WIMBLEDON – I piccoli-grandi segreti di Sabine Lisicki, finalista a sorpresa a Wimbledon dopo la maratona contro la Lisicki. Dalle promesse giovanili all’allergia al glutine. 
La fredda stretta di mano concessa da Agnieszka Radwanska a Sabine Lisicki

Di Riccardo Bisti – 5 luglio 2013

 
Il confine tra la cocciutaggine e la tenacia è molto sottile. E’ ancora presto per dire di quale categoria fa parte Sabine Lisicki, che una decina d’anni fa si era compromessa. “Voglio diventare la numero 1 del mondo”, disse mentre giocava la Regionalliga per l’LTTC Berlin. In teoria non avrebbe potuto perché era troppo giovane, ma la federtennis tedesca fece una deroga speciale apposta per lei. Sabine ripagò vincendo tutte le partite e poi andò a Bradenton a farsi curare dal guru Nick Bollettieri. “Non credo che quella frase fosse dettata dall’arroganza – dice il mitico Nick – semplicemente Sabine ama porsi grandi obiettivi. Per ottenere grandi traguardi, bisogna avere obiettivi importanti. In questo, ricorda molto gli americani”. L’ostinazione le è tornata molto utile, perché la sua carriera non è stata facile. Tutti ricordano l’infortunio alla caviglia allo Us Open 2009, quando uscì dal campo in sedia a rotelle. Ma ci sono altri episodi sfortunati, come quel match al Roland Garros contro Vera Zvonareva (allora n. 3 WTA). Arrivò a matchpoint quando fu colpita dai crampi e non potè andare avanti. Anche quella volta non uscì dal campo con le sue gambe. Che Sabine avrebbe dovuto lottare per arrivare lassù era scritto. A 16 anni, una frattura da stress le fece capire che il suo fisico era tanto massiccio quanto fragile. Ma se il corpo piange, l’anima ha sempre sorriso. “Sono una persona felice, rido un sacco e gioco a tennis per divertimento e passione” ha detto in tempi non sospetti, quando la finale a Wimbledon era ancora un miraggio. Oggi è la realtà, dopo due ore e diciotto minuti di tensione contro una furiosa Agnieszka Radwanska, battuta con il punteggio di 6-4 2-6 9-7.
 
E’ stata una bella partita, in cui Sabine ha giocato a occhi chiusi dall'inizio alla fine, decidendo le sorti del punto in ben 106 occasioni (spalmate tra 60 vincenti e 46 errori gratuiti). “Sabine ha una qualità che non tutti possiedono – continua Bollettieri – pensa soltanto al punto successivo, senza pensare al punteggio. Non cade mai nel panico”. Lo ha dimostrato contro la Radwnska, in cui è successo esattamente lo stesso che negli ottavi contro Serena Williams: dopo aver vinto il primo, è piombata in un terrificante passaggio a vuoto. Contro Serena perse nove game di fila, contro Aga otto su nove. E si è trovata sotto 3-0 al terzo. Ma il suo tennis potente, così adatto all’erba, non l’ha abbandonata. Ha ritrovato il servizio (dopo aver subito cinque break di fila!) e ha ripreso a fare Bum Bum, per la gioia dei tabloid britannici che l’hanno presa in simpatia, dandole i più disparati soprannomi: oltre al mitico “Bum Bum Bine”, vecchio di qualche anno, adesso è anche “Doris Becker” e “Super Sab”. Ha brekkato sul 4-4, è andata a servire per il match ma non è riuscita a chiudere nonostante quattro palle break annullate. Ma quando è stato il momento di servire per restare in vita non ha tremato. E il break al quindicesimo game è stato quello buono. Un dritto vincente l’ha spedita dritta in paradiso, 14 anni dopo Steffi Graf. La Radwanska le ha concesso una freddissima stretta di mano ed è subito scappata vita, facendo una brutta figura e regalando a Sabine l’abbraccio della gente. Gli inglesi apprezzano la sua gestualità, quella voglia di sorridere anche prima di giocare.

Sabine Lisicki lascia lo Us Open 2009 con i legamenti della caviglia sinistra fracassati
 

La Lisicki può essere la chiave di volta per riportare il tennis nei cuori dei tedeschi. Negli anni 90, sull’onda di Becker, Graf e Stich, erano il cuore pulsante del tennis europeo. Poi sono crollati, perdendo eventi e giocatori. Schuettler, Kiefer e Haas non sono bastati e il tennis è finito nelle TV a pagamento, con pochissime “finestre” in chiaro. La finale della Lisicki ha scatenato l’interesse di ARD, la TV di stata tedesca, che ha fatto richiesta ufficiale a Sky Deutchland per poter trasmettere la finale a tutta la Germania. Che la Lisicki possa essere il traino per una nuova età dell’oro lo conferma Eberhard Wensky, l’uomo che l'ha scoperta quando aveva 12 anni e l’ha tesserata per il suo club di Berlino. “Una sua eventuale vittoria a Wimbledon darebbe una notevole spinta, anche per i media. Wimbledon sulla pay-tv è un disastro. Magari potremmo riportare un torneo WTA a Berlino, possibilmente sull’erba, prima di Wimbledon”. Sabine piace perché il suo angolo trasmette serenità. Applaudono ma non esagerano nelle manifestazioni di gioia, come (troppo) spesso accade negli inquadratissimi players box. Oltre a Barbara Rittner (capitana di Fed Cup) trovano spazio i genitori Richard ed Elisabeth, nonché il nuovo coach Wim Fissette, lo stesso che ha seguito Kim Clijsters nei suoi ultimi anni di carriera. “E ci sono diverse analogie tra Kim e Sabine, soprattutto nell’approccio ai match difficili. Non sarei sorpreso se la Lisicki vincesse il torneo”. Con Fissette si è creata l'alchimia giusta, mai sbocciata con Ricardo Sanchez (durato tre mesi) e con Robert Orlik (silurato dopo una settimana). Lisicki e Fissette si conoscono dall'Australan Open 2010, quando Sabine si allenò con la Clijsters e riusciva a tenere i suoi ritmi. Ma la Lisicki non è soltanto la tedescona con le trecce alla Mary Pierce, ma una ragazza come tante. Quando torna a Berlino, cerca di sistemare i mobili IKEA acquistati tempo fa ma non ancora utilizzati. Segue il basket e l’hockey: ma se la passione per i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki era scontata, il tifo per gli Eisbaren Berlin raggiunge vette di fanatismo. Sabine ha un altro paio di segreti: oltre all’allergia all’erba, è intollerante al glutine. Proprio come Novak Djokovic. Lo ha scoperto dopo il drammatico match con la Zvonareva. Da allora ha cambiato abitudini alimentari, ma ha avuto bisogno di tempo per adattarsi. Adesso, finalmente, tutti i pezzi del puzzle sembrano al loro posto. E Sabine continua a sorridere. Siamo pronti a scommettere che i muscoli più affaticati del suo corpo, in queste due settimane londinesi, siano proprio quelli del viso.

Una giovane Lisicki con mamma Elisabeth e papà Richard