Col suo tennis-champagne, Alexandr Dolgopolov arriva a due punti dal successo contro il numero uno del mondo, frenato da un fastidio all’addome. Ma non basta: ‘Nole’ risorge in tempo, la spunta 4-6 7-6 6-2 e continua a sognare il Career Golden Masters.Era già capitato a Miami, è successo di nuovo a Cincinnati. Evidentemente, Alexander Dolgopolov è uno dei pochi a conservare nel borsone la ricetta più ambita del circuito: quella per giocarsela almeno alla pari con Novak Djokovic. Il suo tennis-champagne, tutto angoli, tagli esasperati, botte di diritto e smorzate millimetriche, può diventare la kryptonite alla regolarità di SuperNole, ma anche stavolta non è bastato. In Florida l’ucraino perse da 7-6 4-1 avanti, cedendo dodici degli ultimi tredici giochi, nell’Ohio è arrivato addirittura a due punti dal successo più pesante della sua carriera, ma alla fine è stato comunque costretto ad arrendersi. Per battere questo Djokovic ci vuole di più, troppo per lui e anche per tantissimi altri, e così il serbo ha riacciuffato in extremis l’ennesimo match che pareva perso, ribaltandolo in un tie-break complicato fino a chiuderlo in solitaria, 4-6 7-6 6-2 e pericolo scampato un’altra volta. Il sogno di diventare il primo a completare il Career Golden Masters rimane, ma stavolta è accompagnato da un po’ di preoccupazione per un livello al di sotto dei i suoi altissimi standard. Nella semifinale del Western & Southern Financial Masters lo si è capito sin dall’inizio, con un body language cupo, tipico delle sue giornate peggiori, e Dolgopolov subito avanti di un break. L’ucraino è sceso in campo con le idee ben chiare, forte della fiducia accumulata nel miglior torneo della sua peggior stagione da parecchi anni a questa parte, con una semifinale a Nottingham come miglior risultato. Scivolato addirittura alla posizione numero 66, è partito dalle qualificazioni e ha infilato cinque vittorie di fila, ubriacando Berdych nei quarti e presentandosi di fronte al più forte con tanta voglia di fare l’exploit. Come? Sul gioco questo Djokovic si batte, così tocca buttarla sull’imprevedibilità e sperare che funzioni.

QUELLA SMORZATA SUL 5-4 AL TIE-BREAK
L’intenzione di ‘Dolgo’ era una sola: doppiare il serbo nei vincenti, tirando ogni palla più forte della precedente a costo di spedirne qualcuna in tribuna, e sbagliare meno di lui. Ci aveva già provato con discreto successo Benoti Paire al secondo turno, ma è scoppiato troppo presto. Lui invece ce l’ha fatta per due set, grazie a quel diritto che nell’esecuzione non emozionerà gli amanti dei gesti bianchi, ma quando esce dalle corde mette d’accordo anche i più scettici. Sulla diagonale destra ha messo sotto il numero uno, non gli ha dato il tempo di organizzare il suo gioco e ha colpito una valanga di vincenti, fino a strappare il primo set e annusare l’allungo in apertura di secondo. Non ce l’ha fatta, e ‘Nole’ è gradualmente tornato sotto, dopo aver chiamato il medico sul 3-2 per dei problemi all’addome, forse di natura intestinale. Il dottore gli ha dato una pillola e l’ha rispedito in campo, ma per girare il match ha potuto contare solo sulle sue forze. Ce l’aveva quasi fatta quando è salito 5-3, ma uno sciagurato turno di servizio ha rimesso tutto in discussione e ridato fiducia a Dolgopolov, arrivato a un passo dall’impresa nel tie-break. Si è fatto riprendere da 3-0, ma poi è salito 5-4, con due servizi a disposizione, dopo uno scambio a velocità supersoniche sulla diagonale del rovescio. Una gara a chi cambiava prima: l’ha fatto lui aprendosi il campo col lungolinea e chiudendo col diritto, e a quel punto sembrava avere per davvero il match in pugno. Sarebbero bastati ancora un paio di scambi giocati con attenzione per alzare le braccia al cielo, invece il diavoletto sulla spalla ha detto “smorzata”, l’angioletto l’ha assecondato e la palla è morta sul nastro, insieme alle sue speranze di fare lo scherzetto al rivale. 

‘NOLE’ RISORGERÀ ANCHE STAVOLTA?
Tuttavia, la ciambella è rimasta senza buco anche per merito di Djokovic, che ha giocato gli ultimi due punti del tie-break da vero numero uno. Si è preso il set-point dopo uno scambio lunghissimo, e l’ha concretizzato con un vincente di diritto all’incrocio delle righe, appena il quinto del suo set, per dimostrare ancora una volta quale sia la differenza fra un campione e un grande giocatore. Da quel momento il suo match è andato in discesa. Ha fallito il break in apertura di terzo set, ma l’ha trovato sull’1-1 e poi ha inserito il pilota automatico, gelando gli ultimi lampi di un Dolgopolov costretto a chiamare il trainer per delle vesciche al piede destro, come gli era già capitato nel loro confronto di Miami. La pausa non ha creato problemi al serbo, che è scappato via fino al 5-1 senza più difficoltà, chiudendo 6-2 al terzo match-point, dopo 2 ore e 20 minuti. E dopo averlo convertito ha solo sorriso, senza esultare minimamente, consapevole che con un rendimento simile il sogno di conquistare tutti e nove i Masters 1000 andrà rimandato al prossimo anno. In tre set ha commesso quaranta errori gratuiti, praticamente il triplo degli appena quattordici vincenti messi a referto. Troppi i primi, pochissimi i secondi, specialmente con Federer pronto a fregarsi le mani con l’intenzione di rovinargli la festa. Ma attenzione: mai dare Djokovic per morto. Ce l’ha insegnato un paio di giorni fa: dopo il match opaco contro Goffin, è risorto nella sfida con Wawrinka. Ce la farà anche stavolta? Il traguardo è di quelli che pesano.
 
MASTERS 1000 CINCINNATI – Semifinale
Novak Djokovic (SRB) b. Alexandr Dolgopolov (UKR) 4-6 7-6 6-2