di tutto sono convinto debba crescere fisicamente. Non deve affrettare i tempi perché sta già facendo bene e molto spesso accade che le persone che hai intorno si entusiasmano troppo, spingono sull’acceleratore e dimenticano l’aspetto fisico. Ora si deve concentrare sul diventare più forte mentalmente. Questa sarà la chiave per lui”.
Crede che il fatto di allenarsi all’estero, lontano dall’Italia anche solo per una parte dell’anno possa essere d’aiuto in questo. Da noi, si sa, cominciamo presto a mettere pressione…
“Penso che la mia Accademia gli abbia dato la possibilità e la libertà di svilupparsi. L’Italia è alla ricerca disperata di giocatori giovani e promettenti e Gianluigi è uno dei migliori. Quindi è normale che molti connazionali si aspettino tanto da lui. Ma, ripeto, se riuscirà a costruirsi la mentalità giusta, quella mentalità competitiva che aveva Raffaella Reggi, allora potrà fare qualcosa di speciale”.
© 2010 “Il Tennis Italiano” – Tutti i diritti riservati