Come funzionerà il nuovo tetto dello Us Open? Quale sarà la policy in caso di maltempo? Ecco le norme che regoleranno la grande novità del 2016. Un’equipe di meteorologi manderà aggiornamenti ogni mezz’ora e tre tecnici saranno a disposizione 24 ore 24. L’ultima parola spetterà al referee, e i giocatori non saranno mandati negli spogliatoi. Il direttore: “Lo Us Open resta un torneo all’aperto!”.

L’attesa per lo Us Open 2016 non si limita ai tennisti. Il grande protagonista in più, con tanto di inaugurazione canora di Phil Collins, sarà il tetto sull’Arthur Ashe Stadium. Un progetto costato 150 milioni di dollari che richiede una manutenzione continua. Tutti sanno del tetto, pochi conoscono la policy e le norme che lo regoleranno. Intanto, la presenza dei meteorologi. A New York ci saranno due tecnici di MeteoFrance Sport che monitoreranno le condizioni e aggiorneranno ogni 30 minuti il referee Brian Earley. Il primo aggiornamento arriverà alle 9 del mattino, due ore prima dell’orario previsto, in tempo per la riunione quotidiana dello staff del torneo. Sulla base delle informazioni meteo, lo staff discuterà sulle prospettive generali della giornata. I meteorologi francesi (Guy Bottlaender e Pierre-Yves Guillerm) valuteranno una serie di fattori ambientali: posizione, altezza, densità e velocità delle nubi cariche di pioggia, senza dimenticare l’umidità e la velocità del vento. In questo modo, le previsioni saranno pressoché infallibili. Tuttavia, la chiusura del tetto non sarà indiscriminata. Il direttore del torneo David Brewer ha sottolineato che lo Us Open resta un evento all’aperto, dunque il tetto resterà aperto il più possibile salvo necessità inderogabili. In linea di massima, le decisioni saranno prese in anticipo: significa che le previsioni mattutine saranno decisive per stabilire la chiusura o meno. L’ultima parola per premere il fatidico bottone spetta comunque a Earley. Se il clima dovesse essere “incerto”, il referee potrebbe decidere di predisporre la copertura senza attuarla, ovvero facendo chiudere le porte scorrevoli (a mò di garage) sopra le ultime file e azionando il sistema di aerazione. Bottlaender e Guillerm avranno un collegamento diretto con la direzione del torneo, sia tramite walkie talkie che linea telefonica. Non appena diranno che la pioggia è in arrivo, scatterà l’allerta. Al primo cambio di campo utile, Earley scenderà in campo per informare i giocatori. A quel punto, la sala di controllo avrà l’OK per iniziare le operazioni di chiusura. La chiusura del tetto avviene in circa 7 minuti, mentre la chiusura delle porte-persiane in cima all’impianto richiede circa 30 secondi. L’unica tempistica che non si può prevedere è il settaggio della temperatura e dell’umidità: dipenderà dalle condizioni atmosferiche in quel momento.

I GIOCATORI RESTERANNO IN CAMPO
Sarà fondamentale mantenere lo stadio in specifiche condizioni di temperatura e umidità per evitare la formazione di condensa nella parte interna del tetto. Sarà poi presa una decisione sul’eventuale accensione delle luci: ovviamente dipenderà dalle condizioni di luminosità. Non ci sarà nessuna chiusura “ibrida”: il tetto resterà totalmente aperto o chiuso e non avrà alcuna funzione di protezione dal calore o dalla luce del sole (a differenza dei baldacchini costruiti nel nuovo Grandstand). In caso di chiusura, sarà sempre il referee a decidere se mantenerlo chiuso per i match successivi. Come molti ricorderanno, durante la presentazione dello scorso 2 agosto c’è stato un problema tecnico. Dopo la chiusura, il tetto non riusciva a riaprirsi nonostante i comandi. Per evitare problemi vecchi e nuovi, nella cabina di controllo ci saranno sempre tre operai a controllare le operazioni tramite computer, telecamere e sensori a raggi infrarossi. In questo modo sarà possibile controllare ogni anomalia. Il tetto è pensato per riuscire a chiudersi anche con venti veloci fino a 45 miglia orarie. E i giocatori? Saranno informati sullo status del tetto prima di scendere in campo e – a differenza di Wimbledon – resteranno in campo durante le operazioni di chiusura. Volendo, potranno fare un toilet-break, ma non ci saranno istruzioni in questo senso. Più in generale, gli organizzatori sperano di evitare uno “stacco” in cui i giocatori sono costretti a uscire dal campo e poi rientrare, con tanto di palleggio di riscaldamento. I meteorologi resteranno a New York fino all’ultima palla, mentre i tecnici saranno disponibili 24 ore al giorno. Curiosità: a causa della sua particolare conformazione geografica, Flushing Meadows ha un microclima diverso rispetto a New York City. Ad esempio, se in città c’è una probabilità di pioggia del 70%, a Flushing potrebbe essere solo del 50%. Ma le condizioni meteo saranno sempre meno importanti, soprattutto nella seconda settimana. Se anche dovesse venire giù il diluvio, il più grande stadio tennistico del mondo non interromperà lo show.