Chi sono i più forti a non aver mai vinto un titolo ATP? A parte il clamoroso caso di Benneteau (8 volte finalista), ci sono sette top 50 a non avercela fatta. Tra loro c’è anche Fognini. 
Jerzy Janowicz è il giocatore di più alta classifica a non aver vinto tornei ATP
 
Di Riccardo Bisti – 4 marzo 2013

 
Se ne discute da anni: chi sono i migliori giocatori a non aver mai vinto uno Slam? E’ quasi una filastrocca, in cui non mancano mai i nomi di Miloslav Mecir, Henri Leconte, Marcelo Rios e Tim Henman. C’era anche Andy Murray, uscito dal dibattito vincendo l’ultimo Us Open. I risultati dei primi due mesi del 2013 hanno alimentato un’altra curiosità, altrettanto interessante. Chi è il giocatore più forte a non aver mai vinto un titolo ATP? L’argomento era diventato di attualità nel 2011, quando Janko Tipsarevic era entrato tra i primi 20 senza vincere un solo torneo, poi ha messo fine al digiuno imponendosi a Kuala Lumpur. Adesso è deflagrato il caso di Julien Benneteau, simpatico 31enne francese che le prova tutte ma non riesce a incidere il suo nome in un albo d’oro. Possibile che un top 30 come lui, con oltre 200 vittorie nel circuito, non abbia vinto un solo torneo? Eppure ha battuto due volte Roger Federer e per poco non lo eliminava a Wimbledon. Ma nei tornei ATP non c’è verso. Ha giocato otto finali, perdendole tutte: Casablanca e Lione nel 2008, Kitzbuhel nel 2009, Marsiglia nel 2010, Winston Salem nel 2011, Sydney e Kuala Lumpur nel 2012 e Rotterdam qualche settimana fa. Un incubo. Lui non nasconde i suoi obiettivi: “Vorrei vincere un titolo ATP – ha raccontato un paio d’anni fa proprio a Winston Salem, dove giunse in finale – ho vinto sei titoli in doppio e giocato quattro finali (non sapeva che sarebbero diventate otto…ndr), così mi piacerebbe vincerne almeno uno”. Il caso di Benneteau è ancora più clamoroso di quello del nostro Andrea Gaudenzi, che negli anni novante perse cinque finali prima di imporsi a Casablanca nel 1998 (poi avrebbe vinto altri due tornei).
 
Il problema del francese è l’assenza di specializzazione. Prendiamo tre giocatori a caso: Sergiy Stakhovsky, Michael Llodra e Pablo Andujar. Sono meno forti di Julien, ma hanno vinto rispettivamente quattro, cinque e due titoli ATP. Chiedete a tre appassionati di tennis qual è la migliore superficie di Benneteau e sentirete tra risposte diverse. Se invece fate la stessa domanda a decine di appasisonati sull’ucraino, il francese e lo spagnolo, nessuno avrà dubbi. Benneteau è All Around Player, ma non c’è una superficie dove ha più chance rispetto ad altre. E allora resta “fregato” dagli specialisti. Dando uno sguardo al ranking ATP, ci accorgiamo che tra gli attuali top 50 ci sono sei giocatori a non aver ancora vinto un torneo. Vediamoli insieme, analizzandone ragioni e possibilità.
 
JERZY JANOWICZ (n. 24)
E’ una questione di tempo. Il polacco ha giocato appena 20 tornei nel circuito maggiore ed è appena emerso a certi livelli. Per poco non esordiva col botto a Parigi Bercy, ma può ottenere grandi risultati, soprattutto sulle superfici veloci. Dovessimo scommettere, diremmo che il cemento indoor è il luogo più adatto, ma gioca bene un po’ dappertutto. Lo sanno bene anche a Roma, dove l’anno scorso ha vinto il challenger del Garden Club.
 
JULIEN BENNETEAU (n. 28)
Ormai è un Caso di Stato. Fossimo in Julien, andremmo a giocare i tornei col peggiore campo di partecipazione nella speranza di togliersi lo sfizio. Qualche torneo fattibile c’è: Casablanca, Bucarest, Newport, Stoccarda…pochi se lo meritano come lui. L’assenza di una specializzazione gli è nemica, ma l’omogeneità delle superfici potrebbe dargli una mano.
 
GRIGOR DIMITROV (n. 31)
Vale lo stesso discorso fatto per Janowicz. Certo, per uno che doveva essere il nuovo Federer, trovarsi a quasi 22 anni senza aver vinto neanche un piccolo torneo (Roger vinse a Milano a 19 anni e 5 mesi) non deve essere piacevole. Ad ogni modo, quest’anno è giunto in finale a Brisbane ed è stato fermato da un grande Tomic. Ma il bulgaro è talmente forte che il primo titolo arriverà per inerzia, magari già nel 2013. Non sarà l’unico, si spera.
 
FABIO FOGNINI (n. 36)
Dopo Acapulco c’è da essere ottimisti. Lo scorso anno Fabio ha giocato le prime due finali, perdendo da Simon a Bucarest e da Klizan a San Pietroburgo. A differenza di Benneteau, Fognini ha una superficie preferita: sulla terra rossa esprime il suo miglior tennis, grazie a una reattività e a una rapidità eccezionali. In Messico ha giocato alla pari con il numero 4 del mondo: magari non è ancora pronto per un botto in un ATP 500 (anche se ad Amburgo può tranquillamente dire la sua), ma in ogni 250 che gioca può essere “One to Watch”. Se il 2013 sarà l’anno della maturazione, sarà anche l’anno del primo titolo.
 
BENOIT PAIRE (n. 40)
Il francese è a un bivio: non è più un giovane in ascesa, ma la sua dimensione nel circuito ATP non è ancora chiara. Vivacchierà da rincalzo oppure farà un salto di qualità? La risposta a questa domanda comprende i suoi eventuali successi ATP. Lo scorso anno, Seppi lo ha bocciato a Belgrado, mentre un mese fa è stato stoppato da Gasquet a Montpellier. Può giocare bene dappertutto, e i suoi picchi di rendimento sono superiori a quelli di Benneteau. Tuttavia – per ora – non è un giocatore affidabile. Se non trova continuità, potrebbe restare a secco ancora per un po’.
 
DENIS ISTOMIN (n. 43)
E’ a rischio. Quest’anno comprà 27 anni e non siamo certi che abbia chissà quali margini di miglioramento. Vanta due finali (New Haven 2010 e San Josè 2012). Sul cemento all’aperto può essere competitivo. La sua storia (il gravissimo incidente di qualche anno fa) meriterebbe un lieto fine: chissà cosa sceglierebbe tra il primo titolo ATP e una storica promozione dell’Uzbekistan nel World Group di Coppa Davis. Allenato dalla madre, non gli manca nulla sul piano tecnico e fisico. Il suo problema, più che per altri, è la concorrenza.
 
PAOLO LORENZI (n. 49)
Strepitoso. Difficile trovare altri aggettivi per il rendimento di Paolino, capace di entrare tra i top 50 a 31 anni e 2 mesi. Alzi la mano chi lo avrebbe immaginato, anche solo un paio d’anni fa. In virtù di questo, guai a escludere altri (clamorosi) exploit, tuttavia l’impresa è quasi impossibile. Paolo non ha giocato una sola semifinale (e in tutto quattro quarti di finale). Le sue speranze si riducono agli ATP 250 sulla terra battuta, dove però la concorrenza è micidiale. Difficile pensare a un exploit, ma di certo il senese non avrà rimpianti al momento del ritiro.