10 anni fa, i gemelli Bryan intrapresero una causa legale contro l'ATP. Il sindacato voleva consentire l'accesso al doppio dando la priorità al ranking di singolare. In pochi anni, gli specialisti sarebbero scomparsi. Alla fine la spuntarono i gemelloni. 

Avremo tante ragioni per ricordare il 2015. Lo Slam mancato da Serena Williams, quello sfiorato da Novak Djokovic…ma anche il declino di Bob e Mike Bryan. Per la prima volta dal 2004, i gemelloni non hanno intascato neanche uno Slam. Poco male, visto che il loro palmares è incredibile: 16 Slam, dieci delle ultime dodici stagioni chiuse al numero 1 ATP, l'oro olimpico e il Career Golden Masters sfuggito a Djokovic. Il simbolo più evidente della loro crisi è stata la sconfitta al primo turno dello Us Open per mano di Sam Querrey e Steve Johnson. Inoltre, dopo una lunga militanza, hanno deciso di rinunciare alla Coppa Davis. Il tempo passa anche per loro, ma non deve mettere in secondo piano un'azione risalente a dieci anni fa. Un'azione legale, contro l'ATP, che ha letteralmente salvato il doppio. Se ne parlò poco all'epoca, finì rapidamente nel dimenticatoio. Oggi il doppio gode di una discreta salute: i montepremi sono raddoppiati, le migliori coppie se la passano bene e le ATP World Tour Finals sono un'ottima occasione di visibilità. Ma nel 2005 non era così. L'ATP aveva optato per una scelta epocale, letale per gli specialisti. Consapevoli dello scarso interesse dei migliori per il doppio, vararono una modifica regolamentare: la classifica del singolare sarebbe stata vincolante anche per i tornei di doppio. In altre parole, solo i migliori singolaristi avrebbero avuto accesso anche al doppio. Inoltre si ventilò l'ipotesi di ridurne la durata, introducendo il punto secco sul 40-40 e collocando il tie-break sul 4-4. Quelli che l'ATP definiva “miglioramenti” avrebbero estinto in 3-4 anni tutti gli specialisti. Curioso: il sindacato avrebbe tolto il lavoro a una buona fetta dei propri associati.


I DOPPISTI SONO BRAVI O SINGOLARISTI FALLITI?

“Minacciavano di sparare a un sacco di persone” ha ricordato l'esperto Robert Lindstedt, che all'epoca fu tra i firmatari della causa legale intentata dai gemelli Bryan. Bob e Mike, non ancora leggende della specialità, si esposero in prima persona. “Abbiamo le spalle al muro: se non restiamo uniti, potrebbe anche non esserci più una sola partita di doppio” disse Mike in quel tormentato settembre 2005. Da parecchi anni, il doppio è poco considerato dalla stampa specializzata. Per questo la loro iniziativa è passata quasi sotto silenzio, ma fu cruciale perché il tour sarebbe stato ridotto a metà. Fu un gesto meno egoista di quel che sembra: agirono per preservare se stessi, ma i tornei avevano comunque l'opportunità di offrire alcune wild card a chi preferivano. E in tanti tornei (davvero tanti…) Bob e Mike non avrebbero avuto problemi a ottenere un invito. Lo Us Open 2005 fu il teatro di una conferenza stampa (ovviamente non autorizzata dall'ATP) in cui annunciarono l'azione, depositata in Texas, per impedire l'entrata in vigore delle norme. Come se non bastasse, giocarono diverse esibizioni per raccogliere soldi e parlare con gli sponsor. 43 tennisti aderirono al progetto per supportare le spese legali (era richiesto un contributo minimo di 250 dollari), ma i Bryan si esposero più di tutti. L'oggetto del contendere, ovviamente, era il denaro. O meglio, l'annosa questione: “i doppisti hanno buone capacità o sono dei singolaristi falliti?” Secondo l'ATP, il doppio era soltanto un costo che non contribuisce al tour in termini di ritorni economici. “Semplicemente volevano risparmiare sulle stanze d'albergo, razionalizzare, abbassare il numero di giocatori".


IL DOPPIO E' RIMASTO VIVO

La tensione durò circa 6 mesi: dopo tante riunioni sottotraccia, si concluse con una vittoria incondizionata dei Bryan e dei loro seguaci. Con un documento di 45 pagine, redatto il 28 febbraio 2006, la Corte di Houston prese atto della rinuncia dell'ATP e decretò la vittoria dei giocatori. In cambio, in tennisti hanno accolto alcune modifiche minori: il no-advantage è stato istituito per davvero, così come il super tie-break che sostituisce il terzo set. Al contrario, la durata dei primi due set è rimasta intatta. Secondo l'ATP, l'introduzione avrebbe spinto i migliori singolaristi a giocare il doppio. Non è andata esattamente così, ma il doppio ha ugualmente trovato una sua dimensione. Piccola, ma almeno esiste. Inoltre gli specialisti hanno visto allungarsi (e parecchio) le loro carriere. Non solo i Bryan, ma anche tennisti come Nenad Zimonjic e Daniel Nestor si mantengono su alti livelli. E così il doppio è rimasto vivo. Vien da domandarsi se il formato attuale serva a invogliare i singolaristi (sembra proprio di no) e se il doppio abbia trovato un suo appeal. Nell'inchiesta realizzata da Federico Ferrero, abbiamo scoperto che in alcune zone del mondo (Brasile e India, ad esempio) c'è un grande interesse per la specialità. Se oggi va così, è soprattutto merito dei Bryan. Come ci ha detto Mark Woodforde, forse non sono la più forte coppia di tutti i tempi (anche se hanno il diritto di essere presi in considerazione) ma di sicuro sono stati i più coraggiosi. Tanti colleghi dovrebbero ringraziarli, o almeno essere grati. Il pubblico…beh, quello non lo sappiamo.