La reputazione di Maria Sharapova può essere distrutta da una molecola scoperta negli anni 70 da un ricercatore lèttone a caccia di un prodotto per accelerare la crescita degli animali. Oggi è uno dei prodotti più esportati della Lettonia, ma poi hanno scoperto che… 

Le 17 sconfitte consecutive contro Serena Williams.
L'operazione e il calvario post-operatorio tra il 2008 e il 2009.
L'approdo negli Stati Uniti, insieme a papà Yuri, con appena 700 dollari in tasca.
Sono noccioline in confronto a quanto sta vivendo oggi Maria Sharapova, forse la più famosa atleta di sempre a cadere nella ragnatela dell'antidoping. Più di Ben Johnson, forse alla pari con Lance Armstrong e Diego Armando Maradona (anche se il rapporto di quest'ultimo con le droghe era di natura ricreativa). L'atleta donna più pagata al mondo, un'icona assoluta, esempio per tante ragazze e aspiranti professioniste. In queste ore, le più dure della sua vita, Masha starà maledicendo un ex ragazzo sovietico. Negli anni 70, Ivars Kalvins faceva il ricercatore ed era a caccia di un prodotto che potesse accelerare la crescita degli animali. Scopri una molecola denominata Meldomium. Sono passati 40 anni e questa molecola (denominata anche Mildronate) è finita nel corpo di Masha, rischiando di rovinarle vita e carriera. Comunque vada il processo con il Tribunale Indipendente ITF (e l'eventuale appello al CAS di Losanna), resterà una macchia indelebile nella sua immagine. Nike, storico sponsor tecnico, ha già sospeso la collaborazione. Col tempo, la scienza si è resa conto che il Meldomium non si limita a gonfiare i maiali. Serve anche a impedire ischemie e infarti negli esseri umani, migliora la circolazione, combatte il diabete, protegge contro lo stress e migliora l'attivazione del sistema nervoso centrale. Per questo, l'invenzione di Kalvins è diventata una delle principali fonti di reddito della Lettonia, che ogni anno ne esporta per 150 milioni di euro (sia in capsule che punture). Normale che diventasse un bestseller da farmacia. In effetti, nelle repubbliche ex sovietiche lo si trova come semplice medicinale da banco. Soltanto le dosi più massicce richiedono prescrizione medica. Il problema è che, in assenza di studi clinici e sufficienti test, l'agenzia europea per i medicinali e il suo equivalente americano non l'hanno approvato.


 

SOSTANZA PROIBITA DAL 1 GENNAIO

Il farmaco che ha inguaiato Maria Sharapova, dunque, era sconosciuto al di fuori dell'ex Unione Sovietica fino a quando, nel 2014 i laboratori antidoping di Colonia hanno notato qualcosa di strano. Analizzando i campioni di migliaia di atleti, notarono che in molti casi c'era un'interferenza, una molecola sconosciuta. Quando l'hanno identificato, hanno immediatamente tratto una conclusione. “Se così tanti atleti lo utilizzano, sicuramente servirà a migliorare il rendimento”. Lo ha ammesso anche John Haggerty, avvocato di Maria Sharapova: preso in quantità importanti, il Mildronate può aiutare sia la resistenza che il recupero dopo uno sforzo. Scrissero più o meno le stesse cose i medici di Colonia su una rivista scientifica. L'articolo è stata la sponda per proibirlo a partire dal 1 gennaio 2016. Volendo credere a Maria Sharapova, ha iniziato a utilizzare il prodotto nel 2006 a seguito di una serie di problemi fisici: carenza di magnesio, influenza perenne, strani risultati agli esami del cuore. Tutto faceva pensare a un principio di diabete, malattia già avuta da alcuni familiari. Così il medico (di cui non è stato fatto il nome, né da lei e nemmeno da Haggerty) le ha prescritto il medicinale. “Allora si fecero tutti i controlli del caso – ha detto Haggerty in un'intervista con Sports Illustrated – e non c'era niente di vietato. Allora Masha l'ha preso con cadenza regolare, secondo le indicazioni del medico, e tutto questo è servito a stabilizzare la situazione”. Purtroppo per lei, il Meldomium è finito nella lista proibita della WADA lo scorso 1 gennaio. L'ufficialità risale al 29 settembre, la comunicazione ai giocatori è arrivata via mail il 22 dicembre, ma la Sharapova non ha aperto il link allegato. “Ho commesso un grave errore e me ne assumo ogni responsabilità. So che ci saranno delle conseguenze e sono pronta ad affrontarle”. In attesa del processo, il 12 marzo scatterà la sospensione preventiva.


