Da anni i giocatori si lamentano dell’obbligo di dover cambiare quasi ogni settimana tipo di palline. Tutti sostengono che le opzioni dovrebbero diminuire, ma non tutti sono concordi sulla linea da assumere. Basta guardare Zverev e Thiem. Il primo ha definito “quasi depressurizzate” le palle Tecnifibre, il secondo vorrebbe usarle sempre…
Nella nostra intervista della scorsa settimana con Toni Nadal, lo zio-coach di “Rafa” ha indicato una modifica alle palline come il primo intervento da compiere per il futuro del tennis, tanto caro al presidente ATP Chris Kermode e quindi altrettanto discusso nei consigli dell’ATP. Toni ha le idee chiare: niente no-ad o super tie-break al terzo, niente no-let o set più corti, ma palle più lente, che possano favorire l’aumento degli scambi e della tattica, a scapito del tennis bum-bum. Discutibile o meno, l’opinione del tecnico spagnolo – peraltro espressa a più riprese – verte su uno dei temi ai quali i giocatori sono più legati. Nadal ne fa un discorso netto: cambiare gli standard generali, rendendole più morbide. Ma anche fra le palle attualmente in uso nel Tour (principalmente di cinque brand: Wilson, Dunlop, Head, Tecnifibre e Slazenger) ci sono delle differenze. Sono stati in parecchi, negli ultimi anni, a evidenziare come l’obbligo di dover cambiare palline quasi ogni settimana può rivelarsi un problema, perché il tipo di palla va a incidere sulle condizioni di gioco, e quindi richiede un periodo d’adattamento. Ma trovare una soluzione è difficile perché il problema è il più comune del mondo: non tutti sono d’accordo su quale sia la linea da prendere, nemmeno i giocatori della stessa generazione.
L’ultimo episodio risale alla giornata di ieri, all’ATP 500 di Rotterdam, dove il cemento indoor non deve ingannare: il gioco è lento e i rimbalzi bassi, favoriti da palle Tecnifibre che – a detta di Dani Vallverdu, coach di Grigor Dimitrov – tendono a ingrossarsi dopo pochi game, favorendo i difensori e rendendo molto complicato colpire dei vincenti. Al termine di un primo turno da urlo fra Dominic Thiem e Alexander Zverev, vinto dal primo per 3-6 6-3 6-4, i due si sono espressi sulle condizioni di gioco, con opinioni del tutto contrastanti. Zverev le ha definite terribili, spiegando che le palle parevano quasi depressurizzate. “Normalmente – ha raccontato “Sascha” – al mio servizio si risponde all’altezza della spalla, mentre Thiem poteva colpire sempre a livello delle anche. Si è piazzato dietro la riga di fondo e si è trovato a suo agio, mentre io non ho potuto colpire dei vincenti. La scorsa settimana a Montpellier (dove ha vinto il torneo, ndr) abbiamo giocato con palle Head, e non ho avuto il tempo di abituarmi. Non dico di giocare sempre con lo stesso tipo di palle, ma almeno in tornei consecutivi sulla stessa superficie sì”. La pensa così anche Thiem, malgrado le condizioni di Rotterdam, per lui, siano state ideali. “A me – ha detto – non piacciono le palle Head, sembrano pietre. Meglio queste. L’ATP dovrebbe prendere in considerazione l’idea di giocare per tutta la stagione con uno o due modelli di palle, non di più”. Su questo sono d’accordo tutti, ma il problema è un altro: quali modelli?