POSSIBILE SQUALIFICA DI UN ANNO?

Il Meldomium migliora il metabolismo e avrebbe effetti simili a un anabolizzante. La Sharapova l'ha sempre usato ed è probabile che ne abbia tratto vantaggi agonistici, pur restando nella legalità. Un po' come Djokovic e la sua camera iperbarica. Ma il 1 gennaio, senza che lei o il suo staff se ne accorgessero, la sostanza è entrata nella lista nera della WADA. Tempo 26 giorni, la batosta da Serena Williams all'Australian Open, e il primo test antidoping nel 2016 l'ha fulminata. Gliel'hanno comunicato mercoledì 2 marzo e adesso inizierà il processo. Secondo Craig Reedie, presidente WADA, per questo genere di positività la sanzione è solitamente di 12 mesi. Non metterebbe fine alla carriera della Sharapova, ma le impedirebbe di giocare a Rio de Janeiro. Nella situazione in cui si trova, Masha non può accettare una sospensione superiore ai 6 mesi. In quel caso, potrebbe tornare appena prima delle Olimpiadi. Qualsiasi sanzione extra le precluderebbe il sogno olimpico, per il quale si era sciroppata persino l'odiata Fed Cup. La tempistica farebbe pensare alla buona fede, alla clamorosa ingenuità. Da quando il Meldonium è diventato doping, ben sette atleti sono risultati positivi. “Non sarebbe successo se fossero stati più attenti – ha detto Reedie – è una medicina molto forte e per questo abbiamo decisa di proibirla”. Masha non lo sapeva, nessuno lo sapeva, e adesso vive un momento terribile. Era davvero emozionata, quasi provata, quando ha comunicato la notizia nella sala da ballo di un hotel del centro di Los Angeles, dove risiede. “Se avessi voluto ritirarmi come qualcuno di voi aveva ipotizzato – ha detto – avrei trovato uno scenario certamente diverso. Non voglio che la mia carriera finisca qui e spero di avere un'altra possibilità”. Ci sono ottime chance di rivederla in campo: Masha ha appena 28 anni, non ha mai giocato troppo, e una squalifica di 6-12 mesi è fastidiosa ma tollerabile. Per lei non è la fine del mondo e di certo non cambierà il suo tenore di vita. Ma è il crollo di un mito, della campionessa senza macchia e senza paura, un po' altezzosa ma al di sopra di ogni sospetto. Bella e impossibile, amata e venerata, odiata e invidiata. Ma anche controllata dall'antidoping. Nel solo 2015, gli addetti sono andati a trovarla 7 o più volte fuori dalle competizioni e l'hanno ulteriormente testata dalle 4 alle 6 volte durante i tornei. Test negativi, ovviamente. Sarebbe interessante confrontarli con quello del 26 gennaio e capire se ci sono differenze sostanziali. Qualche dubbio resta, in particolare due: davvero non sapeva che il prodotto aveva effetti non solo clinici, ma anche sportivi? E poi, sapeva che non era approvato negli Stati Uniti? Se sì, perché continuare a usarlo senza ulteriori informazioni? Domande che forse troveranno una risposta nella sentenza di primo grado. Quando scopriremo il grado d'infamia assegnato a Maria Sharapova. L'atleta più pagata e (forse) più famosa del mondo. Che oggi starà maledicendo quel signore lèttone che nei seventies ha scoperto il Meldomium. E che meno di un anno fa, pieno di orgoglio, si è presentato a Parigi, presso l'Ufficio Brevetti Europeo (curiosamente, l'acronimo è “EPO”…). Lo avevano inserito tra i premiati nella classifica degli inventori dell'anno. Il prodotto? Il Mildronate, diffuso dal 1991 da una compagnia farmaceutica lèttone di nome Grindeks. Nomi complicati, difficili da ricordare. Nomi che potrebbero rovinare la vita di Maria Sharapova.